Ucraina, ci sono i falchi di Putin dietro la decisione di ritirare le truppe russe da Kherson

Una trappola per Kiev o una conferma che l’esercito russo è in forte difficoltà?

Ucraina, ci sono i falchi di Putin dietro la decisione di ritirare le truppe russe da Kherson

di Giorgia Crolace

«Una pagina nera nella storia dell’esercito russo»: così, un blogger militare russo citato da Reuters ha definito il ritiro di Mosca dalla città di Kherson su ordine del ministro della Difesa russo Serghei Shoigu. Una decisione però, allo stesso tempo, difesa come «saggia e necessaria» dai cosiddetti falchi di Putin, coloro che, fin dall’inizio della guerra, hanno sempre insistito per una linea dura sull’Ucraina, contribuendo a influenzare notevolmente le scelte del Cremlino e dello stesso presidente russo. A partire da Ramzan Kadyrov, a capo del Gruppo Wagner, colui che ha più volte chiesto a Putin di considerare l’utilizzo di armi nucleari. Per il leader ceceno, il generale Sergei Surovikin «dopo aver valutato tutti i pro e i contro, ha fatto la scelta difficile ma giusta tra sacrifici insensati per il bene di dichiarazioni ad alta voce e salvare vite inestimabili di soldati». Shoigu ha ordinato il ritiro delle truppe dopo aver ricevuto un rapporto del generale in cui quest’ultimo comunicava che le truppe si sarebbero spostate sulla riva sinistra del fiume Dnipro per organizzare una nuova linea difensiva.

I falchi di Putin

Anche Yevgeny Prigozhin, lo “chef di Putin”, fondatore del Gruppo Wagner, ha definito «non facile» la decisione presa da Surovikin aggiungendo che il generale «si è comportato come un uomo che non ha paura della responsabilità».

L’annuncio di quella che si può considerare come una delle battute d’arresto più significative e pesanti a cui è andata incontro la Russia dall’inizio di quella che il Cremlino ancora definisce “un’operazione militare speciale” in Ucraina è stato trasmesso dalla televisione russa in diretta. Un’operazione talmente scenografica che ha portato Kiev a rimanere sulla difensiva. Mikhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un post su Twitter ha fatto sapere che è troppo presto per parlare del ritiro delle truppe russe da Kherson. L’Ucraina teme che la ritirata possa essere una trappola di Mosca.

L’Ucraina non si fida del ritiro russo da Kherson

Podolyak ha inoltre avvertito che la Russia sta minando Kherson per trasformarla in una "città di morte". Sempre su Twitter ha dichiarato che i russi minano tutto quello che possono, dagli appartamenti alle fogne» e che l’artiglieria sulla riva sinistra del fiume Dnipro «intende trasformare la città in macerie».

Il ritiro delle truppe russe da Kherson, per il momento, non solo ha scongiurato una battaglia che poteva essere pesante per entrambi gli eserciti ma è anche una testimonianza delle difficoltà delle truppe di Putin. Kherson oltre ad essere una città rilevante dal punto di vista strategico per i russi (è situata a poca distanza da Mykolaiv e Odessa, due importanti città portuali tra gli obiettivi dei russi), era controllata da Mosca dall’inizio dell’invasione in Ucraina lo scorso febbraio.

Siamo a un punto di svolta?

Che si tratti di una messinscena o di una vera e propria ritirata che potrebbe portare a un punto di svolta nella guerra in Ucraina non è ancora chiaro. Una cosa è certa: i falchi di Putin si sono ritrovati tutti allineati sulla scelta di ritirare le truppe da Kherson, giustificandola come necessaria per salvare la vita dei propri uomini ed evitare di perdere attrezzature ed equipaggiamenti militari importanti.

Nessuno ha protestato contro il ritiro.

Le prossime settimane saranno fondamentali per capire che direzione prenderà la guerra. Putin non si è espresso pubblicamente sulla decisione di ritirare le truppe da Kherson: la comunicazione è stata gestita tra i vertici delle forze armate.

I soldati russi e ucraini uccisi nel corso del conflitto

Intanto, come ha riferito il capo di Stato maggiore americano, il generale Mark Milley, parlando al New York Economic Club, sarebbero più di centomila i soldati russi uccisi o feriti dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina. Milley ha inoltre specificato che le perdite sono probabilmente dello stesso ordine anche da parte ucraina.

L’alto funzionario militare americano ha anche detto di sperare che i colloqui possano mettere fine alla guerra: secondo lui la vittoria militare potrebbe non essere possibile né per la Russia né per l'Ucraina. Secondo il Wall Street Journal, gli Stati Uniti non consegneranno all'Ucraina I droni Grey Eagle MQ-1C, dalla tecnologia avanzata, al fine di evitare un'escalation del conflitto con la Russia.

Negoziati: la strada è ancora in salita

Mosca, come riporta la Tass, ha fatto sapere che è pronta a discutere con l’Unione Europea le modalità di uscita dalla crisi, ma ogni proposta deve avere un valore aggiunto per la Russia, mentre Kiev ribadisce che non ci saranno negoziati con Mosca senza il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 10 Novembre 2022, 13:40
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