Tumori alla tiroide, casi raddoppiati: donne 3 volte più colpite
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Sono raddoppiati negli ultimi 20 anni i casi di tumore alla tiroide, la neoplasia del sistema endocrino più diffusa, sesta per frequenza nelle donne che sono colpite 3 volte più degli uomini. Una malattia che nel 90% dei casi origina dalle cellule follicolari tiroidee, quelle che producono gli ormoni secreti dalla ghiandola (fT3 e fT4), e prende il nome di adenocarcinoma papillare o follicolare. Caratteristiche che permettono di definirlo come “tumore differenziato”. È stato uno degli argomenti al centro dell'ottava edizione del Congresso Cuem (Clinical update in endocrinologia e metabolismo), che si è svolto all'ospedale San Raffaele di Milano. «L'incidenza di tale neoplasia è in aumento principalmente a causa di due fattori: il miglioramento delle tecniche diagnostiche, che permettono di riconoscere sempre più precocemente la presenza di noduli tiroidei anche di piccole dimensioni, e la maggiore esposizione a fattori di rischio ambientali (inquinanti, agenti tossici, radiazioni ionizzanti)», sottolinea Andrea Giustina, presidente della Società europea di endocrinologia e del Cuem. «In assenza di sintomi specifici, e quando i noduli sono non palpabili e non rilevabili - spiega lo specialista - la maggior parte delle diagnosi avviene in modo 'incidentalè nel corso di indagini diagnostiche» e «il sospetto viene generalmente risolto mediante l'esame citologico su agoaspirato».
«In presenza di un nodulo tiroideo neoplastico - precisa Giustina - la questione centrale è la sua stadiazione, ossia la valutazione delle sue caratteristiche che portano alla scelta del relativo trattamento».