Spostamenti tra regioni, stretta sulle zone rosse: niente visite agli amici. Seconde case, resta il sì

Spostamenti tra regioni, stretta sulle zone rosse: niente visite agli amici. Seconde case, resta il sì

di Alberto Gentili

Mario Draghi sposa la linea della «massima cautela e prudenza» nella lotta alla pandemia e per non compromettere la campagna vaccinale. Dopo aver detto sì, appena insediato, alla proroga fino al 5 marzo dello stop alla stagione sciistica, nel primo Consiglio dei ministri operativo il premier dà una nuova stretta alle misure anti-Covid a dispetto delle richieste della Lega e di alcune Regioni. Fino al 27 marzo resta vietato superare i confini regionali e viene reso più duro il lockdown per le zone rosse dove è proibito andare a fare visita a parenti e amici. In più, per evitare decisioni last minute, il nuovo Dpcm (o decreto) dovrebbe essere deciso nel prossimo week-end dopo il report settimanale dell’Istituto superiore della Sanità.

Spostamenti tra regioni vietati e lockdown duro in zona rossa (stop visite private). Draghi, rigore sino al 27/3

Ma ecco il testo del comunicato con cui palazzo Chigi ha illustrato il provvedimento che serve a «mantenere alta la guardia»: «Si dispone la prosecuzione fino al 27 marzo, su tutto il territorio nazionale, del divieto di spostarsi tra diverse Regioni o Province autonome, salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o motivi di salute. Resta comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione». Ancora: «Fino al 27 marzo nelle zone rosse non sono consentiti gli spostamenti verso abitazioni private abitate diverse dalla propria, salvo che siano dovuti a motivi di lavoro, necessità o salute. Gli spostamenti verso abitazioni private abitate restano invece consentiti, tra le 5.00 e le 22.00, in zona gialla all’interno della stessa Regione e in zona arancione all’interno dello stesso Comune, fino a un massimo di due persone che possono portare con sé i figli minori di 14 anni. Nelle zone arancioni, per i Comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti, sono consentiti gli spostamenti anche verso Comuni diversi, purché entro i 30 chilometri dai confini». Spiegazione di palazzo Chigi: «Dobbiamo restare cauti, le varianti del Covid sono presenti e l’impatto non è definito. C’è dunque l’esigenza di rimanere molto prudenti».

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Nessun accenno nel decreto alle seconde case. Ma siccome il 5 gennaio scorso il governo di Giuseppe Conte fece una Faq con cui venivano consentiti gli spostamenti verso le seconde case anche fuori Regione, questa linea resterà valida (anche per le zone rosse) fino al nuovo provvedimento che verrà varato nei prossimi giorni.

E che conterrà probabilmente, visto l’allarme innescato dalla diffusione delle varianti del Covid, anche il coprifuoco dalle 22 e l’attuale sistema di distinzione delle Regioni per fasce (giallo, arancione, rosso). Con “zone rosse chirurgiche” nelle aree dove la diffusione del virus si impenna e la tenuta del sistema sanitario è critica. In più, dovrebbe essere prorogato anche lo stop alla stagione sciistica. «Che dubbio c’è?!», ha risposto un ministro che ha partecipato alla riunione di governo.

Il Consiglio dei ministri è stato aperto da una relazione di Roberto Speranza. Il ministro della Salute, che alla vigilia ha concordato con Draghi le misure, ha illustrato la diffusione delle varianti inglese, sudafricana e brasiliana, spiegando che quella inglese - che ha un indice di trasmissibilità del 39% superiore rispetto al ceppo originario del Covid - nel giro di poche settimane diventerà prevalente. Da qui la necessità di prorogare il divieto di spostamento tra Regioni e di vietare le visite a parenti e amici in zona rossa. E, probabilmente, di rivedere gli attuali parametri in senso restrittivo vista la maggiore rapidità di contagio della variante inglese.

Dopo Speranza ha preso la parola Maria Stella Gelmini. La ministra agli Affari regionali ha illustrato le richieste delle Regioni che invocano una revisione in senso più lasco dei parametri che determinano le chiusure. E ha fatto propria la richiesta di accompagnare le misure restrittive a «ristori immediati per le categorie colpite». Spiegazione: «Vanno tutelate in parallelo salute ed economia». Una posizione condivisa dai ministri Giancarlo Giorgetti (Lega), Renato Brunetta (FI) e dal responsabile della Transizione ecologica Roberto Cingolani.

A questo punto si è aperto il confronto. Lorenzo Guerini ha rintuzzato la richiesta di Brunetta e di Giorgetti che sollecitavano una «maggiore articolazione territoriale, anche a livello comunale» delle misure, così come chiedono le Regioni. La spiegazione del ministro dem alla Difesa: scendere sotto l’ambito provinciale, che è più omogeneo di quello regionale e gestibile, sarebbe inopportuno. Il rischio sarebbe il caos delle ordinanze.
Si è poi discusso anche dei vaccini. Con il responsabile della Scuola Patrizio Bianchi che ha chiesto di dare la priorità agli insegnanti. E con diversi ministri che hanno sollecitato chiarimenti riguardo all’efficacia dei vaccini sulle varianti e sull’uso di Astrazeneca per gli ultrasessantenni.

Nessun accenno alle istanze di Matteo Salvini che continua a invocare l’apertura dei ristoranti «dove è possibile», la cacciata del commissario straordinario Domenico Arcuri e un ridimensionamento del Comitato tecnico scientifico. Neppure i tre ministri leghisti ne hanno fatto accenno. La prova che con il metodo Draghi la propaganda è destinata a restare fuori dal portone di palazzo Chigi.
 


Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Febbraio 2021, 00:33
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