Ucraina, profughi: i Paesi Ue ne hanno accolti 2,2 milioni, la Gran Bretagna solo 300. L'Ira della Francia. La mappa nazione per nazione

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di Paolo Ricci Bitti

Ucraina aggredita dalla Russia, finora l'Italia (60 milioni di abitanti) ha accolto 24mila profughi fuggiti dalla guerra, quasi tutti donne e bambini. E la Gran Bretagna (64 milioni di abitanti)? 300. No, non manca uno zero o magari due. Trecento i visti per adesso concessi dal governo di Boris Johnson di fronte all'immane tragedia ucraina. Un piccolo drappello di disperati quando le richieste di ingresso superano, secondo le prime stime, quota 17mila.

Del resto Johnson ritiene politicamente opportuno marcare la differenza con l'Unione europea da cui la Gran Bretagna è uscita: quindi se la Ue, alla luce dell'invasione russa e delle sue drammatiche conseguenze, concede visti di ingresso applicando la finora mai applicata - in 21 anni - Direttiva europea sulla protezione temporanea, Londra non dimentica gli slogan alla base della Brexit e tiene fuori i profughi ucraini come se fossero clandestini che cercano di attraversare la Manica di notte sui gommoni.

Anche le procedure burocratiche per i ricongiungimenti familiari, tra le poche a cui aggrapparsi per entrare in Gran Bretagna, sono zavorrate dalla burocrazia, per non dire dell'altro canale che prevede la necessità di esibire un "ingaggio" (un contratto di lavoro) o la sponsorizzazione da parte di un ente. Il risultato è che da Downing street Boris Johnson tuona contro Putin e il suo esercito, ma poi degli effetti della guerra si deve occupare il Continente. Fra i paesi vicini più irritati la Francia: al porto di Calais sono arrivati migliaia di ucraini che speravano di potersi rifugiare nel Regno Unito dove molti di loro hanno parenti o amici. Invece da lì, dal suolo francese, quei profughi non possono salire sui traghetti per Dover. Sommerso dalla critiche anche da parted dei Tory, il primo ministro sta cercando di ridurre la rigidità delle pratiche, ma certo non aiutano dichiarazioni che la giustificano «anche per scongiurare il timore d'infiltrazioni di finti profughi manovrati da Mosca, conoscendo quanto spregiudicati possano essere i metodi del presidente Putin».

Irlanda (4,6 milioni di abitanti)

Paradossalmente i profughi arrivati in Francia possono invece salpare per l'Irlanda   che ha abolito le restrizioni facendo già entrare oltre 2mila ucraini: per imbarcarsi sui traghetti o sugli aerei  non servono nemmeno i documenti di identità. 

Direttiva europea sulla protezione temporanea

Se riescono a sfuggire alle bombe ed entrano in uno dei 27 paesi dell'Unione europea, i cittadini ucraini hanno diritto alla protezione temporanea di almeno un anno. Il periodo potrà anche triplicare, se il Consiglio europeo lo riterrà opportuno. Grazie a questa normativa, ideata per i conflitti nei Balcani, ma mai applicata, i profughi hanno diritto a permesso di soggiorno, accesso al mercato del lavoro, alloggio, assistenza medica e accesso all’istruzione per i bambini. Resta la possibilità del ricongiungimento familiare se un rifugiato può contare su un parente in un paese dell'Unione: circostanza già esistente prima della guerra tanto che - ad esempio - in media il 45% dei 230mila ucraini residenti in Italia presenta la richiesta. 

In Europa

Secondo l'Onu in totale i profughi dell'Ucraina (che alla vigili dell'aggressione contava 44 milioni di abitanti) sono tra i 2,1 e i 2,2 milioni, di cui 1,3 nella sola Polonia. 

 

Italia

I profughi ucraini in Italia hanno raggiunto quota 24mila, per il 90% donne e bambini (i maschi dai 18 ai 60 anni sono stati chiamati a combattere). Gli ingressi si aggirano attorno ai 3mila giorno. Il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio: «È fondamentale - dice - coordinare gli sforzi, perché l'ottimizzazione delle risorse ci consente di essere effettivi al meglio». Ecco quali sono i nodi principali della macchina dell'accoglienza - dal Covid, all'alloggio, alla scuola - e come l'Italia sta lavorando per affrontarli. Per Curcio bisogna attrezzarsi per accoglierne «sicuramente decine di migliaia, o qualche centinaio di migliaia».

Polonia (37 milioni di abitanti)

Secondo l'Unhcr sono entrati 1,2 milioni di ucraini. Il governo di Varsavia ha stanziato un miliardo e mezzo di euro l'accoglienza che prevede anche una tantum di circa 65 euro per ogni rifugiato.

