Eddy Anselmi racconta il Festival di Sanremo: "Le note che han fatto l’Italia"

Eddy Anselmi racconta il Festival di Sanremo: "Le note che han fatto l’Italia"

di Rita Vecchio
«Il Festival di Sanremo nasce già uguale a se stesso: racconta un Paese ingenuo, appassionato, desideroso di leggerezza». Parte così il libro pieno del sapere e della voglia di raccontare di Eddy Anselmi - giornalista, autore tv e storico della musica leggera - uno dei massimi esperti del Festival e capo delegazione aggiunto all'Eurovision Song Contest. Sono analizzate 70 edizioni - dal 1951 al 2019 - con canzoni, interpreti, classifiche, curiosità, vincitori e vinti.
«Questo libro rappresenta una storia unica di un Festival diventato tradizione - dice Anselmi - e che rientra non solo nella storia dell'Italia, ma anche nella biografia personale di ognuno di noi». Domenico Modugno («Volare sincronizza gli orologi della canzonetta con i tempi») e l'aneddoto della giacca: «Gialla, perché i cantanti nel 1958 erano obbligati a vestire di quel colore. Quella azzurra è dell'anno dopo», racconta sorridendo Anselmi. Anni di cambiamenti: «Sta maturando la prima generazione di nati nel dopoguerra, appassionata dei dischi di Betty Curtis e di Tony Dallara. Una ragazza di Cremona incide Nessuno su 45 giri e la propone completamente trasformata: il suo nome è Mina». Dalle origini di Nunzio Filogamo con la vittoria di Nilla Pizzi e di Grazie dei fiori («Il primo Festival, una giusta intuizione. Quando i cantanti timbravano il cartellino») all'età dell'oro di Claudio Baglioni, arrivando così a Soldi di Mahmood.
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Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Gennaio 2020, 10:09
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