“Le donne non dicono ‘NOI” scrive Simone de Beauvoir ne Il secondo sesso. E, già nel ’45, tocca un nodo centrale: trovare un punto di unione tra le donne, oltre diversità e divisioni.
Negli anni ’70, le femministe della cosiddetta “seconda ondata” cominciano ad usare il termine “sorellanza”–“sisterhood” e nasce il motto “Sisterhood is powerful”- “La sorellanza è potente”.
Il concetto di sorellanza è arrivato fino a noi, che da piccole lo abbiamo “riconosciuto” già leggendo Piccole donne e, da grandi, perfino in prodotti televisivi come Sex & the City. Io, ad esempio, quando qualcuno mi dice “le donne sono le peggiori nemiche delle donne”, penso sempre: “non è così, noi donne siamo sorelle!”
Certo, non possiamo dimenticarci, in nome del genere, ciò in cui crediamo e non tutte le donne, solo perché donne, credono nelle stesse cose. Non possiamo andare d’accordo sempre, perché le persone -in generale- non vanno d’accordo sempre.
Ma una cosa è certa: la battaglia per avere la parità -e quindi le stesse opportunità degli uomini- può farci sentire sorelle.
Nostro dovere di sorelle è anche credere ad una donna che denuncia una violenza. Crederle con empatia. Non è sufficiente “ascoltarla”, né necessario “darle ragione” –è il ruolo del tribunale-. Il nostro ruolo è quello di crederle.
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Inviata, autrice e conduttrice tv. Da anni realizza reportage di approfondimento su ambiente, cibo sostenibile e temi sociali. L'argomento che più la appassiona è la parità di genere. E' mamma di due bambini.
Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Giugno 2021, 10:48
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