Milano Fashion Week, in passerella il Teatro dell'Opera di Antonio Marras

Milano Fashion Week, in passerella il Teatro dell'Opera di Antonio Marras

di Gustavo Marco Cipolla

L’immagine visionaria del non-luogo. Un viaggio nelle radici, il ritorno alla terra di mezzo, ad un antico Teatro dell’Opera che sembra nascosto, quasi sommerso da un lago. Inizia da una fotografia della Sardegna più autentica e inesplorata, a tratti preistorica, il cammino di Antonio Marras che, durante la Milano Fashion Week, presenta la sua collezione ready to wear primavera-estate 2023. È la prima sfilata del brand dopo l’acquisizione dell’80% da parte di Sandro Veronesi, presidente e amministratore delegato del Gruppo Calzedonia. L’estro innovativo del designer si mescola all’istinto avventuroso della scoperta, paesaggi bucolici e la passione per la lirica rievocano i gloriosi anni del bel canto. Le arie delle celebri eroine - Tosca, l’Aida, Turandot, Norma e Lady Macbeth - abitano idealmente la passerella e vestono creazioni camouflage che abbracciano motivi floreali, linee geometriche, forme squadrate. Sette gli abiti realizzati dalla sartoria del Piccolo Teatro e dedicate alla divina Maria Callas. I pregiati tessuti ricordano i fasti del passato, raffinati ricami, broccati e preziosi intarsi scivolano sulla pelle come brezza marina in un’isola che si trasforma nel palcoscenico naturale del debutto, pronto a svelare la bellezza di una favola inedita che racconta tutta la magia del Mediterraneo.

Le rose variopinte si alternano sui capi della prossima stagione calda, i fiori si traducono nell’universo fiabesco e sconosciuto di popolazioni autoctone generando un melting pot visivo di suggestioni oniriche, riprese nella palette cromatica che spazia dal color sabbia al tortora, fino alle pennellate verde acqua del tulle. Atmosfere dimenticate rivivono sulla catwalk meneghina, sposando la modernità della sperimentazione e la leggerezza in una continua aggiunta di elementi che, tuttavia, producono il meraviglioso effetto della sottrazione. Poi, i candidi damaschi, gli immancabili pizzi chiari che giocano con le simmetrie e le asimmetrie mostrandosi al pubblico quando si alza il sipario e ricevono gli applausi degli spettatori dopo la premiére. C’è il retaggio di una narrazione poetica nel fil rouge della collezione, l’inossidabile attaccamento alle proprie origini, l'heritage, la contemporaneità di un disegno progettuale che guarda al futuro ma non dimentica la tradizione. Così Marras reinventa un alfabeto estetico che conosce bene i codici di un linguaggio espressivo assolutamente riconoscibile, decodificato grazie all’amore per la parola moda.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 21 Settembre 2022, 18:20
© RIPRODUZIONE RISERVATA