Raffaella, prima vice presidente donna di un autonoleggio: «Sono partita dal call center, ma ce l'ho fatta»

Raffaella, prima vice presidente donna di autonoleggio: «Sono partita dal call center»

di Franca Giansoldati
Il settore, quello del noleggio di auto e furgoni, non è proprio un terreno facile da percorrere per le donne. Anzi. E’ tradizionalmente appannaggio di una dirigenza maschile, così come maschile è l’impronta delle grandi compagnie che gestiscono un comparto destinato a diventare sempre più importante per la mobilità in Italia. Raffaella Tavazza, 40 anni, due figli piccoli, è la prima vice presidente donna di una grande azienda di noleggio, la Locauto. Quando ha iniziato, nel 2005, non si è fatta spaventare troppo dal fatto che suo padre, il presidente della società, l’avesse confinata ai centralini, praticamente incaricata di rispondere alle chiamate telefoniche, partendo dal basso, facendo la gavetta settore per settore, sebbene alle spalle avesse una laurea alla Bocconi, un master e un’esperienza di successo alla Arthur Andersen. Di entrare nell’azienda paterna non è che ne avesse poi così tanta voglia, le sue aspirazioni erano altre e sapeva di andare incontro a un clima non proprio anglosassone di equilibrio e attenzione al gender. «Mi ci sono ritrovata perché era stato acquisito un nuovo ramo e non potevo dire no, giocoforza ho cambiato lavoro». Ma la strada si è presentata subito in salita.

GAVETTA
«Mi hanno messo a rispondere al telefono, ad accompagnare persino dei clienti, a Linate dove avevamo degli uffici. L’ho fatto con spirito costruttivo, cercando sempre di cogliere gli aspetti positivi, di capire ogni interstizio di questo settore che per me era tutto nuovo, ma nello stesso tempo mi rendevo conto che non avevo la strada facilitata. A distanza di tanti anni posso dire che non ho avuto nemmeno una scorciatoia». Ma fa niente. Raffaella si è tirata su le maniche e con pazienza ha costruito un percorso diverso. La forza delle idee e la visione sistemica del settore, acquisita con le esperienze all’estero, le hanno consentito di pianificare cose nuove e di imporre all’azienda una impronta gestionale che si è rivelata vincente. In pratica Raffaella ha puntato tanto sulle donne, sulla loro valorizzazione interna, non importa se manager o quadri; le ha sostenute nel tentativo di conquistare un equilibrio e una compatibilità tra lavoro e famiglia, non le ha mai penalizzate nel percorso di carriera dopo una gravidanza. Oggi alla Locauto l’equilibrio interno di genere è di 50 e 50. Il settore furgoni, per esempio, tradizionalmente solo maschile, è stato affidato a una manager. Una piccola rivoluzione. In compenso, dall’equilibrio nuovo che si è andato a creare in questi anni l’azienda ha tratto un enorme beneficio in termini di team building e di interazioni interne. «Constatiamo che si lavora meglio, in un buon clima, si fa squadra e si produce di più, anche in termini di fatturato», sintetizza Raffaella.

PSICOLOGIA
Uno dei punti di forza di Locauto, spiega la manager, è proprio la capacità di fare squadra che si traduce, in termini di servizi alla clientela, «a garantire la massima attenzione alle persone che si rivolgono a noi, dal cliente più piccolo al più importante, prevedendo sempre l’accompagnamento di chi noleggia una vettura dall’ingresso in agenzia fino alla fine della locazione, in qualsiasi posto. Ognuno viene seguito con una impronta personale, tagliata su misura». Una attenzione particolare viene data alle donne e alle famiglie, persino ai nuclei familiari che hanno animali. Il balzo nei conti, di anno in anno, ha convinto anche il padre di Raffaella, il presidente, a lasciare piano piano le redini in mano a questa donna creativa e piena di energie. «Sono entrata in azienda nel 2005. E’ stato fatto un bel cammino. Oggi posso dire con orgoglio che le dimensioni raggiunte, circa 150 dipendenti diretti e 500 esterni collegati, non ci impediscono di essere una sorta di grande famiglia. Le relazioni umane restano il nostro plus più importante. Le persone da noi non sono numeri o statistiche, ma risorse, ognuna con talenti da apportare».

BILANCIO
Se lei fosse nata maschio suo padre la avrebbe aiutata di più a crescere in azienda? La domanda non sembra stupire Raffaella che si mette a ridere. «Non lo so.
Sicuramente non sono stata agevolata. All’inizio mi sono trovata a rispondere alle mail dei clienti, al banco, a dare supporto in loco, accompagnare i clienti. E non è che arrivassi da zero, avevo alle spalle studi economici, esperienze di consulting importanti, avevo avuto successi personali. Diciamo che è stato un bagno di umiltà produttivo». Il percorso imposto da Raffaella, di ridurre il gap tra maschi e femmine, ha avvalorato le ricerche di diverse università che dimostrano come la presenza femminile, di manager e quadri, introduca nel processo decisionale l’elemento vincente: il team building, la capacità di fare squadra, lavorare meglio e produrre di più. «I maschi a livelli dirigenziali risultano più rigidi, le donne maggiormente versatili. L’equilibrio tra loro consente una maggiore fluidità, risposte migliori e un clima interno positivo». Raffaella è convinta che il soffitto di cristallo in Italia debba ancora essere sbriciolato, la strada per le donne a vari livelli è ancora lunga, quello che serve è cominciare a fare rete e non avere paura.

Ultimo aggiornamento: Domenica 9 Giugno 2019, 09:28
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