Elisabetta morta, dai colori fluo all'immancabile borsetta: i segreti di stile (inconfondibili) della Regina

dal 1952 fino alle celebrazioni del Giubileo di Platino di giugno, Elisabetta ha saputo costruirsi un’immagine unica e riconoscibile

Dai colori fluo alla borsetta: i segreti di stile (inconfondibili) della Regina dei due secoli

di Caterina Carpanè

Ha coperto tutti i colori dell’arcobaleno, sono stati scritti libri sull’argomento, esistono album da dipingere e Pantone vi ha dedicato persino un campionario a margherita con tutte le nuance utilizzate durante il lungo, lunghissimo regno: il guardaroba della regina Elisabetta, con le sue mise monocromatiche dai toni pastello fino al fluo, ma rigorosamente ton sur ton, è diventato iconico tanto quanto la donna che lo indossava.

Tailleur, abiti, ma anche cappelli, spille e borsette: dal lontano 1952 fino alle celebrazioni del Giubileo di Platino dello scorso giugno, Elisabetta ha saputo costruirsi un’immagine unica e riconoscibile. E proprio questo è uno dei motivi che avevano spinto la longeva sovrana a scostarsi dal suo abbigliamento preferito, fatto di abiti blu e cardigan dalle tinte sobrie, quello con cui è stata immortalata nei suoi momenti privati, in compagnia degli amati nipotini, a cavallo o persino durante l’ultimo incontro con la neo premier Liz Truss qualche giorno fa: la necessità di poter essere facilmente riconoscibile in mezzo alla folla. Non solo dallo staff che si occupava della sua sicurezza, ma anche e soprattutto da chi era accorso per salutarla, magari sotto un improvviso acquazzone inglese. «Deve farsi notare, in modo che la gente possa dire “Ho visto la Regina!”», ha rivelato la nuora Sophie, contessa di Wessex e moglie del principe Edoardo, nel documentario “The Queen at 90” del 2016, a confermare quella frase attribuita alla stessa monarca qualche anno prima: «Se indossasi qualcosa di beige, nessuno saprebbe chi sono!».

Norman Hartnell, Hardy Amies, Stewart Parvin e Angela Kelly sono stati gli stilisti britannici che più hanno curato il look di Sua Maestà, con l’obiettivo di mescolare la doverosa “rispettabilità” reale (di qui l’assenza di scollature, i collant, le gonne rigorosamente sotto il ginocchio e gli orli con piccoli pesi a prova di vento) con la necessità di fornire nuovi outfit per le centinaia di appuntamenti pubblici a cui Elisabetta ha presenziato ogni anno. Perché se durante il giorno la Queen ha sfoggiato i suoi celebri tailleur e soprabiti variopinti, in occasioni di gala, come le cene di stato con i governanti stranieri, ha indossato abiti lunghi, impreziositi da pietre luccicanti e delicati ricami. Solo una volta Elisabetta si è lasciata andare oltre la sua comfort zone: era il 1999 e per il Royal Variety Performance di Birminghan scelse una lunga gonna dorata associata a un top di paillettes rosa, blu, verde, viola, arancione e oro, decisamente appariscente. Eppure quell’Arlequin dress, abito da Arlecchino, come venne soprannominato, non scalfì la sua reputazione, perché, come diceva Karl Lagerfeld, Sua Maestà non è mai ridicola, ma semplicemente impeccabile.

Per questo perfetta».

Non solo abiti. Gli outfit di Elisabetta sono stati spesso completati dagli accessori, come ombrelli, cappelli e spille. Proprio quest’ultime non hanno avuto solo un ruolo decorativo, ma sono state talvolta il mezzo per lanciare dei sottili messaggi. Pare che nel 2018, in occasione della visita dell’allora presidente americano Donald Trump, la sovrana avesse scelto di sfoggiare tre diverse versioni di questo gioiello, tutte con un preciso significato: la spilla donatale dal predecessore di Trump, Barack Obama; la Palm Leaf Brooch, generalmente indossata in occasioni tristi, e la Sapphire Jubilee Snowflake Brooch, regalo di quel Canada non proprio amato dal magnate repubblicano. I reali inglesi, si sa, non esprimono mai opinioni politiche, ma quelle tre spille volute da Elisabetta avevano un legame troppo forte per essere una semplice coincidenza.

Ma il vero strumento per mandare un segnale, Lilibet lo teneva al braccio: la borsetta nera di Launer. Non sapremo mai cosa vi riponesse dentro (un sandwich alla marmellata, ricorderebbe l’orso Paddington, un libro, direbbe Alan Bennett autore de “La Sovrana Lettrice”, ed. Adelphi), eppure sappiamo che la utilizzava per comunicare in modo discreto al suo staff il suo disagio, la sua stanchezza, il desiderio di allontanarsi da una determinata situazione. A terra, sul braccio sinistro o sul tavolo: ad ogni posizione corrispondeva un preciso significato. Chissà se la nuova generazione di donne di casa Windsor, dalla neoregina consorte Camilla alla principessina Charlotte, un giorno seguiranno le sue orme.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 9 Settembre 2022, 15:26
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