«Una Marina di libri»: a Palermo torna la rassegna con 80 case editrici, 7 palchi per dibattiti e spettacoli e gli autori che incontrano i lettori

Il direttore artistico Gaetano Savatteri: "L'eresia è il tema di quest'anno. Anche stampare libri, oggi, è eretico oltre che coraggioso"

«Una Marina di libri»: a Palermo torna la rassegna con 80 case editrici, 7 palchi per dibattiti e spettacoli e gli autori che incontrano i lettori

di Totò Rizzo

Quattordicesima edizione con la presenza di 80 editori, 7 palchi per incontri, dibattiti, spettacoli, 200 appuntamenti nel parco di Villa Filippina, gioiello di metà ’700 nel cuore di Palermo: una “Marina di Libri” – oggi tra le fiere editoriali più importanti insieme a Torino, Roma, Bologna – si appresta a far salpare, giovedì 8 giugno, l’edizione 2023 (fino a domenica 11). Festa, soprattutto, dell’editoria indipendente. Direttore artistico Gaetano Savatteri, giornalista del Tg5 e scrittore (“Màkari”, per Sellerio, è il suo successo più popolare trasposto poi nelle serie di Rai1).

Savatteri, indipendente è termine del quale oggi si fa quasi abuso. Anche nell’editoria?

«Nell’editoria sta ad indicare spesso il piccolo anche se non sempre coincide col piccolo. Indipendente è chi non fa parte dei grandi gruppi, delle cordate nazionali, non è nelle altissime pile di best seller delle librerie. Ma c’è poi un mondo di imprese in cui lavorano 15/20 persone, alcune a conduzione familiare, piccole botteghe che il più delle volte si trovano al Sud ma non solo al Sud. Un mondo coraggioso ed eretico: infatti l’eresia è il tema di questa edizione. Stampare libri nel 2023 è un atto di fiducia nella scrittura e dunque nella forza delle idee».

Eresia anche come eresia del fare, specie nella Sicilia di un certo immobilismo.

«Eresia contro l’indifferenza della politica: Regione e Comune sono assenti da questa manifestazione che muove migliaia di persone non solo dalla Sicilia ma dal resto d’Italia, gente che investe soldi, dall’affitto degli stand ai b&b».

“Una Marina di libri” su cosa si regge allora?

«I proventi sono quelli degli editori stessi, gli azionisti principali della rassegna, dei biglietti d’ingresso nonostante il prezzo molto popolare (3 euro), gli sponsor che partecipano con entusiasmo, sia quelli del mondo culturale che quelli del settore dell’economia».

Chi è, oggi, lo scrittore eretico?

«Partiamo dal fatto che la scrittura è un valore di per sé, anche quella cosiddetta d’evasione che fa sempre pensare, riflettere. Poi c’è lo scrittore più scomodo e quello meno scomodo. L’importante è l’opera creativa che stimola e diffonde idee. Contro tutte le attuali seduzioni dell’algoritmo e dell’Intelligenza Artificiale».

Torino, Roma, Bologna, Palermo e altri appuntamenti ormai entrati nei calendari ufficiali: servono ancora le fiere come intermediazione tra chi scrive e chi legge?

«Lo scrittore vede in faccia il lettore e il lettore incontra, parla con l’autore che legge di solito o ha appena scoperto, si congratula ma non soltanto, a volte perfino lo rimbrotta perché i lettori sono molto più attenti ed esigenti di quel che si pensi.

E poi anche le occasioni tra scrittori stessi, il grande nome delle cattedrali editoriali e lo sconosciuto autore di provincia: scambi di idee, nuove amicizie, perfino collaborazioni».

A cosa servono invece i tanti laboratori – dai ragazzi agli anziani, a chi nella lettura incontra un ostacolo come la mancanza della vista – di cui è ricca “Una Marina di libri”?

«È una full immersion nella società di cui il libro, se non resta soltanto un elemento d’arredo sugli scaffali, fa parte. E poi il libro è ancora un oggetto fisico che, come un giocattolo per un bambino, è divertente e istruttivo smontare, capire da cosa parte, come si costruisce, perché è venuto fuori così».

C’è un capitolo del festival dedicato agli “scrittori che ci mancano”. Perché?

«È un modo per dire che i libri sono anche memoria, storia, non muoiono coi loro autori. Non c’è soltanto il titolo di successo, quello che è appena uscito o quello che uscirà a breve. Una raccomandazione opportuna in un Paese dove ogni anno si stampano più libri di quelli che si vendono e si leggono: non dimentichiamo i grandi autori e quel che hanno lasciato».

Oggi lo scrittore è un soggetto multitasking: editorialista sui giornali, opinionista in video, sceneggiatore di film e fiction tv, autore/lettore di podcast: pare avere mille anime.

«È un poligrafo. Ma alla fine, oggi, lo siamo tutti. A partire dai social. Però che sia un post su facebook o la sceneggiatura di un film, che sia penna su carta o tasti di un pc, tutto nasce da lì, dall’atto della scrittura. Dice un proverbio delle mie parti: “Bianca ’a campagna, nìura ’a simènza, l’omu chi la fa sempri la penza”. La campagna è il foglio o uno schermo bianchi, l’uomo li coltiva con la scrittura. Ogni parola è come fosse un seme».


Ultimo aggiornamento: Martedì 6 Giugno 2023, 13:54
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