Quei diritti da tenerci stretti

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di Barbara Gubellini

Il ritorno dei Talebani è stato uno shock. Per le donne afghane la perdita delle libertà conquistate sta diventando una certezza, ogni giorno che passa. Di fronte a loro ci sentiamo impotenti. Ma soprattutto ci sentiamo in colpa, noi italiane, a parlare dei nostri – ben più piccoli - problemi di (dis)parità di genere. Allora ho pensato che è il caso di fare uno sforzo di memoria e di ricordare che tanti diritti che qui sembrano scontati sono invece davvero recenti.

Le italiane hanno votato solo nel 1946. Hanno avuto accesso agli impieghi pubblici nel 1963. Possono divorziare dal 1970 e abortire dal ’78. Fino al 1981, in Italia c’era ancora il delitto d’onore e se un uomo ti violentava ma poi ti sposava la legge non lo puniva perché aveva “riparato” all’errore. In Italia, ci si è accorti che la differenza di accesso per le donne alle cariche dirigenziali era incolmabile e sono nate le quote rosa, ma solo nel 2011. Due anni prima si era stabilito che se un uomo ti pedina o ti tempesta di telefonate è un abuso psicologico ed è nato un reato: lo stalking.

Nel 2013 è stata la volta di un altro reato nuovo, il femminicidio, perché uccidere una donna - che spesso conosci e che magari è stata tua moglie, compagna o fidanzata – non è come uccidere chiunque altro: è una cosa diversa, che porta con sé radicate dinamiche di potere.

La lista è lunga. Ma le conquiste delle italiane sono davvero molto giovani. Quindi non diamole per scontate. Perché come mi ha ricordato Marisa Rodano - 100 anni e prima italiana Vice Presidente della Camera - che ho avuto la fortuna di conoscere la scorsa primavera: “come si sono conquistati, i diritti si possono perdere”.

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Inviata, autrice e conduttrice tv. Da anni realizza reportage di approfondimento su ambiente, cibo sostenibile e temi sociali. L'argomento che più la appassiona è la parità  di genere. E' mamma di due bambini.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Settembre 2021, 12:18
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