“Scudo”, nasce un'app per contrastare la violenza sulle donne

Nasce “Scudo”, un'app per contrastare la violenza sulle donne

di Cristiana Mangani

Una nuova app per contrastare la violenza sulle donne. E' stata chiamata Scudo”, e servirà per raccogliere e monitorare i dati indispensabili per tracciare le strategie di prevenzione e contrasto. Ne saranno dotate tutte le forze di polizia, e permetterà di possedere le informazioni utili sui precedenti interventi effettuati allo stesso indirizzo (presenza di minori o di soggetti con malattie psichiatriche o dipendenti da droghe o alcol, disponibilità di armi, lesioni personali subite in passato dalla vittima), e di calibrare così nel modo migliore l’operatività. L'app è in fase di sperimentazione e, a breve, sarà nella disponibilità di polizia e carabinieri.

Il report

Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il Dipartimento della pubblica sicurezza del Viminale ha presentato un report che traccia il fenomeno attraverso la lettura dei dati, a un anno dall'introduzione del “Codice rosso”, la legge numero 69 del 2019, che individua quattro nuove tipologie di delitti. Emerge con evidenza che il maggior numero di trasgressioni riguarda la  violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare (art.282-bis cpp), o del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (art.282-ter cpp), o ancora, della misura precautelare dell'allontamento d'urgenza dalla casa familiare (art.384-bis cpp). Insomma, l'uomo che maltratta, abusa, violenta, una donna, vorrebbe sempre tornare sul luogo del delitto. Vorrebbe continuare a imporre le sue regole, e accetta malvolentieri le condizioni imposte dai giudici. E infatti, dal 2 agosto 2019 all'8 agosto 2020 sono state 1.741 le violazioni commesse. Le regioni dove si sono registrate più violazioni con maggiore frequenza sono la Sicilia, il Lazio ed il Piemonte.

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Tra i reati di nuova introduzione anche quello che punisce le deformazioni dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso (art. 583-quinquies cp) e che ora prevede l’ergastolo se dal fatto consegua un omicidio. Tanti i casi di cronaca registrati negli ultimi anni e, tra il 2019 e il 2020. sono stati 56 i casi denunciati, e il 76% ha riguardato vittime di sesso maschile e gli autori sono al 92% uomini: segno che tali fattispecie si riferiscono ad ipotesi di reato prima inquadrate nel delitto di lesioni personali gravissime di cui all’art. 583, comma 2, n.4 (abrogato dalla l. 69/2019) e non riconducibili alle dinamiche uomo/donna. 

Il “Codice rosso” disciplina anche il “revenge porn”, ovvero la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. Dei 718 reati denunciati, l’81% hanno riguardato vittime di sesso femminile (per l’83% maggiorenni e per l’89% italiane), episodi distribuiti nell’anno con un andamento altalenante e un picco nel mese di maggio con 86 fattispecie. La regione che registra più denunce è la Lombardia, seguita da Sicilia e Campania.

La pubblicazione prosegue con un’analisi dei cosiddetti reati spia, vale a dire di tutti quei delitti che sono indicatori di violenza di genere (come lo stalking, i maltrattamenti in famiglia e le violenze sessuali). Nel periodo gennaio-settembre di quest’anno, confrontato con lo stesso periodo del 2019, si registrano numeri inferiori rispetto a quelli dello scorso anno, che risentono evidentemente anche della difficoltà di denunciare o del lockdown, dove tutte e tre le fattispecie fanno registrare un calo. La fascia d’età più colpita è quella che va da 31 a 44 anni, le vittime sono italiane nell’80% dei casi (81% nel 2019), mentre, tra le vittime straniere, predominano quelle di nazionalità romena, anche in relazione alla maggior presenza sul territorio nazionale. Gli autori dei reati hanno un’età compresa tra 31 e 44 anni (39%), in prevalenza sono italiani (74%) e solo il 2% sono minorenni (1% nel 2019).

