Stefano, ucciso ai Murazzi: il killer punta al vizio di mente. La sorella: «Nel 2016 è cambiato...»

Stefano, ucciso ai Murazzi: il killer punta al vizio di mente. La sorella: «Nel 2016 è cambiato...»

Il killer di Stefano Leo, ucciso ai Murazzi a Torino nel febbraio di tre anni fa, punta al vizio di mente con una perizia difensiva sulla sua condizione psicologica. Lo stato mentale di Said Mechaquat, l'uomo condannato in appello a 30 anni di carcere per avere ucciso il giovane Stefano sul lungo Po a Torino il 23 febbraio 2019 senza una ragione apparente, sono tornate in discussione in un'aula del tribunale.

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Oggi è ripreso il processo in cui Said è chiamato a rispondere di stalking nei confronti dei suoi ex datori di lavoro (in una focacceria della città). Su richiesta della difesa è intervenuto il consulente Enzo Giovanni Bosco, il quale ha ribadito come a suo avviso l'imputato patisca un vizio parziale di mente. Questa tesi non è stata accettata durante il processo per l'omicidio.

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Lo specialista ha ipotizzato che i suoi colleghi, nel formulare la loro diagnosi, potrebbero avere sottovalutato «il vissuto del soggetto prima del 2018». «Quando c'è stato il confronto fra i periti - ha detto l'avvocato Basilio Foti, difensore dell'imputato - il professor Bosco era malato ma purtroppo non era stato disposto un rinvio dell'udienza».

Il consulente della difesa ha parlato di un disturbo paranoide della personalità affermando che i problemi «sono cominciati nel 2016».

 

La sorella: «Nel 2016 cambiò tantissimo»

«Quando ho saputo la notizia sono andata dai carabinieri. Per me era stato uno choc. Volevo cercare di capire cosa era successo. E raccontare come mio fratello era cambiato dal 2016. Perché all'epoca non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere». A parlare, davanti al Tribunale di Torino, è la 23enne sorella di Said Mechaquat, l'uomo che nel febbraio del 2019 uccise sul lungopo il giovane Stefano Leo, e non conosceva, senza una ragione.

L'ambito è quello del processo in cui Said è chiamato a rispondere di stalking nei confronti dei suoi ex datori di lavoro. L'udienza è stata dedicata alle sue condizioni psicologiche: il consulente della difesa ha parlato di un disturbo paranoide della personalità e di problemi cominciati nel 2016, quando ebbe «una prima svolta comportamentale e affettiva», e aggravati nel corso del tempo. «Io e Said - ha detto la giovane - abbiamo papà diversi ma siamo cresciuti insieme. E' sempre stato premuroso con me: mi dava consigli, mi confortava. Aveva molte belle qualità. Ed era un gran lavoratore. Ma poi, a partire dal 2016, cambiò tantissimo».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 3 Marzo 2022, 16:57
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