Alta tensione tra Biden e il Cremlino, arrestato giornalista ​del Wall Street Journal

Il Wall Street Journal: «Il nostro cronista non ha legami con il lavoro dell’intelligence»

Mosca, arrestato reporter del Wall Street Journal Cremlino: «Una spia, l'abbiamo colto in flagrante» Biden: «Gli americani lascino subito la Russia»

di Marco Ventura

La descrizione dell’arresto di Evan Gershkovich, 31 anni, passaporto degli Stati Uniti, da un anno corrispondente del Wall Street Journal dalla Russia, arriva dal quotidiano di Ekaterinburg, quarta città russa, 1670 chilometri a est di Mosca e centro di produzione dei carri armati. Agenti dei servizi in borghese lo prelevano da un ristorante, gli calano sulla faccia un maglione, lo spingono dentro un minivan che sgomma via.

Evan Gershkovich, reporter del Wall Street Journal arrestato in Russia: resterà in carcere per almeno 2 mesi

REAZIONI

Ieri, Gershkovich era già davanti al tribunale del penitenziario di Lefortovo che “ospita” prigionieri dell’FSB, erede del KGB sovietico, in serata anche su pressione della Casa Bianca sarebbe stato concesso l’accesso consolare. Gershkovich è il primo giornalista americano incarcerato come spia dai tempi della Guerra Fredda. Interviene il segretario di Stato USA, Blinken: «Condanniamo fermamente i ripetuti tentativi di intimidire e reprimere i giornalisti e la società civile da parte del Cremlino: i cittadini Usa che si trovano nel Paese dovrebbero partire immediatamente». Per il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, «Gershkovic è stato colto in flagrante. Speriamo che non vi siano rappresaglie americane». Per la portavoce del ministro degli Esteri, Maria Zacharova, usava le credenziali per coprire «attività che nulla hanno a che fare col giornalismo». Lui si è dichiarato innocente, resterà in carcere almeno fino al 29 maggio per le indagini preliminari. Rischia 20 anni di galera. Impensabile uno scambio adesso. «Nei confronti di coloro che in precedenza sono stati scambiati erano state già emesse sentenze», osserva il viceministro della Difesa, Ryabkov. L’ultimo giornalista americano arrestato per spionaggio era stato Nicholas Daniloff, di US News and World Report, nel lontano 1986. Fu rilasciato 20 giorni dopo, in cambio di un dipendente russo delle Nazioni Unite fermato come spia dall’FBI.

Il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby ipotizza che l’arresto sia «una rappresaglia per altre azioni intraprese da noi». Una coincidenza la segnala il Washington Post che racconta la storia di Victor Muller Ferreira, brasiliano con laurea alla Johns Hopkins nel 2018, selezionato per un internship al Tribunale penale internazionale l’anno scorso, quando i giudici dell’Aja cominciavano a raccogliere le prove dei crimini di guerra in Ucraina che avrebbero portato al mandato d’arresto per Putin.

 

ALIAS

Ferreira è un nome fittizio, alias della spia russa del GRU, Sergey Cherkasov, figlio di una donna brasiliana morta in realtà senza figli (come si è scoperto). Arrestato in Olanda, è stato messo su un aereo e rimandato in Brasile, dove è detenuto con una condanna a 15 anni. I russi ne chiedono l’estradizione per spaccio di eroina (altro alias e altra copertura?). I due episodi potrebbero essere collegati. A dare la notizia dell’arresto del giornalista del WSJ un comunicato dei servizi russi per i quali Gershkovich «stava operando dietro istruzioni della parte americana, raccogliendo informazioni riguardo alle attività di una delle imprese del complesso militar-industriale russo, che sono segreto di Stato». Era stato anche in altri impianti. Accusa sdegnosamente respinta dal WSJ, che definisce il suo reporter «stimato e coscienzioso» e ne chiede l’immediato rilascio. Spiega l’avvocato esperto di spionaggio Ivan Pavlov che «la regola non scritta di non toccare i cronisti stranieri accreditati ha smesso di funzionare». Maria Zacharova assicura che non ci saranno ripercussioni sulle altre richieste di accredito dei giornalisti. Gershkovich, a quanto pare, stava lavorando a un articolo sui mercenari Wagner. L’ultimo a cui aveva collaborato riguarda il crollo dell’economia russa a causa delle sanzioni. Sarcastico il fondatore e capo di Wagner, Prigozhin. «Non credo di averlo visto nella mia camera delle torture, tra le decine di giornalisti americani che tengo lì».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 31 Marzo 2023, 08:24
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