La nascita, la crescita e l'espansione di Al Qaeda nel capolavoro di Marco Cochi

La nascita, la crescita e l'espansione di Al Qaeda nel capolavoro di Marco Cochi
Venti anni fa in Africa orientale, in una rovente mattina di agosto, saltano in aria due ambasciate statunitensi a Nairobi e a Dar es-Salaam. Il duplice attacco, che lascia complessivamente sul terreno 224 morti e quasi quattromila feriti, è opera dei terroristi di al-Qaeda e segna l’inizio alla crociata anti-americana propugnata da Osama bin Laden, che porterà ai drammatici eventi dell’11 settembre.

Comincia così il nuovo libro di Marco Cochi dal titolo “Tutto cominciò a Nairobi. Come al-Qaeda è diventata la rete jihadista più potente dell’Africa”, che racconta come si è evoluta la minaccia del terrorismo di matrice islamica nel continente africano, dove l’organizzazione terroristica ha instaurato nel tempo una potente e ramificata rete jihadista con salde e consolidate alleanze in Nord Africa, nel Corno e nella vasta regione del Sahel.

Il libro tratta anche dell’evoluzione del radicalismo islamico nel nord-est della Nigeria, dove negli ultimi nove anni l’insurrezione di un gruppo estremista chiamato Boko Haram (L’educazione occidentale è sacrilegio) ha provocato la morte di oltre ventimila persone e l’esodo di 2,7 milioni di nigeriani, costretti a sfollare nell’area del bacino del Lago Ciad.

La disamina dell’evoluzione della minaccia nell’area prosegue poi con la nuova insorgenza jihadista nella provincia di Cabo Delgado nel Nord del Mozambico, dove dal 2014 è attivo un gruppo locale di matrice jihadista conosciuto come Ansar al-Sunna. Una minaccia da prendere in seria considerazione, considerato che dallo scorso ottobre nella zona si sono registrati numerosi attacchi terroristici, costati la vita a un centinaio di persone.

Tra i vari temi trattati, c’è anche spazio per il calcio, che gli estremisti somali di al-Shabaab hanno bandito nei tre distretti di Mogadiscio e nelle zone della Somalia centro-meridionale sotto il loro controllo, dove nel corso dei mondiali in Sudafrica e Brasile hanno compiuto sanguinosi attacchi nei luoghi dove i tifosi inermi assistevano alle partite.

Il testo sottolinea infine la scarsa attenzione che i media occidentali dedicano al fenomeno, che in realtà ci riguarda molto da vicino perché gli attentati contro obiettivi occidentali in Africa negli ultimi cinque anni sono triplicati.

Senza contare, che gli indizi provenienti da recenti attacchi in Europa sono assai eloquenti: l’attentatore che il 22 maggio 2017 uccise 22 ragazzi alla Manchester Arena al termine del concerto di Ariana Grande era di origine libica, così come aveva origine tunisina l’autore del primo atto terroristico effettuato con un tir lanciato sulla folla, che provocò la morte di 85 persone sulla Promenade des Anglais di Nizza. Ma anche l’attacco che l’agosto dello scorso anno uccise 15 persone sulla Rambla di Barcellona fu operato da una cellula marocchina.

E nel finale del libro – dati e studi alla mano – emerge che non è solo con l'intervento militare che si può sconfiggere il terrorismo, ma con la ricerca di soluzioni atte a ridurre i diversi fattori primari, che spingono gli aspiranti jihadisti a entrare in rotta di collisione con la realtà che li circonda.
Ultimo aggiornamento: Martedì 24 Luglio 2018, 19:38
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