“Lo chiamavano Tyson”, il romanzo d'azione di Mauro Valentini che racconta l'anima della periferia romana

“Lo chiamavano Tyson”, il romanzo d'azione di Mauro Valentini che racconta l'anima della periferia romana

di Emilio Orlando

Un rientro “forzato", quasi una fuga a Roma dagli Stati Uniti. Una narrazione concitata, che passa dai quartieri bene, fino a degradare nelle periferie, a colpi di suspance e grande capacità descrittiva, come se dalle pagine venissero fuori, i rumori e gli odori pesanti carichi di precarietà, violenza e rabbia. A fare da sfondo all' avvincente racconto le note dei “Jethro Tull”. Fausto Colasanti è un cinquantenne che sopravvive facendo piccoli lavori saltuari. È da tutti chiamato Tyson oltre che per l’aspetto, per la sua atavica incapacità a controllare la rabbia. Un compagno d'infanzia, oggi famoso chef, lo segnala per un lavoro al Commendatore Peroni, manager nel campo dell’edilizia. Egli dovrà però trovare un aiutante e per non perdere quella che sembra un’ottima e ultima occasione lavorativa, Tyson proporrà il suo amico Alcide Pennello. Tyson e Alcide saranno i custodi della villa del costruttore per 24 ore al giorno, completamente immersa nel verde del quartiere romano dell'Eur. L'edificio è dotato di un originale sistema anti intrusione: una gabbia blindata che imprigiona i ladri permettendo ai custodi di avvertire la polizia. Ma la durezza di Tyson e l'avventatezza di Pennello, insieme a un crescendo di azioni grottesche e imprevedibili, scateneranno una serie di eventi sorprendenti che inchioderanno il lettore fino all'ultima pagina.

«Questo romanzo dalle tinte così forti l'ho dedicato a quelli come Tyson, agli sradicati, agli esiliati che hanno popolato i quartieri ghetto della Capitale. Ci sono tanti Tyson nelle periferie di Roma e molti avrebbero potuto avere un destino migliore, ma non ce l'hanno fatta. Lui in questa storia che racconto, avrà un'ultima, inaspettata opportunità per dare una svolta alla vita, anche a costo di usare la violenza» - ha sottolineato Mauro Valentini, autore oltre che di questa ultima fatica letteraria anche delle opere “Mio figlio Marco – La verità sul caso Vannini” scritto con Marina Conte, “Mirella Gregori – Cronaca di una scomparsa” e “Marta Russo – Il Mistero della Sapienza” (Armando editore). Con quest'opera ha vinto il premio letterario Costa d’Amalfi 2017 e si è classificato secondo al “Premio Piersanti Mattarella 2019”. Lo stile di “Lo chiamavano Tyson” (Armando Editore) a tratti grottesco, violento e claustrofobico, richiama alcuni scrittori che hanno influito sulla formazione e sull’immaginario dell’autore: Niccolò Ammaniti e Carlo Lucarelli, ma anche Roberto Saviano e Giancarlo De Cataldo.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 21 Febbraio 2022, 11:22
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