Per un giorno Trieste si trasforma in una città con incursioni armate e lotte tra bande cui ci hanno abituato le cronache delle megalopoli sudamericane. Davanti a un bar alle 8 di sabato nella centrale via Carducci si affrontano due gruppi di persone, operai kosovari e albanesi.
Volano sgabelli, tavolini, qualcuno mulina spranghe, momenti di parapiglia. Poi, come racconta un testimone, arriva un furgone e scendono altre persone, hanno armi da fuoco, sparano e fuggono. Sono trascorsi pochi minuti, rimangono a terra sette uomini, due in condizioni molto gravi. Vengono portati all'ospedale di Cattinara, un paio subito in sala operatoria, altri due trasferiti a Monfalcone. Ancora pochi minuti, e nei pressi della barriera autostradale del Lisert, vengono bloccate due persone, sulle quali sono in corso accertamenti per comprendere il ruolo avuto nella vicenda e di cui si attende l'emissione di provvedimenti di fermo.
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Regolamento di conti
Una città tanto placida, Trieste, che la donna del bar di fronte aveva pensato a un gioco tra amici, rendendosi conto della gravità del fatto solo quando ha visto una persona a terra, qualcuno che gli sparava e sangue. Una città che ignora la cronaca nera, anche se, quando accadono, i fatti di «nera» sono sempre seri, se non tragici. È il caso di Meran, che uccise due poliziotti in Questura, o un paio di anni prima, di un immigrato che, sempre in Questura, disarmò un agente, gli sparò ma la pistola si inceppò, uscì, sparò ancora e infine si suicidò.
kosovari e albanesi
Non è la prima volta che kosovari e albanesi si affrontano; nel luglio scorso una decina di persone si picchiò e 4 rimasero feriti a terra, due in modo grave. Furono utilizzate armi da taglio e tubi metallici; i protagonisti, sempre operai. Dunque, si desume che non si tratti di criminali ma di comunità che si spartiscono forse appalti (o subappalti) edili. La polizia denunciò 4 persone per lesioni personali.
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Lo «sconcerto» della città
Il procuratore capo, Antonio De Nicolo, oggi oltre a sottolineare lo «sconcerto» della città, e il pericolo che la vicenda potesse coinvolgere persone estranee, segnala l'ipotesi dell'agguato.
Anticipando che lunedì rinnoverà la «richiesta di maggiori competenze in un settore così delicato». Trascorrono un paio di ore ed è il Governatore, Massimiliano Fedriga, a chiedere «misure draconiane» per «reprimere senza indugi ogni fenomeno di delinquenza», auspicando, «dura repressione» e «risposte delle autorità competenti immediate e decise». La presidente del gruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani, parla di popolazione da rassicurare e di violenze da «stroncare con la massima severità».
Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Settembre 2021, 18:59
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