ROMA «La richiesta di archiviazione del pm non può trovare accoglimento». Il caso dell’agente della penitenziaria Sissy Trovato Mazza, morta a novembre 2016, si riapre clamorosamente. Il gip impone al pm nuove indagini. Nuove verifiche sull’ipotesi su cui il legale della famiglia, l’avvocato Eugenio Pini, ha sempre insistito. L’omicidio. La ragazza per la procura si sarebbe invece tolta la vita sparandosi un colpo di pistola dentro l’ascensore dell’ospedale del capoluogo veneto. Troppe le ombre sulla fine di una persona solare. Perché quel gesto estremo? La giovane, inoltre, aveva segnalato ai superiori comportamenti poco trasparenti di alcune colleghe con delle detenute, ed un traffico di stupefacenti all’interno del carcere femminile di Venezia.
Ecco allora che il gip ha dato un doppio ordine alla procura. Da un lato quello di sentire una collega di Sissy, Assunta Quadrano. Ebbene secondo la sorella della vittima, la Quadrano le avrebbe detto che un’altra secondina «avrebbe molestato sessualmente - così scrive il gip Barbara Lancieri - Maria Teresa Trovato Mazza, la quale avrebbe minacciato di denunciare tutto. Quest’ultima allora le avrebbe teso una trappola, attirandola all’ospedale civile di Venezia e l’avrebbe messa a tacere». «In questo senso - aggiunge il gip - andrà sentita Quadrano al fine di verificare se realmente abbaia notizie di fatti rilevanti».
C’è poi un secondo elemento che gli inquirenti dovranno appurare.
LA VICENDA
All’ospedale Civile di Venezia sono le 11 del mattino. Una ragazza bruna con i capelli corti in divisa varca la soglia del reparto di ginecologia al primo piano. È tranquilla, sorridente, chiede a un’infermiera dove si trovi il reparto di pediatria. Si dirige al piano terra, trova la persona che cercava, Jessica, una detenuta ricoverata per parto, scambia due parole, gioca con la neonata, poi saluta e va via. Sissy Trovato Mazza si dirige agli ascensori del piano terra dove sembra in attesa di qualcosa o qualcuno. La si vede fare su e giù nell’antro che porta ai piani superiori, poi sparisce vicino all’ascensore di destra e infine si sente un colpo di pistola.
Un unico sparo, solo un proiettile che le trapassa il cranio dalla parete destra, lei cade giù, si accascia come una marionetta strisciando sangue sullo stipite dell’ascensore. Un’ora dopo si diffonde la notizia del tentato suicidio di un’agente calabrese di stanza al carcere femminile di Venezia. Il dodici gennaio, dopo una lunga agonia, la ragazza muore. Forse l’hanno uccisa.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 25 Novembre 2020, 11:25
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