La filosofa brasiliana Marcia Tiburi: «Con più donne al governo avremo un mondo migliore. Il Covid lo ha dimostrato»

La filosofa brasiliana Marcia Tiburi: «Con più donne al governo avremo un mondo migliore. Il Covid lo ha dimostrato»

di Valentina Venturi
La filosofia è il tramite per comprendere la realtà, quindi la vita. In 17 capitoli la filosofa, artista e attivista brasiliana Marcia Tiburi affronta i temi fondamentali per il femminismo contemporaneo, invitando a riflettere sulla solitudine, la politica, l’identità, lo spazio di parola e la violenza. Lo fa nel saggio edito da effequ “Il contrario della solitudine: un manifesto femminista”, con prefazione di Igiaba Scego e postfazione dell'editrice e militante nella comunità trans Antonia Caruso. Il libro, uscito in Brasile nel 2018, è stato un successo.
 
“Il contrario della solitudine” è un titolo motivato da cosa?
«Credo che la solitudine sia un'esperienza molto più comune per le donne che per gli uomini. Da dove viene la solitudine femminile e perché pesa così tanto? Gli uomini hanno sempre formato comunità maschili e questo li aiuta a superare le sofferenze che possono verificarsi, mentre le donne vivono molto isolate l'una dall'altra. Avrete sentito parlare dell'importanza delle amiche nella vita delle donne, vero? Si potrebbe dire che il femminismo è la politicizzazione di questo luogo comune. L’isolamento delle donne è fonte d’infelicità e di stress. Con questo titolo volevo mostrare che non siamo sole».
 
Nel 2020 che senso ha il femminismo?
«Il mondo umano sta andando male e ha distrutto i mondi non umani, la natura, l'ambiente, le altre specie. E questo mondo umano che ha prodotto tanta distruzione è opera del patriarcato. In fondo, cos’è il patriarcato? È un sistema di privilegi maschili in cui le donne sono esseri secondari e inessenziali che hanno maggiori difficoltà a realizzarsi, come diceva la filosofa francese Simone de Beauvoir. Credo che solo il femminismo riuscirà a dare alla specie umana una nuova possibilità».
 
Come è nato il capitolo “Autocritica”?
«Il femminismo è molto criticato, specie in chiave generalista e astratta. Dietro queste critiche c'è ovviamente molta misoginia, come quando si dice che il femminismo è il maschilismo rovesciato. Si vede che l'odio che il patriarcato ha storicamente nutrito per le donne è riservato anche al femminismo, che altro non è se non la consapevolezza delle donne della loro condizione. Ho deciso di proporre un femminismo che affronti il suo rapporto con le critiche che subisce. L'ho chiamato autocritica per segnalare che il femminismo è una ricerca dell'autocomprensione delle donne che nasce in mezzo alle critiche al patriarcato».
 
Parla di “ideologia della devozione amorosa alla famiglia”. Cos’è?
«Che cos'è un'ideologia? È una tecnologia politica che mira a sottoporre le persone ad attacchi contro il loro corpo: il patriarcato sta al sesso e al genere come il razzismo sta alla razza e il capitalismo ai lavoratori. Voglio dire, ogni oppressione è diretta verso un potere individuale legato al corpo che deve essere dominato. Questo è ciò che Foucault ha chiamato "anatomopotere" per spiegare come i corpi subiscono un processo di "docilizzazione". In questo senso, le donne erano dominate e i loro corpi resi docili al servizio della famiglia. In realtà possiamo provare amore per le nostre famiglie, ma ciò non significa che dobbiamo essere ciechi di fronte al patriarcato che ne è alla base. Non voglio dire, ovviamente, che le persone non dovrebbero avere o vivere in famiglia, ma che è importante che sappiano come funziona il sessismo in questa istituzione, come si potrebbe organizzare meglio la vita delle donne per essere meno sfruttatə e meno infelicə».
 
