Nel 2017 era stata arrestata per aver sventolato una bandiera arcobaleno durante un concerto dei Machrou Laila (un gruppo libanese) al Cairo. In carcere era stata torturata e violentata, l'avevano rilasciata su cauzione. Ma la persecuzione nei suoi confronti non era finita, Sarah aveva dovuto lasciare il suo paese e rifugiarsi in Canada. Ha lasciato un biglietto d'addio, in cui chiede perdono.
Sarah aveva combattuto contro l'omofobia e per difendere le persone perseguitate nel suo paese per il loro orientamento sessuale. Si è esposta con corragio. Il 22 settembre 2017, durante il concerto dei Machrou Laila, Sarah e un suo amico, Ahmed Alaa, hanno sventolato la bandiera arcobaleno, un gesto intollerabile in Egitto. La foto era finita sui media e il leader religiosi avevano chiesto la punizione per i due attivisti.
Sarah e Ahmed sono finiti in prigione, entrambi hanno subito torture e violenze, come hanno riferito i media locali. Sono stati rilasciati dopo pressioni internazionali e hanno trovato accoglienza in Canada dove ha continuato a battersi per i diritti della comunità lgbt. «Il cielo è migliore della terra - aveva scritto - e io voglio il cielo e non la terra»
Sarah Hijazi voleva solo essere accettata per quello che era. E invece ancora una volta tanti umani e zero umanità!
— Ana 🎧🐧 (@AnaUlcinj) June 15, 2020
“L'amore sboccia tra persone, non tra sessi. Perché porsi dei limiti?” DL pic.twitter.com/74vB4nPwqa
#سارة_حجازي #sarah_hijazi
— saleh⁷ (@SsalehAlsaeed) June 14, 2020
sarah is a queer egyptian woman that was put in jail for her sexuality and for raising the LGBTQ+ flag.. she was bullied for years..
sarah immigrated 2 years ago to canada and commited suicide recently.. pic.twitter.com/BJMrDjoFZz
Ultimo aggiornamento: Lunedì 15 Giugno 2020, 18:47
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