Vaccine Day a Roma: prime dosi allo Spallanzani il 26 dicembre

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di Stefania Piras

È stato avviato questa mattina, nel corso di un comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto di Roma Matteo Piantedosi, il piano di presidio dei siti di stoccaggio delle dosi di vaccino destinate alla Regione Lazio ed è stata organizzata la scorta che seguirà la distribuzione nelle varie province della Regione Lazio.

Al comitato hanno partecipato, oltre ai vertici delle forze dell'ordine locali, anche l'assessore alla Sanità della Regione Alessio D'Amato. Le dosi di vaccino giungeranno allo Spallanzani di Roma il 26 dicembre e saranno distribuite su base regionale. Il piano avviato questa mattina sarà messo a punto nelle prossime ore in un apposito tavolo tecnico presieduto dal questore di Roma Carmine Esposito.

La prima vaccinata italiana sarà Claudia Alivernini, un'infermiera

Si chiama Claudia, è di Roma, e ha 29 anni. È, a quanto si apprende, la prima infermiera che sarà sottoposta alla vaccinazione anti Covid-19 all'Istituto Spallanzani di Roma, nel V-day in programma il 27 dicembre. Ed è tra le più giovani a ricevere il prodotto scudo nel Lazio. Claudia Alivernini si è laureata all'università Sapienza di Roma e lavora come infermiera allo Spallanzani, dove ha fatto anche un tirocinio nel passato. Lavora in un reparto di Malattie infettive. Ha dato la sua disponibilità anche per le Uscar e in queste vesti si è recata spesso al domicilio di malati. Una doppia esperienza per lei, quindi: in trincea in ospedale e sul territorio, spesso al fianco di pazienti anziani. Frequenta anche un master in Infermieristica forense.

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Tutto pronto per la distribuzione, dice Pfizer

«In questa pandemia, la nostra abilità nello spedire direttamente dalle nostre strutture a più punti di utilizzo riduce le sfide logistiche e consente una supervisione e un controllo completi e rigorosi. I camion sono in partenza dal sito produttivo di Puurs in Belgio e arriveranno al punto di utilizzo dello Spallanzani di Roma. Le prime 9.750 dosi destinate all'Italia saranno consegnate infatti il prossimo 26 dicembre. Tutto è pronto per la distribuzione». Lo ha assicurato Paivi Kerkola, Amministratore delegato di Pfizer in Italia, nel corso di una conferenza stampa. Se sono stati sollevati interrogativi sul ' vaccino che venne dal freddò - che deve essere conservato a temperature di -70 gradi - «il nostro vaccino può stare due ore a temperatura ambiente», ha spiegato Valentina Marino, direttore medico Pfizer Italia. La rete di produzione di Pfizer, che comprende oltre 40 stabilimenti in tutto il mondo, è stata abilitata a preparare il vaccino in tre importanti strutture di produzione degli Stati Uniti (Saint Louis, Missouri; Andover, Massachusetts; Kalamazoo, Michigan) e Puurs, Belgio, oltre ai siti BionTech in Germania.

Pfizer è impegnata «a produrre e distribuire rapidamente le quantità di vaccino previste, ovvero 50 milioni di dosi entro il 2020 e 1.3 miliardi di dosi entro il 2021 in tutto il mondo, di cui 200 milioni destinati all'Europa e quasi 27 milioni all'Italia, come da piano strategico presentato al Parlamento dal ministro della Salute», ha aggiunto Kerkola. «In questi mesi abbiamo tutti capito che la salute non è un bene acquisito per sempre, ma che va difeso e tutelato ogni giorno.Tutti speriamo che questa pandemia finisca il prima possibile.

Speriamo che ci saranno presto più vaccini disponibili - ha aggiunto Kerkola - Riconosciamo che nessuna singola azienda avrà tutte le risposte e che siamo in una corsa, non l'una contro l'altra, ma contro il virus e il tempo».

