Ucraina, l'inferno di Mariupol: quasi diecimila cittadini in fuga. «Raccogliamo la neve per bere, niente più medicine né viveri»

Ospedali bombardati, senza riscaldamento né corrente, la guerra in Ucraina da militare diventa umana. E le strategie da risiko giocano con la vita di milioni di civili. Nessuno escluso

Nell'inferno di Mariupol Quasi 10.000 cittadini in fuga. «Raccogliamo la neve per bere, niente più medicine né viveri»

di Angela Orecchio

A dieci giorni dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia gli scontri non si placano. La guerra continua. I russi bombardano massivamente e l'Ucraina continua a resistere con un popolo che sta dimostrando di essere pronto a tutto per la propria patria. Putin forse non si aspettava questa risposta e la situazione si fa sempre più drammatica, non solo da un punto di vista militare, quanto umano. 

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Oltre duemila le vittime civili dichiarate da Kiev, ma sappiamo che i numeri saranno certamente ben diversi. Tra questi: donne e bambini perdono la vita ogni giorno non solo per i bombardamenti ma per fame, sete e mancanza di medicinali. Infrastrutture dei trasporti, ospedali, asili e case sono distrutti e cercare anche solo un tetto sotto cui "ripararsi" diventa sempre più difficile. Kiev è da giorni sotto attacco così come molte altre città. A preoccupare più di tutti è la situazione di Mariupol, la città portuale strategica di circa 450.000 abitanti, situata sul Mar d'Azov, che da oltre 5 giorni è sotto totale assedio russo. Bombardamenti ininterrotti, niente più acqua nè energia elettrica, la Russia blocca tutto.

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Una guerra umanitaria non solo militare

Lo scenario che ci si trova davanti a Mariupol è inquietante. Da lunedì gli abitanti sono senza riscaldamenti, senza corrente e senza acqua. I russi buttano giù le centraline di distribuzione della corrente e hanno deviato l'acquedotto verso la Crimea. L'unico modo ora per scaldarsi per i civili è stare in casa (per chi ne ha ancora una) con cappotti e cappelli. Cucinare è ormai impossibile e le scorte alimentari sono finite. Gli ospedali sono pieni. La strategia di Putin non contempla umanità perché Mariupol è necessaria per creare un ponte tra la Crimea e il Donbass. Mezzo milione di persone sono chiuse in una morsa mortale. «Non riusciamo nemmeno a portare via i feriti dalle strade, dalle case e dagli appartamenti perché i bombardamenti non si fermano». La guerra è scoppiata all'improvviso e i civili non sono riusciti a fuggire. E ora muoiono. 

Le testimonianze

«A Serhii le bombe russe hanno portato via il figlio Iliya di 16 anni, stava giocando a pallone a Mariupol. La casa di Yevghen, a Irpin, non esiste più: colpita da un bombardamento russo, distrutta. Oltre a non avere più la sua abitazione, Oleg, cittadino di Žytomyr, non ha più la moglie, vittima di questa folle guerra - scrive ancora il ministro - Aleksander ha dovuto dire addio a sua figlia Anna, di soli 5 anni: non sa se la rivedrà, è rimasto a Kiev a difendersi dalle bombe russe e ha mandato la famiglia a Leopoli, in cerca di un posto sicuro. Per ogni giorno di bombardamento aumentano le storie drammatiche come queste. Famiglie separate, case distrutte, vite spezzate. La terribile realtà di una guerra che il governo russo cerca di censurare agli occhi dei suoi cittadini, ma questi racconti tragici sono veri». 

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Senza luce, gas e corrente: la situazione attuale

Sul posto c'è lo staff di Medici senza Frontiere che racconta di una situazione drammatica. «La situazione oggi è la stessa dei giorni scorsi. Questa notte i bombardamenti sono stati più intensi e ravvicinati. Ieri abbiamo raccolto neve e acqua piovana per avere un pò di acqua. Abbiamo cercato di prendere l'acqua nei punti di distribuzione ma la coda era enorme.

