Cina-Vaticano, a Hong Kong inizia il processo (politico) al cardinale Zen: silenzio imbarazzato del Papa

Il cardinale Joseph Zen si è presentato nel tribunale di West Kowloon a Hong Kong insieme a altri cinque imputati

Cina-Vaticano, a Hong Kong inizia il processo (politico) al cardinale Zen: silenzio imbarazzato del Papa

di Franca Giansoldati

Città del Vaticano – Piegato sul suo bastone, capelli bianchi ma con un incedere deciso, il coraggioso cardinale novantenne Joseph Zen - il «leone cinese» che sfida apertamente il regime comunista di Pechino e che per questo è agli arresti domiciliari da maggio - ieri si è presentato in tribunale assieme a cinque attivisti democratici. Tutti avevano osato protestare per l'introduzione della micidiale legge sulla sicurezza che limita persino la libertà di stampa ad Hong Kong. Tutti erano stati arrestati con l'accusa di avere cospirato contro la Cina.

Il suo arresto aveva fatto rabbrividire tutta la comunità cristiana anche se il Vaticano era sostanzialmente rimasto in sordina. Non ci sono stati comunicati di protesta, né prese di posizione ferme da parte dei vertici, né denunce collettive ad un arresto che in altri tempi sarebbe stato affrontato dalla Santa Sede con maggiore determinazione.

Le uniche voci che apertamente hanno parlato di ingiustizia e di misure incomprensibili sono state quelle di tre cardinali: Charles Bo del Myanmar che a maggio aveva diffuso una lettera aperta durissima in riferimento alla politica repressiva adottata dalle autorità di Hong Kong su dettato del governo centrale cinese, smentellando le tradizionali libertà cittadine di espressione, stampa, riunione, associazione e quella accademica. Il secondo cardinale è stato Gerhard Mueller, teologo tra i più autorevoli ed ex prefetto della Confgregazione della Fede che in una intervista al Messaggero rifletteva sul silenzio preoccupante del Vaticano chiedendosi se non fosse un indizio pericoloso («Non vorrei che il cardinale Zen venisse sacrificato dal Vaticano sull'altare della realpolitik per favorire l'accordo sulle nomine episcopali cinesi e non irritare Pechino»). Il terzo cardinale è stato Fernando Filoni, ex prefetto di Propaganda Fide, attuale capo dell'Ordine del Santo Sepolcro e sinologo tra i più esperti per avere vissuto come diplomatico decenni nell'area: «Zen è un autentico cinese. Nessuno, tra quanti ho conosciuto, posso dire essere veramente “leale” quanto lui! In un processo, la testimonianza è fondamentale. Il cardinal Zen non va condannato. Hong Kong, la Cina e la Chiesa hanno in lui un figlio devoto, di cui non vergognarsi. Questa è testimonianza alla verità».

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A parte queste tre voci all'interno del Collegio Cardinalizio non vi sono state prese di posizioni dirette ed efficaci (su oltre 200 cardinali).

Il conformismo che regna va ascritto alla politica di Papa Francesco di portare a casa il rinnovo dell'accordo diplomatico per la normalizzazione delle nomine episcopali, visto che la Chiesa cinese è ancora divisa tra una realtà patriottica e controllata dal partito comunista e una chiesa fedele a Roma ma tuttora perseguitata. L'accordo siglato dopo anni di tira e molla quattro anni fa ha normalizzato finora solo una manciata di vescovi considerati illegittimi mentre in alcune zone cinesi le vessazioni continuano verso il clero fedele a Roma che si rifiuta di firmare l'obbedienza al partito. La situazione è a macchia di leopardo, ci sono zone dove le cose stanno funzionando abbastanza bene e zone dove invece la paura e la rabbia continua a viaggiare in modo carsico. 


Papa Francesco tornando dal viaggio in Kazakhistan, interpellato dai giornalisti, ha rifiutato di commentare il processo a Zen, dicendosi però di essere determinato a continuare a perseguire un dialogo con Pechino. Sono sempre di più le voci provenienti dall'Asia di comunità missionarie che parlano sottovoce di "svendita" dei cattolici clandestini cinesi da parte del Vaticano. 

La Cina ha risposto alle proteste di massa del 2019 a Hong Kong con un'ampia repressione del dissenso. In base alla legge sulla sicurezza nazionale, la maggior parte degli attivisti pro-democrazia della città sono ora in carcere o sono fuggiti all'estero, mentre decine di gruppi della società civile hanno chiuso sotto pressione.

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Il cardinale Joseph Zen si è presentato nel tribunale di West Kowloon a Hong Kong insieme a altri cinque imputati per la gestione del Fondo per l’Aiuto umanitario 612 (già bloccato nel 2021) utilizzato per finanziare le spese mediche e legali degli attivisti democratici arrestati nel corso delle dure proteste del 2019, durantela cosiddetta rivoluzione degli Ombrelli. 

L’anziano porporato, 90 anni, già vescovo emerito dell’ex colonia britannica dovrà rispondere di un fondo (nel frattempo sequestrato di 70 milioni di dollari di Hong Kong equivalenti a 9,2 milioni di euro). Per la Cina questo è abbastanza per affermare che forse si tratta di cospirazione contro il partito. 


Ultimo aggiornamento: Martedì 27 Settembre 2022, 10:25
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