Coronavirus, serviranno 300.000 dosi di vaccino in provincia di Latina

Coronavirus, serviranno 300.000 dosi di vaccino in provincia di Latina

L'obiettivo è ambizioso, il raggiungimento dipenderà da una serie di fattori che vanno dalla disponibilità dei vaccini, fino al coinvolgimento dei medici di base nella somministrazione. La Asl di Latina punta a coprire la popolazione stimata - 300.000 persone - entro luglio, anche se previsioni più realistiche parlano di settembre-ottobre. Le priorità sulla somministrazione sono stabilite a livello regionale e una determina in fase di pubblicazione conferma quanto emerso in questi giorni sulla necessità di partire da operatori sanitari e ospiti di Rsa.

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I NUMERI

Per la vaccinazione antinfluenzale la Asl aveva una previsione - secondo il protocollo regionale - di 188.000 persone da vaccinare, mentre le dosi a disposizione dell'azienda sono 202.000 «e non corriamo pericoli per le scorte» - aveva detto presentando la campagna il dirigente Loreto Bevilacqua. Si è partiti da lì per immaginare il fabbisogno legato al Covid, ma anche dal fatto che rispetto al passato l'adesione alla vaccinazione antinfluenzale è stata molto più elevata del previsto e si concluderà raggiungendo e superando il numero delle persone da immunizzare. Nel caso del vaccino anti covid la stima di 300.000 è data togliendo alla popolazione della provincia la fascia 0-16 anni che è esclusa, al momento, dall'utilizzo del prodotto a disposizione. Si parte, come dicevamo, con gli operatori sanitari e si prosegue con le altre categorie. La Regione ipotizza che i centri vaccinali lavorino - in questa prima fase - sette giorni su sette per coprire intanto il personale sanitario, ma è impensabile che possano raggiungere l'intera popolazione ed è per questo che si arriverà a coinvolgere i medici di famiglia.
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Secondo la determina regionale sono le persone da vaccinare tra personale sanitario (4.364) e ospiti delle Rsa (2.690) in questa fase di avvio a Latina.
Nei primi due giorni ci saranno 15 fiale da scongelare, equivalenti a 75 dosi, il terzo e quarto giorno 20 con 100 dosi, a regime 25 con 125 dosi.

L'ospedale Santa Maria Goretti è uno di quelli individuati come hub di riferimento e fungerà per lo stoccaggio e la somministrazione, questa avverrà anche al Dono Svizzero di Formia e al Fiorini di Terracina individuati come spoke.

LE FASI

Si parte come detto dal personale delle strutture sanitarie e operatori sanitari, quindi residenti e personale delle Rsa e strutture socio-assistenziali.
Nella seconda fase si passa a persone con più di 80 anni di età, tra 60 e 79 anni, con comorbidità severa, immunodeficienza e/o fragilità di ogni età. Ancora gruppi sociali a rischio elevato di malattia grave o morte, forze dell'ordine ad alta priorità, insegnanti e personale scolastico ad alta priorità. Coloro, cioè, che sono in prima linea.
La terza fase prevede le forze dell'ordine e il personale scolastico rimanenti, i lavoratori dei servizi essenziali e setting a rischio, le carceri e i luoghi di comunità, persone con comorbidità di ogni età. La fase quattro, infine, il resto della popolazione.
«Il piano prevede lo sviluppo di scenari mirati a definire le modalità di implementazione del programma di vaccinazione in relazione ai vaccini disponibili» - si legge nella bozza di determina. Nel documento, al momento, è discusso un solo lo scenario legato al vaccino Pfizer, i successivi «verranno sviluppati nel corso dell'implementazione del programma».
Il piano prevede anche che si proceda per appuntamento, sulla base del prodotto disponibile e considerato che per ogni somministrazione servono 10 minuti per la raccolta dei dati e altri 15 di attesa per l'osservazione post iniezione.

L'APPELLO

È stato ribadito anche ieri nel corso del V day che l'arrivo del vaccino non è un libera tutti e che serviranno mesi prima di avere la meglio sul virus. I comportamenti di distanziamento sociale e uso della mascherina vanno assolutamente mantenuti.
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Dicembre 2020, 17:15
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