Non si può dire più niente?

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di Barbara Gubellini

“Eh, ma non si può dire più niente!” Quante volte l’abbiamo sentito, negli ultimi anni? Di solito seguito da: “e fattela una risata, no?”. Oppure: “ma dove andremo a finire a forza di politicamente corretto?”.

Irene Facheris, attivista femminista e influencer, dice: “qui c’è un errore di ragionamento” perché semmai “certe cose non si sarebbero dovute dire neanche prima”. Infatti, non è che prima del politicamente corretto le categorie discriminate non si offendessero. Non è che “frocio” o “negro” fossero belle parole quando, fino agli anni ’80, venivano usate tranquillamente. I neri e gli omosessuali si offendevano eccome, solo che potevano dirlo meno. Lo stesso vale per la donna che in riunione subiva le battute del capo sulla propria scollatura. La differenza è che adesso quella donna può dirlo più di prima, può far sentire la sua voce. Per fortuna, infatti, la società evolve e la sensibilità aumenta.

Ed è ciò che è successo e che sta ancora accadendo.

Vi sembra di non poter dire più niente? Beh mettiamocelo bene in testa: se una cosa non ci riguarda, non siamo noi che possiamo decidere cosa è giusto dire o meno. Non siamo noi che possiamo fare le regole. Non può essere un bianco a decidere cosa è razzista, non può essere un etero a decidere cosa è omofobo e di certo non può essere un uomo a decidere cosa è sessista o cosa fa ridere una donna.

Ma, poi, quanto è più bello ridere tutti assieme? Senza per forza fare qualcun altro oggetto della risata?

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Inviata, autrice e conduttrice tv. Da anni realizza reportage di approfondimento su ambiente, cibo sostenibile e temi sociali. L'argomento che più la appassiona è la parità  di genere. E' mamma di due bambini.
 


Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Giugno 2021, 10:47
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