Se il trend è in diminuzione per gli omicidi di donne nel 2019 (111) rispetto al 2018 (141), in linea con la diminuzione generale degli omicidi, una controtendenza si registra nei primi nove mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso con un aumento del 7,3% (88 donne uccise nel 2020 a fronte di 82 del 2019).

Stessa crescita se si analizzano le vittime in ambito familiare/affettivo che passano dal 68 a 77 (con un aumento del 13,2%), uccise in prevalenza da partner o ex partner (e solo per il 28% nel 2020 per mano di genitori o figli). I moventi più frequenti dei femminicidi sono la lite e i motivi passionali. Sia nei primi nove mesi del 2020 che nello stesso periodo del 2019, l’omicida ha fatto in prevalenza uso di un’arma impropria, come un coltello o un utensile da lavoro (martello, cacciavite), seguono l’uso di un’arma da fuoco, l’asfissia/soffocamento/strangolamento, le percosse e l’avvelenamento. Come per i reati spia, anche per gli omicidi volontari di donne, la fascia di età più colpita nei primi 9 mesi del 2019 è quella tra i 31 e 44 anni, che è la stessa più frequente anche per gli autori. Mentre nei primi nove mesi del 2020, il 30% delle vittime è rappresentato da donne over 65.

«La violenza di genere - dichiara il capo della Polizia Franco Gabrielli - è un crimine odioso che trova il proprio humus nella discriminazione, nella negazione della ragione e del rispetto. Una problematica di civiltà che, prima ancora di un’azione di polizia, richiede una crescita culturale. E’ una tematica complessa che rimanda ad un impegno corale. Gli esperti parlano di approccio olistico, capace di coinvolgere tutti gli attori sociali, dalle Istituzioni, alla scuola, alla famiglia».

«L’obiettivo - aggiunge Vittorio Rizzi, alla guida della Direzione centrale della Polizia criminale che ha preparato la pubblicazione - è quella di fornire un’analisi specifica dei dati disponibili provenienti da tutte le forze di polizia perché ogni strategia complessa, che risente peraltro di retaggi culturali completamente superati, di stereotipi e pregiudizi, deve fondarsi su di un’approfondita conoscenza delle problematiche, basata su di un solido patrimonio informativo».

E sul fenomeno interviene anche il Silp Cgil della Polizia: «E' più che mai necessario che tutte le poliziotte e i poliziotti fruiscano di attività formative di merito e specifiche sul tema degli stereotipi, la loro decostruzione e il linguaggio di genere - sottolinea il sindacato -. Uomini e donne che si interfacciano a situazioni di violenza hanno bisogno di decomprimere l'impatto emotivo che tali attività recano. Sono necessari spazi sicuri di rielaborazione delle criticità quale strumento di prevenzione di ogni forma di disagio a tutela delle poliziotte e dei poliziotti, ma anche delle stesse vittime di violenza che avranno a disposizione professionisti altamente qualificati e consapevoli. Le rappresentazioni stereotipate di uomini e donne sono un problema culturale e non solo - conclude il Silp Cgil -. Oggi più che mai questi modelli discriminatori e prodromici alla violenza di genere sono inaccettabili. Alla data del 20 novembre ci sono stati 58 omicidi in ambito familiare-affettivo relativi ai giorni del lockdown, che si aggiungono ai 60 femminicidi già avvenuti negli altri 279 giorni di questo anno per un totale, da gennaio, di 104 omicidi di donne. Numeri che parlano da soli».

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I numeri anche quest'anno ci raccontano tutta la drammaticità e trasversalità del fenomeno della violenza contro le donne nel nostro Paese. In mesi difficili che hanno squarciato definitivamente il velo su tutte le nostre fragilità, la violenza contro le donne si conferma un'emergenza che richiede una risposta urgente e condivisa.



Ultimo aggiornamento: Mercoledì 25 Novembre 2020, 09:13
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