Tempo di Festival del Cinema di Venezia, tempo di red carpet e di capolavori da osannare, ma anche di critiche e polemiche. Ecco, io oggi sarò un po’ polemica e vi parlerò di un film che non ho ancora visto, ma di cui sto leggendo ovunque sui giornali da questa mattina.
Il film è Tar, con la meravigliosa Cate Blanchett, ed è la storia di Lydia Tar, prima direttrice d’orchestra tedesca, talento eccezionale e donna omosessuale.
La pellicola racconta le luci e le ombre di questo personaggio e del suo rapporto ambivalente con il sesso e con il potere, che la porterà a molestare diverse musiciste della propria orchestra.
Qualcuno l’ha definita una storia del #metoo al contrario, perché chi abusa del genere femminile qui è una donna e non un uomo. La Blanchett, nelle interviste, ha invece voluto ribadire che Tar è un film che va oltre il racconto delle dinamiche di potere tra i generi perché parla del potere tout court e delle sue declinazioni più perverse.
Io invece, mi chiedo: che effetto farà l’uscita di questo film, a Febbraio, in un paese come il nostro dove a subire le molestie sono sempre le donne e il potere è tutto in mano agli uomini? Un paese dove una direttrice d’orchestra donna è una perla rara e insiste a voler essere chiamata “direttore”?
Certo che al mondo esistono anche donne che abusano sessualmente, mica dico di no Ma, come mi ha giustamente suggerito un’amica saggia, raccontare una storia come questa, da noi, è un po’ come dare la notizia di un “uomo che morde un cane”.
------------------------------------------
Giornalista, autrice e conduttrice tv.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 15 Settembre 2022, 11:38
© RIPRODUZIONE RISERVATA