007 non è un piagnone

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di Barbara Gubellini

In questi giorni si parla tanto della disavventura di Alec Balwin e di Richard Gere per il caso Open Arms, ho pensato di parlare invece di un’altra star di Hollywood. Nelle sale, in queste settimane, c’è infatti l’ultimo film con James Bond, il 25esimo, girato a Matera: “No time to die”.

Ne parlavano alla radio, qualche tempo fa.  Si scherzava sul fatto che il protagonista fosse per l’ennesima volta Daniel Craig e che fosse un po’ attempato. Poi i conduttori hanno cominciato a prendere in giro il nuovo 007 perché piange e si è cominciato a disquisire sul fatto che forse non siamo più in grado di produrre eroi, perché gli eroi non piangono.

A quel punto è intervenuto il professor Marino Niola e ha messo in luce il fatto più importante: eroi come James Bond, che attraversano epoche diverse – il primo, con Sean Connery, è del ‘62 – sono uno specchio dei tempi. Oggi gli uomini piangono, o comunque devono sentirsi liberi di poter piangere.

Sarebbe dunque anacronistico riproporre l’algido agente che non deve chiedere mai  e che non muove un ciglio se una donna gli si butta tra le braccia.

Inoltre, ha detto Marino, siamo in un’epoca in cui i generi non sono così definiti, andiamo verso un futuro “queer” (queer è chi non si riconosce né nell’identità di genere femminile né in quella maschile) e il nuovo James Bond non può non riflettere lo status quo.

No, non è un piagnone questo James Bond. E’ un uomo del suo tempo.

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Inviata, autrice e conduttrice tv. Da anni realizza reportage di approfondimento su ambiente, sostenibilità e temi sociali. L'argomento che più la appassiona è la parità di genere. Ha una rubrica sulle donne dell'ambiente, le "guerriere verdi", in onda ogni domenica su Raidue. E' mamma di due bambini.


Ultimo aggiornamento: Martedì 26 Ottobre 2021, 14:33
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