Qual è oggi il significato di “prestare attenzione”?
«L’attenzione è una facoltà soggettiva che ci viene quotidianamente rubata. I mezzi di comunicazione, la nuova vita digitale quotidiana che internet rende possibile, non ci danno lo spazio necessario per essere attenti e da lì per essere capaci di mettere in discussione e trasformare la società. Come docente di filosofia, ho scritto più volte sulla cultura della disattenzione. Credo che anche le donne debbano essere attente, perché la distrazione è una tecnologia politica che è anche patriarcale. Diventiamo più attenti man mano che impariamo a usare i media e internet in modo da non essere più utilizzati da loro».
 
Ha una via per la democrazia?
«La democrazia è un costrutto sociale. Sono a favore di una democrazia radicale con la partecipazione di tutte le persone e credo in una cittadinanza globale che deve essere costruita su un grande dialogo globale. Le donne e tutte le altre cosiddette "minoranze" politiche sono il nuovo soggetto di questa democrazia che possiamo sognare per ispirare la nostra lotta politica».

Dedica il libro a “todas (a tutte), a todes (tuttə), a todos (a tutti)”.
«Era un modo per includere i generi umani che si affermano oggi. E per chiarire che il femminismo non è un settarismo, ma una nuova esigenza etico-politica necessaria per migliorare il mondo per tuttə». 

È brasiliana: conosce la situazione della donna in Italia? E se sì, cosa ne pensa?
«Sono brasiliana, ma vivo e insegno come esiliata in Francia a causa delle persecuzioni politiche del Brasile fascista. Può essere sorprendente, ma la mia nazionalità è in parte anche italiana: i miei antenati del nord Italia sono emigrati nel sud del Brasile, quindi l'Italia mi è molto cara. Seguo la situazione delle donne in Italia e so che qui, come in molti altri paesi, la disuguaglianza di genere è molto forte e la violenza contro le donne, come in tutto il mondo, è immensa e va combattuta. Ecco perché le donne del mondo hanno bisogno di unirsi. Il nome di questa unione è femminismo».

Nel primo capitolo scrive: “Ritirare il femminismo dal campo delle polemiche senza fine e approcciarlo in qualità di potenza trasformatrice, ecco cos’è urgente”. Da cosa deriva l'urgenza?
«L'urgenza è quella di interrompere una storia umana verso l'apocalisse in cui il patriarcato capitalista e razzista ci sta lanciando da tempo».

Dichiara: “Il lavoro è un vero problema di genere”. Ossia?
«Intendo la disuguaglianza di genere. Le donne di tutto il mondo lavorano molto più degli uomini in tutti i settori e questo inizia a casa. Le donne devono rendersi conto, come diceva la filosofa italiana Silvia Federici, che sono una classe sociale sfruttata. Se vogliamo vivere una vera democrazia, è necessario rivedere e correggere questo andamento».

Il Covid-19 che conseguenze avrà sul femminismo? Come sarà il futuro?
«Le donne hanno sempre lottato contro le difficoltà nei momenti peggiori della storia dell'umanità. Sono state le donne a vincere veramente, perché hanno vinto umanamente nel corso della storia, mentre gli uomini hanno prodotto le guerre. Ora, anche i paesi amministrati da donne hanno avuto risultati migliori nell'affrontare la pandemia. Credo che se il femminismo riuscisse a farsi strada in politica avremmo un mondo migliore, ma se continuiamo a vivere sotto il patriarcato non avremo un futuro».

Cosa pensa del Brasile?
«Il progetto del patriarcato è solo distruttivo: il Brasile sta vivendo un fascismo dall’immenso carattere patriarcale. Il Brasile è un laboratorio di neoliberismo. Qui abbiamo l'esempio della catastrofe che può colpire il mondo se lo lasciamo avanzare. Purtroppo Bolsonaro è un esempio di sessismo, di capitalismo e, all'estremo, di fascismo sottomesso agli USA. Temo che questo modello di catastrofe si diffonderà in tutto il mondo con l'avanzata dell'estrema destra. Il femminismo è l'opposto dell'estrema destra e del fascismo. Se vogliamo avere un futuro, dobbiamo impegnarci a fondo».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 24 Luglio 2020, 18:26
© RIPRODUZIONE RISERVATA