Ragazzo picchiato a morte: «Forse ucciso per gli occhiali firmati»

Fermato giovane moldavo di 20 anni, l'ipotesi di una baby gang

Alessandria, ragazzo picchiato a morte: «Forse ucciso per gli occhiali firmati»

Morire per un paio di occhiali firmati. È questa l'ipotesi formulata dalla madre di Christian Martinelli, 34 anni, picchiato a sangue venerdì alla stazione di Casale, Alessandria, e morto due giorni dopo il pestaggio in ospedale.

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Alessandria, ragazzo pestato a morte, forse per un paio di occhiali firmati

«Non si può morire, se così davvero sarà dimostrato, per quegli occhiali di Versace che avevo comprato a mio figlio e che lui teneva come una reliquia – racconta la madre del ragazzo, Marinella Pasini, dalla sua casa di Morano sul Po, dove vive con il marito –. Voglio giustizia e voglio anche sapere perché al pronto soccorso è arrivato alle 15.30, i carabinieri sono stati informati quattro ore dopo e noi siamo potuti entrare in ospedale solo alle 22, quando già era intubato».

«Non si può e non si deve morire così, per un paio di occhiali da 380 euro che mi hanno detto sono stati trovati addosso a quel moldavo, che tutti sapevano andasse in giro con la mazza da baseball» prosegue la donna, riferendosi al giovane moldavo di 20 anni, Nicolae Capstrimb, fermato dopo l'accaduto e per cui è stata disposta oggi la custodia cautelare in carcere con l'accusa di omicidio preterintenzionale.

Il giovane dal letto dell'ospedale è riuscito solo a dire di essere stato picchiato, violentemente.

Ma i motivi per il momento restano ignoti. L'ipotesi della madre tuttavia non è stata esclusa e, se confermata, spunterebbe l'aggravante per futili motivi.

Al momento sul fronte investigativo non c'è nessuna conferma nemmeno sull'azione di una presunta baby gang, ipotesi invece sostenuta dalla madre, secondo cui il figlio, «se fosse stato aggredito da una persona sola, sarebbe stato in grado di difendersi. Da giorni parlano di una ragazza e di due fratelli stranieri di cui Cristian mi aveva raccontato: abiterebbero a Casale Popolo. Circa sei mesi fa era già stato avvicinato da un gruppo che voleva portargli via l'i-Phone. Aveva informato le forze dell'ordine che c'era questo gruppo che frequentava la stazione e dava fastidio alle persone».

Secondo il racconto della madre, Christian era stato a Casale per una visita medica da una dottoressa che lo stava seguendo per una patologia causata da un eccesso di alcol, dopo trascorsi anche di tossicodipendenza. «Stava male, voleva smettere, era dimagrito, ma voleva tornare quello di prima, voleva guarire, tornare a vivere», piange la mamma. L'interrogatorio di garanzia per il giovane moldavo, col provvedimento di fermo non confermato, si è svolto davanti al gip di Vercelli, dopo un'indagine lampo dei carabinieri della compagnia di Casale.


Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Marzo 2023, 14:24
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