Aborto, salute e lavoro: i diritti negati alle donne e alle ragazze in Europa con la pandemia

Aborto, salute e lavoro: i diritti negati alle donne e alle ragazze con la pandemia

di Maria Lombardi
Ospedali paralizzati dall'emergenza Covid, difficoltà ad avere informazioni e prendere appuntementi, liste di attesa ingolfate. Abortire, durante le settimane di lockdown, è stato per molte donne davvero difficile. Chi racconta di ore e ore al telefono nella speranza che qualcuno in reparto rispondesse, chi dice di essere stata respinta da tre ospedali, e c'è infine chi è dovuta andare all'estero. Solo l’Associazione Luca Coscioni ha ricevuto 33 richieste di informazioni e aiuto al giorno durante il lockdown, 3mila in totale. Il diritto all'interruzione alla gravidanza e la salute delle donne è stata messa a dura prova nel periodo della quarantena. Un'emergenza che non riguarda solo l'Italia

«I governi europei non devono aggravare il danno causato alle donne dalla crisi da Covid-19, non garantendo l’accesso alle cure essenziali per la salute sessuale e riproduttiva», dice Caroline Hickson, direttrice regionale della rete europea IPPF. «Limitare i servizi essenziali sta mettendo a rischio la vita, la salute e il benessere di centinaia di migliaia di donne. I paesi che danno priorità alle cure hanno adottato misure per proteggere la sicurezza e la libertà di donne e ragazze. Si può fare, non ci sono scuse per abbandonare le donne e le ragazze».


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Salute e non solo
«La pandemia da Covid-19 ha aumentato i livelli di insicurezza e di violenza contro le donne in tutta Europa e, senza un’attenzione mirata da parte dei governi, rischia di aumentare le disuguaglianze di genere e i livelli di discriminazione». É l'allarme lanciato Questo l’avvertimento lanciato da Amnesty International, Women’s Link Worldwide e la International Planned Parenthood Federation che hanno presentato Una guida per l’Europa: La protezione dei diritti delle donne e delle ragazze in tempi di pandemia da COVID-19 e delle sue conseguenze (A Guide for Europe: Protecting the rights of women and girls in times of the COVID-19 pandemic and its aftermath)..

«Durante questa crisi sanitaria e all’indomani della pandemia da Covid-19, i diritti delle donne e delle ragazze devono essere rispettati e garantiti», ha detto Viviana Waisman, Presidente e ceo di Women’s Link Worldwide. «Queste linee guida ci forniscono il quadro necessario per esigere che gli Stati europei rispettino i loro obblighi e mantengano il loro impegno per i diritti e la vita delle donne e delle bambine durante questa crisi e in questo momento».

La violenza.
L'emergenza numero uno, dopo quella sanitaria. L'isolamento ha esposto le donne a un rischio maggiore. Secondo recenti dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, le chiamate di emergenza sono aumentate fino al 60% rispetto all’anno scorso in molti paesi europei.
«È fondamentale che, pur adottando adeguate misure di salute pubblica - si raccomanda - gli Stati rispettino i propri obblighi internazionali per garantire la dovuta diligenza nelle indagini e nel perseguimento di tutti i casi di violenza di genere, sia durante l’isolamento che dopo l’allentamento delle restrizioni».

La salute. Molti paesi hanno assicurato anche durante l'emergenza l'accesso a tutti i servizi, altri non lo hanno fatto.
«Alcuni paesi sembrano utilizzare le restrizioni come un’opportunità per minare o limitare ulteriormente l’accesso ai diritti sessuali e riproduttivi». Gli ospedali e le cliniche hanno ridotto i servizi di salute sessuale e riproduttiva al minimo indispensabile, o li hanno chiusi del tutto a causa, tra l’altro, della carenza di personale e della riassegnazione di personale. In molti luoghi, l’accesso ai normali servizi clinici è diventato estremamente difficile. 

Post Covid. Le prospettive sono drammatiche. Milioni di donne e ragazze rischiano di trovarsi senza lavoro, la crisi sanitaria si tradurrà in una contrazione dell'occupazione femminile.
«Le donne che si trovano ad affrontare forme multiple e intersecanti di discriminazione, come le donne rom, migranti o richiedenti asilo, le lavoratrici del sesso, le donne disabili, le donne trans e altre in situazioni di emarginazione, corrono un rischio maggiore di essere prese di mira dagli agenti dello Stato e di subire danni, tra cui la profilazione razziale. È fondamentale che gli Stati garantiscano che l’aumento dei poteri di polizia non colpisca queste donne in modo sproporzionato».

«L’Europa non sarà più la stessa dopo il Covid-19. La pandemia è una crisi senza precedenti, con gravi conseguenze per i diritti umani di donne e ragazze. Ma, paradossalmente, questo periodo buio ci offre l’opportunità di fare di più per superare la discriminazione e la disuguaglianza», sostiene Marie Struthers, direttrice regionale per l’Europa di Amnesty International. «Chiediamo agli Stati di ascoltare la voce delle donne e di fare dell’Europa post Covid-19 un posto migliore per tutte le donne e le ragazze»
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Febbraio 2023, 00:39
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