Barcellona, verso un nuovo lockdown: «Restate nelle abitazioni»

Barcellona, verso un nuovo lockdown: «Restate nelle abitazioni»

di Elena Marisol Brandolini
BARCELLONA Nella mattina di ieri, il governo della Generalitat catalana ha annunciato le nuove misure di restrizione anti Covid per la città di Barcellona e 13 municipi della sua area metropolitana. «Barcellona non è confinata», sottolineava nel pomeriggio la sindaca Ada Colau, «bisogna distinguere tra raccomandazioni e ordini». Ma certo, quando al mattino il governo raccomandava alla popolazione di auto-confinarsi, limitando le uscite al minimo indispensabile ed evitando di recarsi nelle seconde case di residenza, è sembrato di tornare ad alcuni mesi fa, tanto che i ristoratori si chiedevano perché avessero lasciato la possibilità di accesso ai loro locali al 50% della capienza. Oltre a questa misura relativa a bar e ristoranti, il provvedimento della Generalitat prevede il divieto di riunirsi in più di 10 persone, l’accesso ai negozi solo dietro appuntamento, la chiusura di discoteche, teatri e cinema. 

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NUOVI FOCOLAI<QA0>
Da quando è cessato lo Stato di allarme in Spagna, lo scorso 21 giugno, ed è iniziata la cosiddetta “nuova normalità”, i casi di contagio da Covid 19 sono aumentati un po’ ovunque con limitate eccezioni, come sta succedendo in altri paesi europei. Una crescita dovuta anche all’aumento dei test sulla popolazione che hanno evidenziato una gran parte di asintomatici, oltre 50.000 casi sospetti, persone contagiate più giovani e con sintomi lievi che fanno abbassare l’età media degli infettati a 46 anni per gli uomini e a 50 per le donne. Dei 628 nuovi casi totali di ieri, relativi a 158 focolai nuovi, oltre il 50% si registra in Aragón (252) e in Catalogna (121). Mentre i decessi negli ultimi 7 giorni sono 10. Non è la ripresa generalizzata dell’epidemia, ma in Catalogna e Aragón la trasmissione del contagio ha ormai caratteristiche comunitarie.

In Aragón, come nella zona di Lleida, l’origine va ricercata tra i lavoratori temporanei della raccolta della frutta che vivono in condizioni di lavoro e di vita precarie, distanti dalle norme igieniche raccomandate. Il governo locale ha anche deciso di sopprimere oltre 90.000 visoni, tra i quali si è registrata una diffusione importante del contagio, che sarebbe stato trasmesso loro dai lavoratori della fattoria.

LA FESTA<QA0>
Ma il 49% dei focolai sono di tipo familiare e i più rischiosi sono i focolai che possono ricondursi ad attività ludiche notturne. Come sarebbe ad esempio successo in una festa di compleanno con 80 invitati, celebrata in Catalogna nei giorni scorsi.

A Barcellona la scorsa settimana i nuovi casi erano 497, nei primi giorni di questa settimana se ne contavano già 414. Una crescita al momento inarrestabile che si teme possa sfuggire di controllo. La capitale catalana non aveva ancora fatto in tempo a riprendersi dal lockdown dei mesi precedenti: molte le serrande abbassate, poca gente in strada senza più turisti, traffico ridotto. La preoccupazione per le conseguenze economiche delle nuove restrizioni è ora molto elevata tra gli operatori del commercio, della ristorazione, del settore alberghiero, della cultura; tra l’altro non ci sono più gli ERTE automatici (Cig) a tutelare l’occupazione, come succedeva quando era vigente lo Stato di allarme.

«Il governo è arrivato tardi a Lleida e nell’area metropolitana», denunciava ieri Colau, all’indirizzo della Generalitat. Effettivamente, il governo catalano è apparso impreparato ad affrontare la nuova ondata pandemica, con un sistema di vigilanza epidemiologica inadeguato a rintracciare le catene dei contagi ed evitare così il diffondersi della trasmissione. Lo ha riconosciuto in parte anche il dipartimento Salute e la consigliera Alba Vergés, che giovedì ha presentato un piano per il suo potenziamento. 

 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Febbraio 2023, 13:33
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