Tangente truffa, Iannotta: «Ho attivato 'ndrangheta e "Servizi"»

Tangente truffa, Iannotta: «Ho attivato 'ndrangheta e "Servizi"»

di Vittorio Buongiorno
«Qui alla prima virgola che si sbaglia siamo morti, l'hai capito o no?». Maggio 2018. Sono i giorni in cui Luciano Iannotta sta cercando disperatamente di trovare chi lo ha truffato sostituendo la tangente di 600 mila euro con banconote false. E' disperato. I soldi non sono suoi, ma glieli hanno forniti Gennaro e Antonio Festa, la famiglia napoletana vicina all'ex braccio destro di Antonio Bardellino, Pasquale Pirolo. Bastano questi nomi per far capire i suoi timori.

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L'imprenditore sonninese arrestato nell'operazione Dirty Glass è pronto a tutto pur di ritrovare quella montagna di soldi, ma prima deve capire chi lo ha fregato. Per questo sequestra, picchia e minaccia sparandogli vicino all'orecchio le due persone che - tramite Nathan Altomare, anche lui arrestato nell'ambito dell'inchiesta - gli hanno prospettato l'affare con la Regione Lazio, una tangente da un milione per ottenere un presunto appalto da 20 milioni di euro. Ma neppure quello è servito. Iannotta gli ha infilato la pistola in bocca, ha minacciato di prendergli in ostaggio i figili, ha sparato, ma i due non sono stati in grado di dirgli chi fosse davvero il mediatore che si faceva chiamare Stefano Ricci, né tantomeno chi fosse quel funzionario della Regione che si era spacciato per un tal Valeriani.

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Il problema per Iannotta è serio. Anche i due sequestrati e picchiati hanno paura. Paura di essere uccisi, paura di perdere il posto (alla Corte dei Conti, dove uno dei due li ha fatti entrare di straforo da una porta carraia, e dove si è consumata la truffa). Non ci dormono la notte. Ma loro i nomi non li sanno o perlomeno intercettati al telefono dicono di non saperli.
Iannotta ha provato anche con le sue conoscenze tra i carabinieri, ha attivato il colonnello Alessandro Sessa e il carabiniere Michele Carfora Lettieri. Ma niente, quei nomi non sono saltati fuori, interrogare le banche dati riservate non ha portato a nulla. Ma Iannotta non ha alcuna intenzione di fermarsi. Sa che se non recupera i 600 mila euro dovrà rimetterceli di tasca propria. Allora contatta anche un finanziere in servizio a Fiumicino (il suo arresto è sub iudice, dice il gip che deciderà all'esito dell'interrogatorio) e da lui scopre chi è l'intestatario della scheda telefonica con cui il funzionario della Corte dei Conti parlava con il sedicente Ricci; non solo, gli riferisce anche su quale auto è stato fermato per i controlli e dove. Ma neppure questo sblocca la situazione.
E allora Iannotta mette in campo, o almeno se ne vanta, i servizi segreti. Gli inquirenti lo scoprono intercettando una telefonata con il colonnello Sessa.
«Le intercettazioni in atto consentivano inoltre di rilevare come Iannotta, nel disperato tentativo di recuperare la somma sottratta, era disposto anche a rivolgersi alla criminalità organizzata», scrive il gip Minunni. Illuminante anche in questo caso una telefonata con Sessa in cui «Iannotta affermava come esponenti della criminalità calabrese erano disposti a recuperare il denaro ma al costo di 100 mila euro» si legge nell'ordinanza. Soldi che il sonninese non intendeva spendere, anche perché «affermava - annota il gip - che i Servizi gli avevano garantito che avrebbe recuperato i soldi».
La telefonata in questione è chiarissima. «Ci stanno dei banditi calabresi che si sono offerti di andarmi a prendere i soldi e vogliono 300 mila euro, pensa mi hanno chiesto 100 mila anticipati, ho detto ma voi siete matti». Meglio i Servizi. «Si stanno attivando pure loro... e mi hanno detto che questi appartengono a qualche banda di Roma». Dall'ordinanza non si comprende chi siano le persone dei Servizi, ma gli inquirenti pensano di aver capito chi siano i calabresi. Già, perché l'imprenditore sonninese, non era in contatto solo con i napoletani vicini alla camorra, è anche amministratore e titolare - attraverso una azienda agricola - del 50% delle quote di una società che vede tra i soci dell'altro 50% i figli di un 76enne nato a Palmi con precedenti di polizia per associazione a delinquere di stampo mafioso.
Vittorio Buongiorno
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Ultimo aggiornamento: Sabato 19 Settembre 2020, 09:32
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