Roberto Vecchioni racconta 50 anni di canzoni (le sue)

Roberto Vecchioni racconta 50 anni di canzoni (le sue)

di Totò Rizzo

Totò Rizzo Le canzoni non si spiegano, amano dire gli artisti. Sarà forse per deformazione professionale, per quel suo non aver mai abbandonato la cattedra per il palcoscenico, coniugando necessità ed impegno per entrambi con la stessa passione, che dopo anni trascorsi a “spiegare” le canzoni degli altri, Roberto Vecchioni s’è deciso a varare un’“autoantologia” di alcuni brani del suo repertorio, testo e note esplicative. Che sono ovviamente più che una semplice analisi del significato e delle parole in quanto toccano tasti più intimi, emozioni, ricordi. L’idea è nata dal corso universitario che Vecchioni ha tenuto per anni a Pavia sulla “forma canzone”.

Dopo aver discettato sui brani di alcuni colleghi, da Gaber a De Gregori, gli è stato chiesto perché non facesse lezione sui suoi.

Si è ovviamente schermito ma ha poi ceduto affidando il compito a Paolo Jachia, docente di Semiotica, e a Massimo Germini, virtuoso degli strumenti a corda nonché suo fido chitarrista. Lui ha accompagnato quelle dissertazioni accademiche con la facondia dell’aneddotica. «La canzone – dice Vecchioni – somiglia a un quadro o a un racconto breve. È un’annotazione, la fotografia di uno stato d’animo, un’urgenza descrittiva che ti pulsa dentro e non puoi fare a meno di liberare». E sul fatto che la canzone sia opera d’arte, non ha dubbi: «Lirica deriva da lira, lo strumento musicale della Grecia antica. Le poesie venivano già allora declamate con l’accompagnamento delle note». Più chiaro di così…

Roberto Vecchioni, Canzoni, Bompiani, 360 p, 18 euro


Ultimo aggiornamento: Sabato 30 Ottobre 2021, 14:46
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