Uno bianca, a 25 anni dalla cattura della banda che uccise 24 persone il caso ripercorso a Rimini da Lucarelli, Mancuso, Veltroni, Paci e Spataro

Uno bianca, a 25 anni dalla cattura della banda che uccise 24 persone il caso ripercorso a Rimini da Lucarelli, Mancuso, Veltroni, Paci e Spataro
Loro, uomini delle forze dell'ordine trasformati in banditi, uccisero 24 persone, alcune solo per divertimento, e ne ferirono 102 fra L'Emilia Romagna e le Marche: a 25 anni dagli arresti dei componenti della banda della Uno Bianca, Rimini ricorda le vittime del gruppo criminale guidato dai fratelli Savi. L'appuntamento è per il 21 novembre con il convegno intitolato "I falsi misteri d'Italia e il caso della Uno Bianca" promosso dall'associazione JF Kennedy nel giorno in cui, un quartio di secolo fa, la banda venne fermata dalle indagini della Procura di Rimini.

Al convegno in programma nel pomeriggio e in serata al Teatro degli Atti della città romagnola prenderanno parte, tra gli altri, il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, il presidente dell'Associazione familiari vittime della Uno Bianca, Rosanna Rossi Zecchi; lo scrittore Carlo Lucarelli; Daniele Paci, magistrato che coordinò le indagini sulla banda; il teologo Vito Mancuso; Armando Spataro, ex Procuratore di Torino e il politico e scrittore, Walter Veltroni.

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I TEMI 
Che ruolo ha l’odio nella struttura del mondo? E’ qualcosa di congenito, di strutturalmente presente, e quindi di naturale? Oppure è qualcosa di non congenito, di sopravvenuto, e quindi di innaturale? Cosa ha a che fare l’odio con la logica della vita nel mondo? Sono queste le domande che il teologo Vito Mancuso proporrà alla fine della sessione pomeridiana del convegno “I falsi misteri d’Italia e il caso della Uno bianca. 25 anni dopo gli arresti” in programma giovedì 21 novembre al teatro degli Atti a Rimini dalle 17.30.

La risposta è una sfida, perché – sostiene il professor Vito Mancuso- l’odio non è naturale ma è una patologia, e che quindi il suo dissolvimento, che possiamo  anche chiamare perdono, è un ritorno alla fisiologia, cioè una guarigione.
La riflessione sull’odio, l’odio razziale, l’odio verso i diversi, l’odio per i più deboli è ciò che unisce l’oggi, la più stretta attualità, e il passato della vicenda della banda Uno bianca che 25 anni fa, il 21 di novembre, proprio come giovedì, fu fermata dalle indagini della Procura di Rimini dopo che per 7 anni fra Emilia Romagna e Marche, in assalti e rapine a caselli autostradali, benzinai, uffici postali, banche e armerie uccise 24 persone e ne ferì 102. Una banda composta quasi per intero, ad esclusione di Fabio Savi, da poliziotti in servizio. La Procura di Rimini, dopo aver valutato e indagato su tutte le piste, concentrò gli sforzi sull’ipotesi che la sanguinaria banda fosse composta da feroci rapinatori, addestrati militarmente, mossi anche da odio razziale, ma motivati soprattutto dalla ricerca del bottino che ammontò a più di 2 miliardi di lire. 



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La ricostruzione della Procura di Rimini resse l’esame di tutti i gradi di giudizio e i membri della banda vennero condannati a Rimini, a Pesaro e a Bologna. I tre fratelli Savi (Roberto, Alberto e Fabio) furono condannati all’ergastolo.

 Nonostante i fatti accertati e le verità processuali non si è mai spento l’eco del “complottismo”. Con la domanda “Cosa c’è dietro?” la vicenda della Uno bianca è stata inserita, spesso e nonostante tutto, nel lungo elenco dei misteri d’Italia.  “Se tutto è mistero, niente più lo è. In Italia invece c’è tanto ancora da lavorare. E poi non chiudere mai le vicende porta un danno tremendo alla credibilità delle istituzioni”. 

Daniele Paci , il pm che nel ‘94 coordinò le indagini che portarono agli arresti della banda della Uno bianca, è netto: “La banda della Uno bianca non è un mistero d’Italia”. E’ anche il titolo della sua relazione al convegno organizzato dall’Associazione culturale J.F. Kennedy, in collaborazione con l’Istituto per la storia della Resistenza, e con il patrocinio del Comune di Rimini e della Regione Emilia-Romagna e il sostegno di Coop Alleanza 3.0.

A raccontare cosa fu la banda della Uno bianca e cosa furono quegli anni carichi di tensione, di sangue e di dolore sarà lo scrittore Carlo Lucarelli che sulla Uno bianca ha scritto e ‘indagato’ e che avrà, anche in questa giornata di studi, il ruolo del conduttore.

