Fase 2, spostamenti solo tra Regioni sicure e i confini li chiude lo Stato

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di Simone Canettieri
Il match tra Regioni e Governo va avanti. E se il ministro Dario Franceschini, capodelegazione del Pd a Palazzo Chigi, ritiene che sia giusto affrontare il tema del «più potere allo Stato sulla sanità», appena sarà passata l'emergenza Covid-19; anche dal Viminale arriva una circolare chiara sulle competenze.

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IL DOCUMENTO
O meglio, come spiegano dal ministero dell'Interno, a partire dal 3 giugno gli spostamenti tra regioni diverse potranno essere limitati solo con provvedimenti statali, adottati in relazione a «specifiche aree del territorio nazionale, secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio epidemiologico effettivamente presente in dette aree».
Svanisce così l'ipotesi, più volta evocata dai governatori del Sud a partire da quello della Campania Vincenzo De Luca, di «chiudere le frontiere», «effettuare quarantene». Insomma di gestire in maniera autonoma i flussi. Non sarà così, invece. E a stabilire le regole sarà l'esecutivo. Spiega infatti il ministro Francesco Boccia: «Si riaprirà il 3 giugno alla mobilità infraregionale per le regioni che hanno rischio medio o basso, ma se per alcune ci dovesse essere un rischio alto questo non sarà ritenuto opportuno. Speriamo che al 3 giugno arrivino tutte alle condizioni per poterlo fare».
A stabilire le fasce di rischio divise per territori saranno le famose pagelle del ministero della Salute elaborate sulla base di 21 parametri.
Ogni settimana i dati epidemiologici saranno monitorati e resi pubblici: «Se non interverranno le Regioni sarà lo Stato a prendere la decisione», continua Boccia. Il principio è chiaro: «Sul territorio ci si rende subito conto se il sistema sanitario regge e allora si va avanti; oppure se ci dovessero essere problemi. In tal caso, i problemi di una Regione non possono incidere sulle altre Regioni. La Regione che dovesse avere un problema avrà lo Stato sempre al proprio fianco, ma non possiamo fermare le altre Regioni. Per questo abbiamo collegato autonomia e responsabilità».
Un tema, soprattutto il primo, molto caro a Luca Zaia e al fronte del Nord che nel braccio di ferro di queste settimane, anzi mesi, ha cercato di rimettere al centro dell'agenda una battaglia che, per l'esecutivo, rimane controversa e piena di lati oscuri.

L'AVVISO
La tensione che ha accompagnato il varo dell'ultimo Dpcm arde ancora sotto la cenere della tregua. E giovedì in programma un altro vertice: alle 12 andrà in scena un'altra conferenza Stato-Regioni, che sarà seguita anche da una riunione con Comuni e province. Gli argomenti all'attenzione dei governatori saranno Decreto Rilancio, App Immuni, misure di contrasto al coronavirus, piano di lotta al caporalato. Ci sarà all'ordine del giorno anche la nomina del commissario straordinario per l'Agenzia nazionale servizi sanitari regionali e le misure di contenimento delle attività di spettacolo causate dall'emergenza sanitaria, nonché il sostegno alle imprese agricole.
In generale, gli amministratori chiedono tutti, e a tutti i livelli, di «semplificare le norme». Boccia annuncia che giovedì «partiremo con nuove proposte unitarie, come l'azzeramento dei tempi delle procedure amministrative».
Il modello tanto evocato è quello che ha permesso in tempi rapidi la ricostruzione del Ponte Morandi a Genova. Virginia Raggi, sindaca di Roma, cita spesso quest'opera come esempio di buona amministrazione. In parallelo, specie da parte dei Comuni c'è anche la pressione per poter mettere in campo «i risparmi dell'amministrazione, c'è una norma che mi vieta di utilizzarli e sto facendo una battaglia per riprenderli».
Anche perché la scelta di defiscalizzare alcuni settori per dare loro fiato in Fase 2 necessariamente causa, e causerà, delle minori entrate. È il caso dei ristoranti, un pezzo molto rilevante di economia romana che, con l'arrivo della bella stagione, aspetta di poter recuperare all'aperto almeno una parte di quei coperti indoor' che saranno tagliati dalle regole del distanziamento fisico. Dovrebbe essere questione di ore, ormai, per il provvedimento comunale che permetterà di espandere i dehors. Rispetto ad altre grandi città italiane, Roma deve fare i conti anche con l'inestimabile patrimonio culturale del centro storico ma, Raggi avrebbe in mente un aumento del 35% degli spazi esterni e una semplificazione per ottenere l'occupazione di suolo pubblico.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 21 Maggio 2020, 11:02
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