8 marzo, il giorno dopo: per far crescere le nascite serve il lavoro. E in Italia ce l'ha solo una donna su due

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di Barbara Gubellini

Settimana dell’8 Marzo, settimana di bilanci che, ahimè, non sono così rosei per le donne, un po’ ovunque nel mondo. Se, qui in Europa, Macron decide di ribadire il diritto all’aborto inserendolo nella Costituzione, oltreoceano gli Stati Uniti Stati Uniti hanno invece fatto un passo indietro proprio su quel diritto con la decisione della Corte Suprema di abolire il diritto federale all’interruzione volontaria di gravidanza. E da noi?

Girando per le città italiane, ovunque vediamo affissi cartelli che inneggiano al “diritto delle donne a non abortire”. Ma io mi chiedo: chi mai l’aveva messo in discussione? La legge 194 permette alle italiane di interrompere la propria gravidanza, se ne hanno necessità, perché era quell’interruzione a costituire un reato, prima di allora. Al contrario, il diritto a tenerci un figlio non è mai stato negato a nessuna, non confondiamo le carte.

Il vero punto, io credo, se il tema è far crescere le nascite in Italia, non è mettere in discussione l’aborto, ma promuovere il lavoro delle donne. I dati emersi in questi giorni, infatti, sono da brividi: un’italiana su 5 lascia il lavoro dopo il primo figlio, mentre solo 6 su 100 trovano lavoro se sono già madri. Siamo agli ultimi posti in Europa per il tasso di occupazione femminile, che è ancora al 52%. Lavora solo la metà delle italiane, insomma ed è grave, perché vuol dire che metà della popolazione femminile non è economicamente autonoma e questo non solo è un danno per il nostro PIL, ma è anche un boomerang che colpisce e detona ogni tentativo di combattere la violenza contro le donne, perché una donna che subisce violenza, fisica o psicologica, da un partner, avrà molta più difficoltà a liberarsi da quella violenza se dipende economicamente da quel partner. E sicuramente, non aiuta a decidere di fare un bambino il fatto di non avere un lavoro.

Tutto ciò mentre, per la prima volta nella storia d’Italia, a capo di governo e opposizione ci sono due donne. Questo elemento ci dice che, al momento, esistono due Italie: quella in cui sempre più le donne occupano ruoli di prestigio e potere e il paese reale in cui, invece, noi tutte siamo addirittura tornate indietro, rispetto ai decenni passati, e siamo schiacciate da un sistema in cui la conciliazione tra famiglia e lavoro non è mai stata raggiunta e la cura, di casa bambini e anziani, è solo sulle nostre spalle.

Un bilancio negativo insomma. A mano che, ora, quelle prime donne capo di governo e opposizione non facciano davvero qualcosa per tutte le altre.

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Giornalista, autrice e conduttrice tv. Da anni realizza reportage di approfondimento su ambiente, sostenibilità e temi sociali. L'argomento che più la appassiona è la parità di genere. E' mamma di due bambini.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Marzo 2023, 14:53
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