La serata (dalle ore 21) allargherà l’obbiettivo sull’Italia per parlare di falsi misteri e dietrologie. Anzi “Dietrologie maldestre”. Per lo storico Vladimiro Satta, documentarista della ex Commissione Stragi, “le dietrologie non sono semplicemente costruzioni ipotetiche come tante altre, perché divergono dalle evidenze e lo fanno intenzionalmente. Passando in rassegna le principali dietrologie riguardanti i fenomeni terroristici ed eversivi degli ‘anni di piombo’ - la tesi della ‘strage di Stato’, la teoria del ‘doppio Stato’ o ‘Stato parallelo’, le congetture intorno ai depistaggi delle indagini sugli attentati di Piazza Fontana, Peteano e Bologna -  Satta mostrerà come esse non abbiano retto al vaglio né in sede giudiziaria, né in sede storico-politica. La popolarità delle dietrologie è dunque irrazionale, però è innegabile e, pertanto, verrà analizzato il complesso di fattori politici, culturali, psicologici e mediatici che concorrono al loro successo presso l’opinione pubblica”.

Freddezza e ragione sono necessarie secondo Armando Spataro per contrastare la passione per i falsi misteri che in Italia è molto diffusa. Armando Spataro si occuperà in particolare del sequestro Moro rispetto al quale, sostiene l’ex Procuratore di Torino, sappiamo sostanzialmente tutto e quel che non sappiamo è marginale. Fu un atto tragico e criminale delle BR e basta. Il fatto che a qualcuno abbia fatto comodo è circostanza diversa dall’essere complici del sequestro e dell’omicidio di Moro e della sua scorta. 

“Le Br – ha scritto Spataro nel libro ‘Ne valeva la pena’, Laterza, 2011- non erano un gruppo eterodiretto dall’estero o dai servizi segreti italiani oppure manipolato politi­camente da un Grande Vecchio, ma persone ormai avvitate in una lucida follia: uomini e donne sganciati da ogni contatto con la realtà, eppure capaci di produrre tragedie e dolore che hanno messo a rischio la democrazia in Italia…”.

Non sarà facile il compito del politico e scrittore, Walter Veltroni, che concluderà i lavori con un ragionamento che lega le varie riflessioni: quando le false notizie prendono il posto di quelle vere, quando i falsi misteri distraggono l’attenzione da quelli ancora irrisolti, quando i fatti sembrano non avere più un loro peso specifico ma tutto diventa opinabile, quale futuro possiamo intravvedere?


Il convegno sarà accompagnato da una serie di incontri nei licei di Rimini e Pesaro. Centinaia di ragazzi, che all’epoca non erano ancora nati, hanno già aderito. Per loro il regista Davide Lomma, specializzato nell’educazione all’immagine dei ragazzi, ha realizzato un video di 30 minuti che ricostruisce la storia della banda con materiali d’archivio e interviste inedite.

A memoria di quei terribili fatti che, con l'omicidio della guardia giurata Giampiero Picello il 30 gennaio del 1988 insanguinarono anche la città, il Comune di Rimini, dedicò alle vittime di quella ferocia un'area verde, un giardino realizzato a a fianco della vecchia circonvallazione a pochi passi da largo Valturio, dove un tempo sorgeva la stazione della ferrovia Rimini-Novafeltria. Qui sono stati piantati a ricordo alberi di mandorlo, uno per ogni vittima.


IL PROGRAMMA

Giovedì 21 Novembre, Teatro degli Atti, via Cairoli 42, Rimini
Ore 17.30  -  Saluti istituzionali 
Introduce e coordina lo scrittore Carlo Lucarelli
“La banda della Uno bianca non è un mistero d’Italia”, Daniele Paci, magistrato che coordinò le indagini sulla banda
 “Riflessioni sull’odio”, Vito Mancuso, teologo
Ore 21.00 - Ripresa dei lavori
Coordina Carlo Lucarelli
“Dietrologie maldestre”, Vladimiro Satta, storico, documentarista ex Commissione Stragi
“...non si può escludere che…”, Armando Spataro, ex Procuratore di Torino
“Senza fatti e senza verità, quale futuro”, Walter Veltroni, politico e scrittore
 
LA SCUOLA

In occasione del convegno, in collaborazione con l'Istituto storico della Resistenza, sono stati organizzati incontri nelle scuole con magistrati, storici, testimoni.
Giovedì 21 novembre (ore 11-13) a Rimini al Liceo Serpieri saranno presenti Massimo Di Patria (pm che indagò a Pesaro sull'ultimo omicidio dei Savi ora presidente del Tribunale di Urbino), lo storico Vladimiro Satta documentarista della ex Commissione Stragi, l'ispettore di polizia Luciano Baglioni, Dalmazio Rossi, presidente dell'Associazione JF Kennedy, Patrizia Di Luca, direttrice dell’Istituto storico.
Al Liceo Einstein interverranno Daniele Paci, pm che coordino' le indagini che portarono alla cattura della banda della Uno bianca, Libero Mancuso  (presidente  di Corte d'Assise a Bologna nel processo alla banda della Uno), lo storico Alberto Gagliardo, Luca Di Martino, ferito dai fratelli Savi, Ilaria Nanni, vicepresidente della Associazione Kennedy, Francesco Succi, vicepresidente dell’Istituto storico.
Venerdì 22 novembre (ore 10-12) a Pesaro al Liceo Marconi incontreranno gli studenti Daniele Paci, Massimo Di Patria, Alberto Gagliardo, Dalmazio Rossi.
Sabato 23 novembre (ore 10.30-13) a Rimini al Liceo Linguistico saranno presenti Eugenio Cetro,  presidente di sezione lavoro Corte d' appello  Ancona, Daniele Paci, Alberto Gagliardo, Dalmazio Rossi, Luciano Baglioni.
 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 20 Novembre 2019, 18:52
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