Emoji, la faccina sorridente è "pigra" e il pollice in su "passivo-aggressivo": parola degli esperti

Emoji, la faccina sorridente è "pigra" e il pollice in su "passivo-aggressivo": parola degli esperti

di Sofia Raffa

Ogni giorno ne vengono inviati circa dieci miliardi. E uno sconcertante 87% di noi ammette che, quando si tratta di esprimere i propri sentimenti, preferisce usarli piuttosto che avere una conversazione scomoda faccia a faccia. Stiamo parlando delle emoji, ovviamente, il linguaggio dell'era digitale.

Queste piccole immagini a fumetti sono ormai così ampiamente accettate che persino la Famiglia Reale le usa nei propri post sui social media. Potete anche essere orgogliosi di sapere distinguere la faccina sorridente da quella arrabbiata, ma il linguaggio delle emoji è in continua evoluzione. Con circa 3.600 immagini tra cui scegliere e altre che vengono introdotte ogni anno, forse non c'è da stupirsi se iniziano a verificarsi dei malintesi. Prendiamo l'emoji del pollice in su. Per decenni un innocente simbolo di assenso, ora questa icona - particolarmente amata dagli utenti più anziani - sta causando offese tra i più giovani che, sorprendentemente, la considerano scortese e passivo-aggressiva.

I Zoomers

Si tratta quindi di un altro esempio di comportamento da "fiocco di neve" (un persona particolarmente sensibile) da parte di una generazione che si offende, tra le altre cose, anche per le favole e le statue storiche? Non è così, sostiene il professor Vyvyan Evans, esperto di lingue e autore di The Emoji Code. Secondo lui si tratta di un cambiamento semantico, un processo naturale di sviluppo del linguaggio che avviene da migliaia di anni. «La generazione Z - o Zoomers, come viene più comunemente chiamata - è la prima generazione nata digitale», afferma Evans. «Sono cresciuti con gli smartphone, Internet e le emoji. Non hanno mai conosciuto altro».

Per questo motivo, sono più sensibili e in sintonia con le sfumature e i significati associati al 'linguaggio'". A dimostrazione di come i tempi siano cambiati, il professor Evans spiega che se volessimo segnalare "chiamami", chi di noi ha più di 30 anni mimerebbe di avere all'orecchio un vecchio ricevitore telefonico a rotazione, con le tre dita centrali piegate verso l'interno e il mignolo e il pollice che sporgono, mentre gli Zoomer (nati dal 1997 al 2012) tengono il palmo della mano piatto verso l'orecchio, per indicare uno smartphone.

L'emoji del pollice in su 

Ma perché, vi chiederete ancora, l'emoji del pollice in su è diventata un pomo della discordia?

Secondo il professor Evans, si tratta di un caso di "sazietà semantica", in cui l'uso eccessivo di una parola (o, in questo caso, di un'emoji) fa perdere il suo significato originale. «Un buon esempio nel paralto potrebbe essere la banale espressione "Buona giornata"», dice. «È venuta alla ribalta negli anni Cinquanta, quando i camionisti statunitensi la usavano sulle loro radio CB e poi è stata ripresa dalle industrie di servizi. È stato usato con una frequenza così alta che ora sembra insincero.

Poi si comincia a virare verso un uso ironico. Se un cliente fosse stato incredibilmente scortese con voi e voi aveste comunque detto 'Buona giornata', sarebbe stato sarcastico. È quello che sta succedendo con l'emoji del pollice in su. Gli zoomer la stanno eliminando: la considerano impersonale, insincera e dimostrativa di una mancanza di interesse».

Un altro grande problema con le emoji più "semplici", come il pollice in su o la faccina sorridente, è che sono considerate "pigre" dagli Zoomers. Keith Broni è il direttore di Emojipedia, un sito web che documenta il significato delle emoji. Essendo un Millennial (nato tra il 1981 e il 1996), è consapevole del fatto che anche la sua generazione viene talvolta considerata insensibile nell'uso delle emoji. «L'incomprensione intergenerazionale è un tema sempre attuale e, dato che le emoji sono una parte così importante della nostra comunicazione, anche loro ne saranno coinvolti», afferma. «Sul posto di lavoro, oggi, ci sono più generazioni insieme e questo non è mai successo in passato. Questo vuol dire che quando tendiamo a usare lo stile di comunicazione che useremmo con i nostri coetanei ci possano essere dei problemi di comunicazione con generazioni diverse».

E aggiunge: «Se ci si scrive per concordare un appuntamento, l'emoji del pollice in su in quel contesto non sconvolgerà nessuno. Ma se chi ha scritto il messaggio originale ritiene che il suo testo meriti più di un pollice in su - ad esempio: "Ho passato tutto il fine settimana a lavorare su quella relazione che mi hai chiesto, sarà pronta lunedì come prima cosa e ne sono molto soddisfatto"- questo verrebbe interpretato come una risposta poco impegnativa e sprezzante».

La creazione delle emoji

Un altro fattore importante nel grande divario delle emoji è TikTok, dove i giovani usano spesso le emoji per commentare i video che guardano, in modi che la maggior parte di noi ignora. Per rendere le cose ancora più confuse, ogni anno vengono introdotte nuove emoji. Chiunque può proporre un'emoji al Consorzio Unicode, che si consulta con le grandi aziende, tra cui Apple e Google, per decidere quali approvare; nel 2021 sono state introdotte 112 nuove emoji.

Quindi, come possiamo comunicare con i giovani senza rischiare di offendere?

Il professor Evans suggerisce di non usare gli emoji quando si fa una conoscenza nuova o professionale con qualcuno. Dice: «Pensate a questo come a un appuntamento. Non si inizia a fare l'occhiolino e a lanciare baci a qualcuno al primo appuntamento. Sarebbe troppo, e l'altra persona lo troverebbe inappropriato e inquietante. Costruite un rapporto con una persona e assicuratevi di essere sulla stessa lunghezza d'onda prima di usare le emoji sulla tastiera».

Morale della favola: se siete ancora fedeli al pollice in su, limitatevi a usarlo nel vostro gruppo di coetanei se non volete ricevere un pollice in giù permanente dalla generazione più giovane. 


Ultimo aggiornamento: Lunedì 7 Novembre 2022, 17:01
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