Guerra, fuoco russo sul Donbass: attacco a Severodonetsk. «Sarà la nuova Mariupol». Tensione con Minsk: «Sabotatori ucraini in Bielorussia»

Primi attentati della resistenza: sindaco filorusso colpito con le guardie del corpo ad Energodar. Si tratta ancora sugli Azov

Video

di Mauro Evangelisti

 «Per difendere il Donbass stanno morendo tra i 50 e i 100 soldati al giorno» dice Zelensky nel giorno in cui il Parlamento ha approvato il decreto presidenziale che proroga fino al 23 agosto la legge marziale. Severodonetsk. Bisogna abituarsi al nome di questa città, soppesare la sua posizione geografica a metà strada tra Kharkiv e Donetsk, nel cuore del Donbass, perché è qui che si stanno concentrando gli attacchi dell’esercito russo. Non è l’unico obiettivo nell’agenda dei generali di Putin a Est, ma secondo Lyudmila Denisova «Severodonetsk rischia di diventare la nuova Mariupol». Spiega: «Il nemico ha concentrato tutte le sue forze all’assalto della città, alla periferia della quale si stanno svolgendo costantemente delle battaglie».

Guerra, allarme barili-bomba: tecnici siriani a Mosca per preparare il massacro


INFERNO
Ora che Mariupol è stata presa e anche l’ultima resistenza delle acciaierie, dopo 86 giorni di assedio, è caduta, i russi stanno deviando uomini e mezzi su altre aree del Donbass, la macro regione a Est, importante per l’industria e per le miniere, ma anche per l’agricoltura, per ampliare l’area di controllo. L’obiettivo appare chiaro: tenendo conto che già una parte del territorio è stato preso nel decennio scorso, con le due repubbliche di Donetsk e Lugansk, così come la Crimea a Sud, idealmente Putin punta a una occupazione che va dall’area sottostante a Kharkiv (a cui per ora ha rinunciato), scende fino al Mar d’Azov a Mariupol. E si collega alla penisola della Crimea, per unirsi a Ovest fino a Kherson. L’idea di avanzare a Occidente fino a Mykolaiv e Odessa, per collegarsi alla Transnistria (pezzo di Moldova controllato da un governo autoproclamato filo russo), è ancora sul tavolo. Per ragioni economiche, tattiche e geopolitiche ora l’esercito russo sta aumentando l’intensità degli attacchi sul Donbass: quando verrà il giorno della ripresa dei negoziati, sarà importante per Mosca presentarsi in una posizione di forza. 

E allora bisogna tornare a Severodonetsk, poco più di 100mila abitanti, la città che già nel 2014 era provvisoriamente finita in mano alle forze filo russe per poi essere ripresa dagli ucraini. Un’analisi del Ministero della Difesa del Regno Unito ha dipinto questo quadro: «Severodonetsk è una delle priorità tattiche immediate della Russia e per questo le sue forze schierano carri armati Terminator nell’area. L’unica compagnia operativa russa di veicoli di supporto per carri armati BMP-T Terminator è stata probabilmente posizionata sull’asse Severodonetsk dell’offensiva del Donbas». I carri armati di ultima generazione Terminator disponibili però sono solo dieci, dicono i britannici, e dunque non sono sufficienti per un impatto risolutivo in quel segmento del Donbass. Resta un dato, secondo Sergey Gaidai, capo dell’amministrazione militare regionale di Lugansk: «I bombardamenti continuano dalla mattina alla sera e anche per tutta la notte. Severodonetsk rischia di essere accerchiata». E qui si torna al paragone con Mariupol. Proprio a Est della città-martire, ieri c’è stato un attentato ai danni di un sindaco collaborazionista, filo-russo: è successo a Energodar, dove un ordigno è esploso davanti alla casa di Andriy Shevchyk che è rimasto gravemente ferito. Coinvolte anche le due guardie del corpo.
 

