Super green pass, debutto con controlli soft (ma scattano le prime multe). Record di certificati verdi scaricati (1,3 milioni)

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Il primo giorno con il super green pass è come l'ultimo senza, nel paese reale. Gli italiani sono andati al lavoro e gli studenti a scuola; i turisti hanno preso possesso dei centri storici, i bar e i ristoranti hanno accolto i cittadini alla solita maniera: chi ha chiesto il certificato nei giorni scorsi lo ha fatto anche oggi, chi ha violato le regole prima ha continuato a farlo. E anche una delle principali novità del decreto, i controlli a campione su bus e metropolitane del traporto pubblico locale, non hanno prodotto grossi scossoni. O meglio: visto che evitare che chi non è vaccinato usi i mezzi pubblici è impresa impossibile, se l'obiettivo è responsabilizzare gli italiani e spingerli a rispettare le norme, magari stavolta funzionerà.

 

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Lamorgese soddisfatta

Soddisfatta comunque la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, che ha ringraziato i cittadini per «lo spirito di collaborazione» e ribadito che i controlli proseguiranno. «Garantiremo il massimo impegno, verificheremo l'efficacia dei piani e se necessario rimoduleremo le misure». Di certo c'è un dato: il numero record di certificati scaricati nel giorno in cui debutta il pass rafforzato, quello che consente a chi è vaccinato e guarito di poter accedere a ristoranti, cinema, teatri, stadi: oltre un milione e 300mila, la stragrande maggioranza dei quali - quasi 970mila - legati alle vaccinazioni. Segnale inequivocabile che l'entrata in vigore delle nuove restrizioni un primo risultato lo ha portato: ridurre ulteriormente la platea dei non vaccinati. Si vedrà nei prossimi giorni se l'effetto continua, così come bisognerà aspettare lunedì prossimo per avere i primi dati sui controlli e capire se gli italiani si sono adeguati o meno ai nuovi divieti. A guardare come è andata il primo giorno, però, l'impressione è che la maggioranza abbia accolto con favore il nuovo corso. A prescindere dai controlli, che come era prevedibile sono stati soft e limitati.

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La situazione a Roma

Alla stazione Termini di Roma, l'immagine alle 8.30 è quella di migliaia di persone che si spostano tra le linee A e B della metro senza che ci sia un solo addetto a controllare chi ha il pass e chi no. Scena identica al capolinea nella metro B di Rebibbia - quartiere che a Roma tutti conoscono per il carcere e fuori dalla capitale lo hanno scoperto per la serie di Zerocalcare - alla stazione della metro A ad Ottaviano, quella che i turisti utilizzano per visitare San Pietro, e in centinaia di fermate dei bus, dal centro alla periferia.

Il vice comandante dei vigli urbani Stefano Napoli parla di «verifiche capillari» ma è costretto ad ammettere che ci sono cento agenti, per 3 milioni di abitanti. E 70 'controllorì Atac per turno: alle 13 avevano fatto 1.350 controlli e scoperto 30 senza pass. La prima sanzione è per un 50enne a piazzale Flaminio, pieno centro della città: «non ce l'ho fatta, volevo vaccinarmi nei prossimi giorni». Numeri simili a Milano, dove Atm ha schierato 40 controllori su bus, metro e tram mentre alla stazione di Porta Garibaldi i 'verificatorì erano 8: sei di Ferrovie e 2 di Trenord. A Napoli, chi ha preso la funicolare o il bus non ha notato alcuna differenza. «Sono settimane - dice Carlo - che ci bombardano sulle regole. Mi rendo conto che controllare i mezzi pubblici sia difficile ma allora non mettessero regole che non si è in grado di far rispettare». E il personale delle aziende di traporto? «A noi non hanno dato alcuna indicazione - dicono - non è nostro compito e non abbiamo gli strumenti per farlo». A Venezia le verifiche sono scattate alle fermate dei vaporetti e a quelle dei bus in piazzale Roma: a terra sono rimasti in 15. A Genova, invece, ne hanno controllati 400; ma, come dice il direttore dell'azienda dei trasporti Stefano Dolci, è stata un'opera di educazione civica: «informiamo e invitiamo chi non ha il certificato verde a non salire». Non ci sono però proteste e i 15 che a Genova Brignole hanno inveito contro il 'nazi pass' o i 5 che a Torino hanno bloccato un treno merci sono l'eccezione che conferma la regola. Anzi, la maggioranza apprezza. «Da oggi mi sento più tranquilla per andare al lavoro - dice Franca appena scesa dal bus a piazza dei Cinquecento a Roma - È una decisione giustissima mettere dei limiti ai no vax». Mario, utente della metro B, la pensa allo stesso modo: «negli orari di punta stiamo come sardine, sapere che per salire devi avere il certificato verde mi fa essere più tranquillo». Anche chi si lamenta apprezza. «Ho i minuti contanti e mi stanno facendo perdere il treno giusto - sottolinea Marta alla fermata della metro 'Lanzà di Milano - ma tutto sommato sono contenta di questi controlli, mi fanno sentire più sicura». Al caffè 'Etruscà di Perugia, quando entrano i finanzieri quasi scatta l'applauso. «Siamo felici di vedervi, è giusto fare i controlli». Le verifiche che sono molto più capillari dove è impossibile eluderle: a Messina ad esempio, per attraversare lo Stretto bisogna mostrare il pass; niente certificato niente biglietto. O in Alto Adige, dove il presidente Arno Kompatscher si è portato avanti: la regione è in giallo ma lui ha firmato un'ordinanza che la pone di fatto in arancione. Il risultato è che i non vaccinati non possono neanche prendere il caffè al bar. Sempre che chi sta dietro il bancone chieda il pass.


Ultimo aggiornamento: Martedì 7 Dicembre 2021, 01:02
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