Baby gang a Torino, il prof di frontiera: «Non servono soltanto repressione e processi»

Vincenzo Abbantuono da anni è anche un educatore, in strada e in comunità. "Chi sbaglia è giusto che paghi, ma il fenomeno non può risolversi solo con repressione e processi"

Baby gang a Torino, il prof di frontiera: «Non servono soltanto repressione e processi»

Spuntano i filmati che hanno ripreso alcune fasi della spedizione punitiva di sabato 15 gennaio a Nichelino, in provincia di Torino. Filmati che potrebbero essere la svolta decisiva nell'inchiesta sulle baby gang torinesi. I carabinieri, infatti, hanno identificato oltre 60 ragazzi, ma il numero è destinato a crescere e, adesso, stanno cercando di capire se quei volti possono essere messi in relazione con gli assalti che da mesi si ripetono nel centro di Torino.

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L’ultimo episodio risale al 17 gennaio, in piazza Santa Giulia. Sei rapinatori, quasi tutti minorenni e di origine nordafricana, hanno circondato un ragazzo e, dopo averlo minacciato e spintonato, gli hanno portato via gli occhiali. Un bottino magro, tanto che la vittima, temendo ritorsioni, non ha nemmeno sporto denuncia.

«Questa violenza nichilista e senza codici è figlia dell’invidia etnica e sociale. È la risposta rabbiosa di chi si sente ultimo e prende di mira chi vede un gradino sopra», spiega al Corriere di Torino Vincenzo Abbantuono, insegnante di italiano, storia e geografia alla medie Cena e Da Vinci. Due scuole dove Abbatantuono non si limita a fare il docente, ma mette in campo anche la sua ventennale esperienza di educatore, in strada e in comunità.

«Il lockdown ha inciso tantissimo - ha proseguito l'insegnante -. Questi ragazzi si sono ritrovati chiusi in case piccole, sovraffollate e quando sono potuti uscire la loro rabbia è esplosa. Senza attività sportive e con le risorse tagliate all’educativa di strada e servizi sociali, fuori dalla classe è sempre più difficile intercettarli. Molti provengono da famiglie perbene, ma sono arrabbiati perché si sentono emarginati.

Inseguono soldi e lusso, seguendo messaggi veicolati in maniera distorta dalla musica, dalla rete e dai social».

Pochi giorni fa il professore ha deciso di far salire in cattedra gli alunni che si sono subito dimostrati contenti. «Non la finivano più di parlare, perché hanno bisogno di essere ascoltati. E indirizzati. Ho chiesto di raccontarmi il fenomeno delle baby gang dal loro punto di vista e loro, come Virgilio, mi hanno condotto per mano nell’inferno del loro mondo».

Una visione distorta della realtà, dove gli autori di furti e rapine diventano modelli da ammirare e i saccheggi di via Roma, del 26 ottobre 2020, vengono visti e raccontati come un'impresa epica. Le griffe taroccate sono inseguite sui siti cinesi come segno di riscatto, ma chi indossa abiti firmati originali viene etichettato come borghese.

Sono contraddizioni difficili da capire, ma il professor Abbantuono le spiega così: «Sono convinto che non sappiano cosa vuol dire borghese, ma va di moda. Sono poco più che bambini, non sanno se sentirsi italiani o stranieri e se glielo chiedi ti rispondono boh. Io sono innamorato di questi ragazzi sommersi dall’emarginazione e vorrei ascoltarli tutti. É giusto che chi sbaglia paghi, sia chiaro, e anche duramente, ma pensare che questo fenomeno possa risolversi solo con repressione e processi è sbagliato».

 
 

 

 

Ultimo aggiornamento: Venerdì 21 Gennaio 2022, 13:40
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