Sintesi dello Stato maggiore ucraino: «Nella direzione di Donetsk, il nemico sta cercando di sfondare le difese delle truppe ucraine e raggiungere i confini amministrativi della regione di Lugansk.

Nella direzione di Severodonetsk, il nemico ha combattuto nell’area dell’insediamento di Prudivka. Le forze di occupazione hanno anche tentato di lanciare un’offensiva per catturare il villaggio di Oleksandrivka, ma senza successo». La narrazione di Mosca presenta questa fase della guerra in un altro modo. Spiega il Ministero della Difesa russo: i missili ad alta precisione hanno distrutto 13 siti militari, 4 depositi di munizioni e 3 posti di comando ucraini.


TENSIONE
Il Pentagono sta pianificando di inviare truppe speciali a Kiev a protezione dell’Ambasciata americana. A Nord rischia di salire di nuovo la tensione con la Bielorussia, paese vassallo di Mosca, che ieri ha lanciato un’accusa contro Kiev per bocca del segretario del Consiglio di sicurezza di Minsk, Aleksander Volfovich: «Gruppi di sabotaggio e di ricognizione ucraini sono entrati in territorio bielorusso. Al confine con la Bielorussia ci sono circa 20mila soldati ucraini schierati».

BIELORUSSIA
Lukashenko, il dittatore bielorusso, ieri è arrivato a Sochi, in Russia, dove oggi incontrerà Putin. Si spera che le accuse lanciate ieri non siano un pretesto per coinvolgere nei combattimenti anche l’esercito bielorusso, perché questo complicherebbe notevolmente lo scenario. E allontanerebbe il giorno della ripresa dei negoziati che sembrava invece meno remoto dopo la sofferta decisione di Zelensky di ordinare agli ultimi uomini del battaglione Azov di cessare di combattere. La trattativa sul loro destino sta proseguendo, ma con molta discrezione. Con una dichiarazione avventata il capo della commissione per gli affari internazionali della Duma, Leonid Slutsky, aveva aperto all’ipotesi di uno scambio tra prigionieri dell’Azov e l’oligarca filo russo Medvedchuk che si trova nella mani degli ucraini. Di fronte alle polemiche causate dalle sue frasi, è corso a precisare che erano «state riportate fuori dal contesto».

GLI AZOV
Ad oggi sul futuro dei 2.500 dell’Azov (ma non solo, perché a difendere le acciaierie c’erano anche i marines ucraini) non c’è chiarezza, anche se la mediazione aveva l’avvallo di Turchia, Svizzera e Israele. Un gruppo di mogli e madri dei soldati prigionieri ieri è stato ricevuto dal patriarca ortodosso Bartolomeo, a Istanbul. Il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, durante l’omelia per le celebrazioni in onore di Santa Rita a Cascia, ha auspicato che si avviino al più presto i negoziati per fare cessare la guerra in Ucraina. «Il Papa potrebbe ancora continuare a svolgere un ruolo molto significativo in questo conflitto e nella sua risoluzione. Ci sono spazi» ha spiegato in una intervista monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati al termine della sua missione in Ucraina. «Mosca è pronta a continuare i negoziati con Kiev, che sono stati fermati su iniziativa della parte ucraina» ha detto l’assistente del presidente della Federazione russa Vladimir Medinsky, che guida la delegazione russa. Il quadro diplomatico è confuso, la Francia ieri ha gelato Zelensky che spera in una rapida adesione dell’Ucraina all’Unione europea. Il ministro per gli Affari europei francese Clement Beaune ha detto: «Ci vorranno «senza dubbio 15-20 anni». L’Ucraina però ieri ha consolidato un forte legame con la Polonia, visto che il presidente Andrzej Duda ha parlato al Parlamento di Kiev, dove è stato accolto dagli applausi. Ha detto: «Non mi fermerò finché l’Ucraina non diventerà un membro dell’Unione Europea».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 23 Maggio 2022, 06:27
© RIPRODUZIONE RISERVATA