Iran, attacco alla Shahed Industry: produce droni (usati dalla Russia), aerei e missili nucleari

Teheran, pur non svelando il reale obiettivo degli attacchi, ha annunciato che comunque non è andato a buon fine

Iran, attacco alla Shahed Industry: produce droni (usati dalla Russia), aerei e missili nucleari

di Gianluca Cordella

Sembrano esserci ormai pochi dubbi sul fatto che l'attacco con i droni scattato nella notte tra sabato e domenica sulla città iraniana di Isfahan avesse come obiettivo la Shahed Aviation Industries, ovvero l'azienda bellica degli ayatollah. Specializzata nella progettazione e nella produzione di aeromobili di qualsiasi tipo, in particolare di quelli senza pilota, la società fa capo – secondo il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti - alla Forza aerospaziale del Corpo delle guardie Rivoluzionarie Islamiche. Ed è tra quelle in prima linea nella creazioni degli Uav (Unmanned aerial vehicle) che stanno supportando la Russia nella campagna contro l'Ucraina. Teheran, pur non svelando il reale obiettivo degli attacchi, ha annunciato che comunque non è andato a buon fine. E alcune foto satellitari pubblicate da diversi media internazionali sembrano avvalorare l'ipotesi. Negli scatti che mostrano il sito come si presentava mesi fa e come ieri, non sembrano esserci tratti di distruzione. Ma un altro elemento salta agli occhi. Sono spuntati due nuovi capannoni, che testimoniano se non altro una grande attività degli stabilimenti.

Che, per intendersi, sono quelli che producono tutto ciò che di iraniano è stato visto negli scorsi mesi nei cieli di Kiev e dintorni. A cominciare dai droni Shahed, in tutte le loro versioni. C'è il 129, il cosiddetto “drone suicida”, già avvistato in Ucraina, che può essere teleguidato direttamente verso l'obiettivo da colpire, invece di affidarsi al lancio dei missili. Alla stessa famiglia appartengono anche il 131 e il 136, che hanno autonomia di 24 ore e portata dichiarata di 2500 chilometri. Le loro carcasse furono ritrovate il 5 ottobre scorso nell'edificio crollato a Bila Tserkva. Possono trasportare testate fino a 36 chili. Ma negli edifici di Isfahan “nasce” anche lo Shahed 191, un tipo di drone più piccolo lanciato da un camion con un raggio d’azione di 450-1.500 km e che può essere armato anche con munizioni a guida di precisione. La Russia ne avrebbe acquistati 300 da Teheran nelle ultime fasi del conflitto in corso. Ma l'Iran li aveva già utilizzati in Siria nel 2016.

Ma, come detto, la Shahed Aviation Industries si occupa di tutti gli aeromobili. Ad esempio fornisce all'esercito degli ayatollah anche gli elicotteri Shahed-285, 216 e 278, mezzi di ricognizione e d'attacco.

I missili "nucleari"

E poi ci sono i missili, dove il “menù” è più ampio che mai. La società ha il controllo operativo su diversi sistemi missilistici. Dai missili balistici anti-nave Hormuz 1, Hormuz 2 e Khalij Fars ai missili terra-aria Raad, Sayyad e Tabas, fino al Khordad, gioiello dell'industria militare iraniana, in grado di intercettare sei bersagli alla volta, rilevando aerei da combattimento,missili da crociera e droni da combattimento fino a 150 chilometri. E ancora, dai sistemi missilistici balistici Fajr, Nazeat, Shahab 1, Shahab 2 e, soprattutto, Shahab 3, il missile da una tonnellata, con una gittata da 2.000 chilometri, in grado di trasportare una testata nucleare. Per intendersi, è il razzo con cui l'Iran effettuò i test missilistici del 2008 che fecere infuriare gli Stati Uniti. In quei test furono provati anche gli Zelzal, altro prodotto di Isfahan, razzi ispirati ai Frog-7 della Nato che vantano una gittata fino a 400 chilometri.

Sono i temutissimi missili in grado di montare testate anche da seicento chili, e quindi idonei ad alloggiare anche testate chimiche e biologiche.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 30 Gennaio 2023, 18:39
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