Figli di mamma

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di Barbara Gubellini

Qualche giorno fa, mi è capitato di sentire l’intervento televisivo di un famoso direttore di un giornale. Questo direttore è noto per le sue esternazioni di solito sessiste. Questa volta, invece, sorprendentemente, ho sentito questo direttore affermare che, a suo avviso, le donne lavorano di più e meglio degli uomini e che, in media, sono più preparate dei loro colleghi maschi e più abituate al sacrificio.

L’unico “problema” delle donne, secondo lui, sarebbero i figli perché, quando questi arrivano, le mamme si preoccupano per loro, hanno meno tempo a disposizione e la testa da un’altra parte mentre lavorano.

L’ingegnosa soluzione trovata dal direttore è aprire la redazione ai bambini: le mamme che lavorano al suo giornale – diceva – sono infatti libere di portare i propri figli al lavoro.

In realtà, non specificava cosa facciano questi bambini in redazione, né quanti anni abbiano e tantomeno se abbia predisposto un asilo nido negli uffici oppure se questi pargoli possano semplicemente stare seduti accanto alle madri a disegnare.

Comunque sia, si tratta di un’iniziativa all’avanguardia, sicuramente, degna di un paese nordico.

La domanda che io però mi faccio è: perché i “figli delle donne”?

I figli sono delle madri e dei padri, non solo delle donne.

E’ sicuramente una bella iniziativa aprire gli uffici ai bambini, ma che siano i figli di lavoratori e di lavoratrici. Non credete?

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Giornalista, autrice e conduttrice tv.

Da anni realizza reportage di approfondimento su ambiente, sostenibilità e temi sociali. L'argomento che più la appassiona è la parità di genere. E' mamma di due bambini.

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Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Maggio 2023, 15:19
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