In Polonia arrivano anche treni dalla Germania che offrono gratuitamente il trasferimento fino a Berlino.

Romania (19 milioni di abitanti)

Rispetto a quelli entrati, ne sono restati  poco meno di 150mila, circa la metà di quelli arrivati e poi ripartiti per altri paesi europei.

Germania (83 milioni di abitanti)

Già oltre 30mila gli ucraini accolti

Francia (64 milioni di abitanti)

Pochi i rifugiati accolti finora rispetto ai principali partner europei: circa 2.500, molti dei quali in transito per la penisola iberica, e fin qui nessun ostacolo, o per la Gran Bretagna. E qui i problemi sono forti.

Ungheria (9 milioni di abitanti)

In Ungheria sono arrivato finora 200mila ucraini che, almeno per ora, non si domandano che cosa ci sia dietro la nuova politica di Viktor Orban che è passato dall'innalzare muri all'accoglienza

Slovacchia (5,5 milioni di abitanti)

Superata quota 140mila rifugiati. 

Repubblica Ceca (10 milioni di abitanti)

Finora si contano circa 100mila profughi.

Moldavia (4 milioni di abitanti) 

Superata quota 80mila rifugiati.

Paolo Ricci Bitti

L'organizzazione per l'accoglienza in Italia

Gli alloggi. La comunità ucraina in Italia conta 236mila persone, con un altissimo livello di integrazione, e moltissimi stanno trovando accoglienza a casa di parenti e amici, in particolare a Roma, Milano, Napoli e Bologna. I trasferimenti, ricorda Curcio, «stanno avvenendo in maniera spontanea. Tuttavia ci sarà poi la necessità di una strutturazione. Se le cose dovessero proseguire dovrà esserci una sorta di redistribuzione degli ambiti nazionali» a valle di una intesa Ue. Solo una piccola parte dei profughi è stata già presa in carico dalle reti di alloggio Cas e Sai, incrementate rispettivamente di 5.000 e 3.000 posti. 

Covid. Draghi è stato chiaro: i profughi «o fanno il tampone ogni 48 ore o accettano di vaccinarsi». Una circolare del Viminale specifica che gli ucraini potranno accedere a Cas e Sai se avranno effettuato un tampone con esito negativo, oltre a essere tenuti all'autosorveglianza e alla Ffp2 per 5 giorni. Se non sono vaccinati devono inoltre osservare 5 giorni di quarantena. Ai profughi viene rilasciato un tesserino con un codice regionale Stp che permette di accedere ai servizi sanitari a partire da medico e pediatra di base. Al momento, secondo il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, il sistema non incontra «grandi problemi» ed è pronto anche a offrire continuità terapeutica per esempio ai bambini che nel loro paese venivano curati in reparti specialistici.

Il lavoro. I profughi ucraini potranno lavorare in Italia anche solo con la richiesta di permesso di soggiorno presentata in Questura: lo ha comunicato il Viminale in una circolare ai prefetti. Inoltre, ha sottolineato Draghi, ciò potrà avvenire «in deroga alle quote del decreto flussi, sia in forma autonoma che stagionale». Il premier ha spiegato che per gli ucraini «sono previsti servizi anche finalizzati all'integrazione e alla formazione professionale».

La scuola. «L'esodo - ha ricordato la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini - riguarda prevalentemente minori e donne, e quindi c'è anche un tema che riguarda non solo l'accoglienza ma anche l'integrazione a scuola». In Italia ci sono già dei bambini che hanno preso posto sui banchi accanto ai coetanei italiani, come per esempio a Vo Euganeo nel Padovano, o a San Lazzaro, alle porte di Bologna. «A supporto dei minori e dei loro nuclei familiari - aveva aggiunto la ministra per la Famiglia Elena Bonetti - è necessario anche l'affiancamento della rete del servizio educativo» con particolare attenzione ai non accompagnati.

Gli aiuti. La macchina dell'accoglienza in Italia deve avere una testa di ponte anche nei luoghi più caldi della mappa d'Europa, proprio per ottimizzare le risorse e organizzarsi al meglio. «Non a caso - spiegava oggi Curcio - abbiamo mandato personale in ambasciata in Polonia, proprio per cercare di comprendere come organizzare i trasferimenti». Ci si muove su più fronti: in collegamento con Bruxelles sono stati inviati mezzi e attrezzature, oltre a tende per mille posti letto in Polonia. Per oggi invece è previsto «il trasferimento di una enorme quantità di medicinali e di materiali elettromedicali in Romania», mentre nei prossimi giorni saranno consegnate anche ambulanze.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 10 Marzo 2022, 20:33
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