Volevamo anche avere del pane ma non sono chiari gli orari e i luoghi di distribuzione. Secondo alcuni racconti, diversi negozi di alimentari sono stati distrutti dai missili e i beni rimanenti sono stati presi dalle persone in disperato bisogno. Non c'è ancora elettricità, acqua, riscaldamento e la connessione per i telefoni cellulari. Nessuno ha ancora sentito parlare di evacuazione. Le farmacie hanno finito le medicine». Ormai, il popolo ucraino, o almeno chi c'è riuscito, si è spostato sottoterra. Pochi giorni fa la notizia di una donna che ha partorito nella metro, mentre la sua città veniva bombardata rimarrà impressa nella mente di tutti. 

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Aperta l'ipotesi ciorridoi umanitari

Ma arrivati alla decima giornata dell'invasione russa in Ucraina, Mosca aveva annunciato poco fa una tregua per aprire corridoi umanitari che permettessero l'evacuazione dei civili da Mariupol e Volnovakha. «Non abbiamo altra scelta che lasciare la città». Dice il sindaco di Mariupol, Vadym Boichenko. Lo riferisce Sky News. «Cari, cari residenti di Mariupol, da oggi comincia in città l'evacuazione dei civili. Questa non è una decisione facile, ma come ho sempre detto, Mariupol non è un insieme di strade e di case. Mariupol è i suoi abitanti. Siamo voi ed io», ha aggiunto il sindaco. «Il nostro principale compito è ed è sempre stato di proteggere le persone. Nelle condizioni che vedono la nostra città costantemente sotto il fuoco spietato degli occupanti, non c'è altra soluzione che mettere in condizione i residenti, ovvero voi ed io, di lasciare Mariupol in sicurezza».

Erano pronte circa 7-9 mila persone a scappare divisi in tre bus diversi, ma ora arriva il rinvio all'evacuazione. Avevano preso solo gli gli affetti cari e si erano messi in fila i cittadini di Mariupol per salire su un viaggio che gli avrebbe dato la speranza di una vita migliore, anzi, di una vita. Perché oggi la lotta è per la vita stessa. La paura non abbandona per un istante nessun ucraino. Il corridoio umanitario aperto doveva essere in direzione ovest ovvero verso Zaporizhzhia. Anche l'utilizzo dei propri mezzi era consentito a condizione che si seguisse il percorso indicato: impossibile deviare il pcorridoio umanitario stabilito. Questa era la regola, e tutto era stato stabilito, ma ora tutto cambia di nuovo. Il temporaneo cessato fuoco detto da Putin, su Mariupol e Volnovakha, annunciato questa mattina e richiesto da giorni da tutta la comunità internazionale non è rispettato. 

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Rinviata l'evacuazione

L'evacuazione dei civili da Mariupol, nel sud dell'Ucraina, è stata rinviata. Una doccia gelata su una terra che già vive a -10°. Lo hanno riferito le autorità locali, spiegando che il rinvio è dovuto «al fatto che la parte russa non aderisce al regime di cessate il fuoco e continua a bombardare» sia la stessa Mariupol che l'area circostante. Il Consiglio comunale della città, riferisce Sky News, ha chiesto alla popolazione di disperdersi e trovare luoghi per ripararsi, aggiungendo che sono in corso negoziati per stabilire un nuovo orario per l'evacuazione.

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Il messaggio di Di Maio

«Per ogni giorno di bombardamento aumentano le storie drammatiche. Famiglie separate, case distrutte, vite spezzate. La terribile realtà di una guerra che il governo russo cerca di censurare agli occhi dei suoi cittadini, ma questi racconti tragici sono veri. Il temporaneo cessate il fuoco su Mariupol e Volnovakha, annunciato questa mattina e richiesto da giorni da tutta la comunità internazionale, è un primo passo per mettere in sicurezza i civili e prestare assistenza tramite i corridoi umanitari. Ma deve essere rispettato», così Luigi di Maio interviene su facebook. Ma da Mosca ora danno la colpa all'Ucraina: È «il regime ucraino» che sta impedendo l'evacuazione dei civili da Mariupol, nel sud del Paese. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, replicando alle accuse mosse dalle autorità ucraine. In un punto stampa a Mosca, Lavrov ha spiegato che «ci sono notizie secondo cui le autorità ucraine a Mariupol non permettono l'evacuzione dei civili» attraverso i corridoi umanitari. 

Non sappiamo ora quale sia stata la causa che abbia fatto saltare gli accordi, ma sappiamo che migliaia di persone stanno camminando in bilico sospesi tra la vita e la morte. 


Ultimo aggiornamento: Domenica 6 Marzo 2022, 11:07
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