Giornata Mondiale dell'Alzheimer, Flavio Pagano: "L'amore è l'unica terapia"

Giornata Mondiale dell'Alzheimer: "L'amore è l'unica terapia"

di Ilaria Del Prete
Domani si celebra la Giornata Mondiale dell'Alzheimer: una malattia che solo in Italia colpisce 1 milione di persone e che mette alla prova tanto chi ne è affetto quanto chi sceglie di restargli accanto. 
Lo scrittore Flavio Pagano è infatti autore del libro Infinito Presente, ovvero un diario di viaggio, una delicata testimonianza della tenacia di una famiglia alle prese con la patologia di una madre determinata a non cadere nell'oblio. Ma soprattutto una storia di vita, amore e risate. 

Il titolo del romanzo è un ossimoro: che significato ha il tempo durante la malattia?
«La persona che soffre di Alzheimer vive il tempo in maniera egocentrica: passato e futuro non esistono più, il presente si slabra fino a contenere tutta l'esperienza temporale della persona. Tutto è un Infinito presente.

Chi sono i caregiver?
«I familiari curanti. Le persone che scelgono di seguire il congiunto e curarlo. È una scelta da ponderare attentamente perché le difficoltà sono enormi, bisogna essere pronti a confrontarsi con ogni necessità fisica e spirituale della persona che si assiste. Non sono rose e fiori: eppure posso affermare, senza alcuna retorica, che ripaga sempre affrontare la vita invece di evitarla». 

Prendersi cura di un anziano è una scelta di testa o di cuore?
«Di un cuore che non deve rinunciare ad avere una testa. Non è detto che il paziente con una demenza sia anziano. È in grande aumento la forma giovanile di questa malattia». 

Cosa può fare la famiglia?
«Moltissimo. Ma la cosa più importante è l'amore: amare chi ci sta lasciando. Accettare il dolore di questo lungo addio, comprendere che l'amore è la terapia più potente che esista. È difficile, forse impossibile, restituire a una madre l'amore incondizionato che ci ha offerto per tutta la vita: ma provarci è un'esperienza indimenticabile».

Quali sono gli errori più comuni?
«Pensare che il malato non sia più una persona. Tentare di far sì che sia lui a seguire noi e non il contrario. Pensare che la sua vita sia finita e rinunciare a tenerlo occupato».

È importante condividere quest'esperienza?
«Socializzare è fondamentale. Bisogna abbattere i muri che separano i cosiddetti sani dagli ammalati». 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 20 Settembre 2017, 09:00
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