Asterischi e Schwa (ə): come rendere la lingua più inclusiva VIDEO

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di Barbara Gubellini

E’ una lettera, ma non c’è nell’alfabeto. Il simbolo è una e rovesciata, ə, ma per scriverla con il computer o lo smartphone dobbiamo fare i salti mortali. Sto parlando dello Schwa, da anni al centro del dibattito tra coloro che stanno cercando di capire come rendere la nostra lingua più inclusiva e meno legata al predominio del genere maschile.

Quando ci riferiamo a un gruppo misto di persone, infatti, in italiano usiamo termini con desinenze maschili. Un esempio? La parola tutti - che indica tutte le donne e tutti gli uomini - è maschile. Ebbene, c’è chi propone di introdurre lo Schwa al posto della desinenza maschile e anziché “tutti” dire “tuttə”.

Lo schwa non è un’invenzione di oggi. Nel sistema fonetico internazionale identifica, infatti, un suono a metà strada fra vocali esistenti. E’ molto presente nella lingua inglese, ad esempio, nelle varie forme in cui si pronunciano le “a” e le “u” – pensiamo alla parola about, o survive -, ma si trova anche nelle nostre espressioni dialettali - a Napoli non si dice già bellə, anziché bello?-.

C’è poi chi propone l’asterisco al posto delle desinenze maschili ma i sostenitori dello schwa lo ritengono migliore perché è una via di mezzo tra “a” e “o” e quindi, a livello simbolico, tra maschile e femminile.

Non so se un giorno ci ritroveremo libri pieni di asterischi o schwa.

Ma spero che l’ultima parola l’avrà quella meravigliosa istituzione dal bel nome femminile: l’Accademia della Crusca.  

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Inviata, autrice e conduttrice tv. Da anni realizza reportage di approfondimento su ambiente, cibo sostenibile e temi sociali. L'argomento che più la appassiona è la parità di genere. E' mamma di due bambini.


Ultimo aggiornamento: Martedì 27 Luglio 2021, 19:36
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