«L'esperienza che oggi stiamo vivendo è un momento incredibile non solo per Pfizer e BioNtech, ma anche per la scienza e per la società. Siamo grati di avere avuto l'occasione di far parte di questa incredibile storia e di aver potuto portare la speranza nel mondo», ha concluso.

Troppe poche dosi, dice la fondazione Gimbe

«Al di là del potenziamento delle misure restrittive per il periodo di Natale due fattori influenzeranno nei prossimi mesi l'evoluzione della pandemia nel nostro Paese: l'avvio della campagna vaccinale e la diffusione della variante Gb recentemente isolata». Considerato «che le risposte a questi interrogativi non arriveranno tutte in tempi brevi, occorre rivalutare complessivamente il piano di gestione pandemica, rafforzando ulteriormente le misure di contenimento dell'epidemia, incluso il tracciamento dei casi positivi alla nuova variante». Lo sostiene Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, illustrando l'ultimo report della Fondazione sulla pandemia in Italia. «Al momento - spiega Cartabellotta - è possibile solo fare previsioni di massima rispetto al raggiungimento di una copertura vaccinale del 60-70% della popolazione». Vero è che il piano strategico del Ministero della Salute Vaccinazione anti-Sars-CoV-2/Covid-19 riporta oltre 202 milioni di dosi potenzialmente disponibili (pari a 101 milioni di cicli vaccinali completi). Tuttavia, prima che gli accordi preliminari di acquisto si concretizzino in forniture, bisognerà attendere il completamento degli studi clinici in corso, la submission della documentazione completa all'European Medicines Agency (Ema) da parte delle aziende produttrici e la successiva approvazione condizionata, ossia l'autorizzazione in condizioni di emergenza per la valutazione di efficacia e sicurezza. Analizzando lo status di approvazione dei vaccini: le dosi certe sono solo poco più di 10 milioni entro marzo 2021 e 22,8 milioni entro giugno 2021: quelle del vaccino Pfizer-BionTech, approvato dall'Ema il 21 dicembre, e quelle di Moderna che dovrebbe avere il via libera il prossimo 6 gennaio». «I vaccini di AstraZeneca e Johnson & Johnson sono in fase di rolling review (revisione ciclica), ovvero Ema valuta i dati man mano che vengono resi disponibili, ma nessuna delle due aziende ha ancora effettuato la submission dei dati completi per l'approvazione condizionata. CureVac ha annunciato il 14 dicembre l'arruolamento del primo paziente nello studio di fase 3. Sanofi-Gsk ha già comunicato lo slittamento della consegna delle dosi al 2022».

Quanto alla variante britannica, isolata già ai primi di ottobre, è stata resa ufficialmente nota solo il 14 dicembre. Il 18 dicembre il New and Emerging Respiratory Virus Threats Advisory Group (NERVTAG) - comitato di esperti che supporta il Governo britannico - ha pubblicato un documento dove si afferma che «esistono moderate evidenze di una sostanziale maggior trasmissibilità rispetto ad altre varianti». Tuttavia, come ribadito anche dall'European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) e dal report governativo Investigation of novel Sars-Cov-2 variant oggi sulla base delle evidenze disponibili non è possibile trarre conclusioni definitive su meccanismi che determinano la probabile maggior trasmissibilità della variante; conseguenze sulla severità della malattia; resistenza alla risposta anticorpale e relativo impatto sulla possibilità di reinfezione e/o sulla riduzione di efficacia dei vaccini - scrive Gimbe - su questo Pfizer-BionTech e Moderna hanno annunciato una valutazione che richiederà circa 2 settimane e, in caso di mancata efficacia dell'attuale vaccino sulla variante UK, prevedono di sintetizzare un nuovo vaccino in 6 settimane». «Considerato che le risposte a questi interrogativi non arriveranno tutte in tempi brevi - conclude Cartabellotta - occorre rivalutare complessivamente il piano di gestione pandemica, rafforzando ulteriormente le misure di contenimento dell'epidemia, incluso il tracciamento dei casi positivi alla nuova variante».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Dicembre 2020, 11:57
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