Suicidio assistito, l'ordine dei medici: «Chi aiuta il fine vita non sarà punibile»
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Allora hanno scritto alla 'Pegasos Swiss Association', che ha accolto il loro desiderio.
Pochi giorni e la famiglia al completo ha raggiunto la provincia di Basilea (Svizzera). In un appartamento tranquillo, non in una clinica, hanno dapprima esperito con la gentilezza e il tatto degli operatori, le formalità di rito, con la scelta che le ceneri venissero riportate in Italia. Poi, saldato il costo dell'intera operazione, e con l'assicurazione che anche all'ultimo secondo avrebbero potuto tornare sulla loro decisione, si sono chiusi in una stanza. Qui si sono distesi sul letto e hanno ascoltato una vecchia hit di Frank Sinatra che li appassionava. Infine, hanno azionato il meccanismo della flebo che prima narcotizza e poi spinge alla morte. Era il 24 febbraio scorso, e le tre figlie aspettavano nella stanza adiacente. «Quando io e le mie sorelle siamo entrate nella stanza, mamma e papà ormai erano spirati - racconta oggi Raffaela, una delle tre figlie - Non c' era sofferenza nei loro volti. Le loro vite erano una cosa sola, hanno scelto una fine dignitosa. Oggi ci mancano, ma è una nostalgia dolce. In questi giorni vedo in tv le persone che muoiono da sole in ospedale a causa del virus... penso che noi abbiamo avuto il privilegio di vivere un lungo addio, sereno», ha raccontato.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 6 Aprile 2020, 19:35
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