Marino Bartoletti, la Discesa degli Dei: «Napoli, è la tua occasione. Amadeus a Sanremo ha vinto tre sfide»

Marino Bartoletti, la Discesa degli Dei: «Napoli, è la tua occasione. Amadeus a Sanremo ha vinto tre sfide»

di Marco Castoro

Marino Bartoletti, anche tu come Mourinho nell’Inter: hai centrato il Triplete. Terzo romanzo che “scomoda” gli dei. Dopo “La cena degli Dei” e “Il ritorno degli Dei” ecco che esce in libreria e negli store “La discesa degli Dei”.

Ma sono gli Dei che ti ispirano oppure quella voglia di raccontare “storie che sembrano favole e favole che sembrano storie”?

«Quello con Mourinho è un paragone molto prestigioso e credo anche immeritato vista la fama di cui gode questo straordinario professionista che io stesso ammiro, anche in qualche suo eccesso. Però, in un rigurgito di modestia, posso dire che lui, conquistato il Triplete, si è fermato al Triplete! Io invece chissà che in questa avventura editoriale di scrittore che mi è capitata di capo e collo dopo i 70 anni, non possa andare anche oltre il terzo romanzo che adesso però naturalmente mi voglio godere. È vero che io scrivo favole che sembrano storie e storie che sembrano favole, però c’è una parvenza di verità, anzi qualcosa di più di una parvenza».

Gigi, Pietro, Pino, Mimmo, Gilles, Fausto, Massimo: tutti chiamati in causa ad aiutare i ragazzi che hanno invocato aiuto. Riconosciamo dai nomi Mennea, Coppi, Villeneuve, gli altri chi sono?

«Anche questa volta gli dei effettivamente sono di alto profilo. Gigi è Gigi Proietti e forse la storia che racconto legata a lui è la più commovente, Pino è Pino Daniele, Massimo naturalmente è Massimo Troisi; Mimmo è Mimmo Modugno».

Restiamo sulla terra. Come vedi questi Mondiali senza l’Italia e nel ricco Qatar?

«I Mondiali del Qatar li vedo ovviamente con un po’ di tristezza e una grande malinconia. Io, fra l’altro, appartengo anagraficamente alla generazione di bambini che nel 1958 videro per la prima volta l’Italia esclusa dai Mondiali, i Mondiali di Pelé e del Brasile, e pensavo che non mi sarebbe mai accaduto e invece mi è accaduto altre due volte».

E il campionato? Così equilibrato. Come andrà a finire?

«Sì, il campionato è veramente molto equilibrato e per questo anche molto bello! Questa volta credo sinceramente che sia l’occasione buona per il Napoli che io ho seguito sempre con grande affetto, che ho raccontato ai tempi di Maradona, credo che questo scudetto solo il Napoli può buttarlo via con le sue mani».

Dulcis in fundo il nostro amato Festival di Sanremo? Che cosa pensi della gestione di Amadeus?

«Penso veramente tutto il bene possibile, è veramente una persona molto in gamba a cui voglio molto bene, ma non mi fa velo l’amicizia o l’affetto.

Ha fatto addirittura dei suoi possibili limiti i suoi punti di forza: ha messo in campo modestia, umiltà e piano piano sempre più esperienza e padronanza della materia. Ha vinto tre sfide differenti l’una dall’altra, terribile quella del Covid di due anni fa».

Come si sta evolvendo la canzone italiana: trap e rap hanno messo in secondo piano i brani melodici o dei cantautori?

«Io non penso si tratti di gerarchie. La musica bella va goduta indipendentemente dalla sua matrice. Le mie figlie sorridono molto quando sanno che mi piacciono sia i ragazzi de Il Volo sia i ragazzi dei Måneskin, quindi mondi, pianeti completamente diversi fra loro, ma è giusto così. A me piace l’idea della contaminazione, della sperimentazione, e poi la musica bella, tradizionale, non ce la tocca nessuno! Basta guardare il podio di Sanremo di quest’anno che è stato di una complementarietà meravigliosa».

Chi vorresti vedere al Festival?

«Ovviamente mi fido ciecamente delle scelte di Amadeus che ha dimostrato soprattutto nell’ultima edizione di saperci molto fare con la forza del suo acquerello, della sua tavolozza. Credo che ci saranno ancora dei cantanti vintage ma credo che ci saranno anche belle sperimentazioni. Per quanto mi riguarda, visto che quest’anno Sergio Endrigo compirebbe 90 anni, credo che sarebbe molto bello e importante e approfitto per lanciare un appello ad Amadeus, perché credo che, fra l’altro sarebbero anche i 55 anni della sua vittoria con Canzone Per te. Sono i 40 anni de “L’italiano” di Toto Cutugno quindi affido questa riflessione ad Amadeus e sono i 50 anni dell’esordio a Sanremo di Roberto Vecchioni con “L’uomo che si gioca il cielo a dadi”».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 3 Novembre 2022, 16:34
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