Paris Fashion Week, tra latex e Anni 70 ecco la nuova ribelle

Paris Fashion Week, tra latex e Anni 70 ecco la nuova ribelle

di Anna Franco
Il salotto buono della borghesia. Arredato con qualche elemento pop e guardato dalla strada senza nessuna di quelle lenti nostalgiche che, ultimamente, avevano riportato in auge un certo perbenismo. Succede sulle passerelle per il prossimo autunno/inverno, a Parigi, città dove le rivoluzioni sanno insinuarsi perfino tra le pieghe di un abito. Da Dior Maria Grazia Chiuri rievoca le trasformazioni degli anni Settanta. Dimenticate le barricate, però. La stilista fa una lettura molto personale di quelli anni, partendo dalle foto di famiglia. «Vedo quelle immagini e ciò che ho vissuto con una consapevolezza diversa - racconta - Percepivo i profondi mutamenti della società quando i miei genitori andavano in disaccordo con la famiglia d'origine per divorzio o aborto o anche quando le clienti entravano nella sartoria di mia madre e cercavano un diverso modo di vestirsi e di essere».

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LE ADOLESCENTI
E anche l'abbigliamento adolescenziale della Chiuri era ancora un inizio di quel che sarebbe stato, un mix tra ciò che sceglieva la mamma e quello che cercava di essere lei, tra mercatini e personalizzazioni con le amiche. Così, in passerella sfilano ragazze a testa alta (con foulard bandana come da foto di Chiuri dodicenne), che non si piegano alle leggi della tradizione, nemmeno a quelle dettate da monsieur Dior in persona. La famosa giacca bar, col relativo pantalone, è in maglia, «una lavorazione in cui ho tramutato molti codici della maison». Il check, che si spalma su gonnelline college, cappe e cappotti, è usato di sbieco, come suggeriva Marc Bohan, uno dei predecessori della Chiuri alla guida della griffe. La camicia bianca con colletto inamidato e cravatta nera, così come la scamiciata abbinata a blusa in chiffon, da brava ragazza studiosa alla scuola d'élite, va con gli stivali combat. Il parka camouflage fintamente sdrucito della ragazzina è indossato sopra l'abito a frange da reginetta del ballo. L'installazione per la sfilata è opera del collettivo femminista Claire Fontaine. I say I recita una scritta: io dico io.

Tempo di sganciarsi da regole sociali strette e dalle braccia protettive della mamma. Un cambiamento che John Galliano, da Maison Margiela, sottolinea a forza di decostruzione. I simboli e i gesti dell'abbigliamento borghese, come l'annodarsi di una sciarpa o una giacca poggiata sulla spalla, sono congelati sulla passerella. Allo stesso tempo si innestano su nuove esigenze, perché i capispalla hanno maniche in pelliccia sintetica o le lane si mischiano a materiali più poveri, mentre la nuova linea Recicla rielabora pezzi vintage di collezioni passate.
Volant, camicie di seta con colletti di pizzo, abiti da sera indossati con scarponcini da trekking, così come il cappotto con slip stampati da Chloé. Un contrasto fluido, come contraddittoria e impossibile da definire è la femminilità per la designer Natacha-Ramsay Levi. Che è invece forte, dominatrice, prorompente da Saint Laurent, dove sfilano capispalla scolpiti e latex per gonne longuette e pantaloni seconda pelle, in colori vivi. Nel 1967 Yves Saint Laurent integrò i codici della borghesia con la ribellione disegnando gli abiti per la Belle du Jour Catherine Deneuve. Ora, Anthony Vaccarello distorce il lato borghese del power suit con qualcosa di giovane e meno elegante.

L'ARCHITETTURA
Alessandro Dell'Acqua punta sui suoi pezzi più amati e sulla semplicità delle forme per l'addio a Rochas, tra capi variamente combinabili, abiti in broccato, camicie da uomo in cashmere e cappotti avvolgenti, mentre Kenzo dà il benvenuto al nuovo direttore creativo e a un nuovo interessante corso. Felipe Oliveira Baptista disegna una donna nomade, aperta al mondo, tra cappelli allungati, capi reversibili, grandi tuniche e piumini come sacchi a pelo. Da Lanvin Bruno Sialelli dialoga con la fondatrice Jeanne Lanvin. Tra loro una falange di donne borghesi con cappotti bordati di pelliccia, mantelle abbottonate, maglie blu polvere in bilico tra passato e presente. Un mondo dentro uno spacco e spalle architettoniche da Rick Owens, dove difendersi dal futuro a suon di piumini coperta, stralci di pelle e sguardi torvi.
 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 28 Febbraio 2020, 09:51
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