Sneakers che passione, in Italia la prima asta di scarpe da ginnastica: la collaborazione tra Finarte e Big Soup

Il mondo del collezionismo street style raccontato da Stefano Paolini

Sneakers che passione, in Italia la prima asta di scarpe da ginnastica: la collaborazione tra Finarte e Big Soup

di Elena Fausta Gadeschi

Da accessorio comune a oggetto di culto. È questo il destino di alcune sneakers che, appena lanciate sul mercato in edizione limitata, diventano subito introvabili in negozio. Se non si è clienti affezionati del brand, mettersi in lista d’attesa è impossibile e il pubblico è costretto a cercare su altri canali. Si alimenta così il mercato del reselling, rispetto al quale Big Soup, che a giugno debutta con la prima asta di sneakers in Italia, rappresenta un vero punto di riferimento. 

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Le iconiche Nike Dunk Sb Low "Paris" Bernard Buffet, 2002.

Sneakers che passione, in Italia la prima asta di scarpe da ginnastica: la collaborazione tra Finarte e Big Soup

Nato dalla passione per il collezionismo di Stefano e Sebastiano, questo doppio negozio, che venerdì alle 18 riaprirà in una veste nuova grazie al restyling di Studio Pinci in via Ripetta 141/A a Roma, con un evento speciale organizzato da Biffi e Bauhaus, è il punto di ritrovo per tutti gli amanti dello street style. «Da appassionati che andavano alla ricerca di queste scarpe per sé, nel 2017 abbiamo aperto quello che mancava in Italia – spiega Stefano Paolini –. Abbiamo iniziato con cinque paia di scarpe, seguendo un trend che veniva da Stati Uniti e Giappone. Per l’epoca era un azzardo: sembravamo dei pazzi a venderle a ‪700-1000‬ euro, ma volevamo dare una seconda chance allo streetwear, che per il pubblico comune sarebbe introvabile, e creare un mercato parallelo, con prezzi esclusivi». 

Perché Big Soup? 

Il nome è stato scelto perché mente compravamo ci siamo resi conto che era un minestrone di ingredienti differenti, appunto una grande zuppa. 

Da quando avete aperto, come si è evoluto il settore? 

Prima di tutto all’inizio le release erano poche: 10 anni fa usciva un’edizione limitata ogni tre mesi, 5 anni fa due scarpe limitate al mese, negli ultimi anni ogni tre settimane. La merce in magazzino era scarsa e spesso eravamo costretti a chiudere il negozio e a partire per reperire i prodotti sulle piazze di New York, Londra, Parigi. Al punto che molti clienti pensavano che fossimo un pop-up store. Adesso siamo tra i più forniti in Italia: acquistiamo da privati e in parte online. 

L’ultima tappa di questo percorso è l’approdo al mondo delle aste, il gotha del collezionismo. Mercoledì 1 giugno presenterete a Milano, in collaborazione con Finarte, la prima asta italiana interamente dedicata alle sneakers. Da dove è nata l’idea? 

Sull’onda di un fenomeno in crescente sviluppo che ha visto come apripista Sotheby’s battere lo scorso anno a 1,8 milioni di dollari un paio di Nike Air Yeezy 1 indossate dal rapper Kanye West, il prezzo più alto mai pagato per una scarpa da ginnastica, siamo stati contattati da Finarte per una collaborazione.

Da consulenti, siamo diventati venditori esclusivi e a giugno si terrà la prima asta di sneakers in Italia: un’unica tornata con 63 pezzi Nike, dalle iconiche Dunk alle leggendarie Jordan. 

Cosa cambia rispetto ai modelli che proponete in negozio? 

In negozio abbiamo quelli più richiesti e recenti. All’asta solo pezzi unici o molto rari che è difficile reperire altrove. Per esempio proponiamo le Paris del 2002, una scarpa incredibile che sarebbe dovuta uscire 20 anni fa in occasione di un evento. Il lancio venne poi fermato e i modelli prodotti furono distribuiti tra familiari e amici, senza finire mai sul mercato Ne esistono solo 200 pezzi al mondo, la stima è di 80-90mila euro, ma la base d’asta è di 50mila euro. 

Un affare riuscire ad aggiudicarsele al prezzo base. 

Senza dubbio. Ci sono tanti vantaggi a comprare all’asta, dove le riserve indicate corrispondono spesso al prezzo a cui abbiamo acquistato le scarpe. In media si viaggia sui 500 euro a modello, ma alcune sneakers partono anche da 300 euro. 

Quali sono gli elementi da tenere in considerazione per capire il valore della scarpa? 

Noi proponiamo solo deadstock, cioè modelli mai indossati prima. Come per gli orologi da collezionismo, se la scatola è originale e la carta all’interno è intatta il valore aumenta. Poi, naturalmente, dipende dai tempi. Come per tutte le mode si tratta di un discorso ciclico: quello che oggi funziona e va alle stelle, domani potrebbe precipitare. Gli addetti ai lavori ci arrivano prima. 

È un settore più rischioso rispetto al collezionismo d’arte? 

Dipende da come si compra e, nel caso dell’asta, se in quel momento ho dei competitor. Se la scarpa viene battuta a un valore superiore rispetto alla stima indicata, nel peggiore dei casi si rientra nella spesa, altrimenti è possibile guadagnarci 1000, anche 2000 euro. Se invece si riesce a fare un affare, il rincaro può essere esponenziale. 

Chi sono i vostri clienti? 

I millennial sono i maggiori consumatori, ma abbiamo anche clienti più grandi. Non mancano poi personaggi famosi, da calciatori a rapper sia italiani che internazionali. Da noi si riforniscono Daniele De Rossi, Salmo, Ibrahimovic, Morata, per fare qualche nome. Chi passa da Roma, bene o male passa anche da qui. 

Per i giovani siete la Mecca dello street style. 

È vero, abbiamo moltissimi ragazzi che trascorrono con noi i pomeriggi dopo la scuola, veri appassionati che non sempre possono permettersi questi modelli di sneakers, ma che amano respirare l’ambiente dello streetwear. Per noi non si tratta solo di guadagno, ma di una vocazione. Per questo due anni e mezzo fa abbiamo lanciato il running team, un gruppo di corsa con tanto di divisa e logo Big Soup: ogni mercoledì mattina anche chi non era cliente del negozio poteva correre insieme a noi. Un appuntamento settimanale per quanti, pur non potendo permettersi la scarpa da 2000 euro, desiderano fare parte di questa grande famiglia. L’iniziativa si è interrotta con il Covid, ma ricominceremo a settembre. È una promessa.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 19 Maggio 2022, 12:02
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