Vuoi trovare lavoro? Occhio ai social: «Meglio evitare foto di gattini e stories in discoteca»

Un corso a Tor Vergata spiega ai laureandi come crearsi un’identità digitale nel mondo del turismo e degli eventi per ottenere un buon incarico lavorativo

Vuoi trovare lavoro? Occhio ai social: «Meglio evitare foto di gattini e stories in discoteca»

di Lorena Loiacono

Non solo curriculum e voti alti, per trovare lavoro bisogna stare molto attenti anche all’identità digitale: all’università arriva una lezione utile per non giocarsi la reputazione. Il corso "Comunicazione reputazionale nell’era dell’intelligenza artificiale" è stato lanciato dall’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, con l’intervento di Gio Talente, esperto in comunicazione e social reputation, che ha spiegato ai laureandi come crearsi un’identità digitale nel mondo del turismo e degli eventi per ottenere un buon incarico lavorativo.

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L'intelligenza artificiale farà i "colloqui"

Le aziende possono infatti affidarsi all’intelligenza artificiale per selezionare il personale quindi, oltre ai titoli accademici, l’intelligenza artificiale si baserà su tutto ciò che viene pubblicato sui social o commentato nulla rete, dalle foto ai post, dai video alle condivisioni, tutto servirà a far comprendere la propria personalità alle aziende.

I recruiter sapranno tutto dei candidati in base ai criteri che imposteranno inizialmente le aziende quindi la pubblicazione di gattini, balletti, luoghi frequentati e sguardi ammiccanti sui vari network, che oggi sono condivisione spensierata, domani saranno parte fondamentale per il mondo del lavoro. Le aziende sono sempre più attente a controllare la social reputation dei candidati prima di assumerli e, se non rispettano con le policy aziendali, addio assunzione.

Occhio alla reputazione social

La reputazione aziendale e quella dei suoi collaboratori è più che mai attuale: dalla hostess di Gardaland a cui non hanno rinnovato il contratto perché aveva un profilo su Onlyfans, alla bancaria licenziata perché pubblicava foto e video non conformi alla reputazione dell’istituto in cui lavorava. Tutto questo ha accelerato l’attività di social recruiting che consiste nel cercare figure professionali basandosi sui canali social dei canditati. Un metodo sempre più diffuso nelle aziende e non solo, perché meno costoso, più veloce rispetto al metodo tradizionale e più sicuro in termini di sicurezza reputazionale del brand. Già nel 2020 AI at Work di Oracle ha condotto un’indagine su più di 600 responsabili HR che affermavano di utilizzare l’intelligenza artificiale per le attività di sourcing e screening prima dei colloqui.

Le aziende controllano prima i social, poi il curriculum

A far capire, valorizzare e padroneggiare le tattiche per gestire la propria immagine social, ed essere percepiti in modo professionale dai recruiter, sono gli obiettivi primari dell’intervento di Gio Talente, esperto di reputazione e direttore esecutivo di Digitalia 21, società che si occupa della gestione e crescita della reputazione. «Le capacità, i risultati e le esperienze pregresse, non sono più fattore determinate come un tempo, se i propri canali social non sono conformi all’immagine dell’azienda in cui ci si candida – afferma Talente – utilizzare ogni mezzo di comunicazione per farsi conoscere è corretto ma se fatto con la consapevolezza che ogni cosa diffusa sui social rimane nella rete per sempre», continua Talente. «Da Dicembre 2022 a Febbraio 2023 con Digitalia 21 abbiamo intervistato telefonicamente più di 200 imprenditori.

Il 75% di questi ha confermato che controlla i profili social dei candidati ancor prima di leggere il cv. Vale per ogni settore ma per le aziende che si occupano di turismo e grandi eventi, in particolare. Questo perché qui l'immagine conta molto».

Meglio evitare stories in discoteca

«Solo per fare un esempio – spiega Talente – pubblicare stories nei locali notturni nelle quali si evince che si è ‘alzato un po’ il gomito, oppure manifestare delle posizioni oltranziste verso le minoranze etniche o, infine, pubblicare dei post ‘amorosi’ nei quali si manifesta un’incapacità nel gestire una crisi di coppia, un domani potrebbero ‘convincere’ l’intelligenza artificiare a inquadrare il candidato come poco responsabile, non incline al lavoro di gruppo, psicologicamente fragile nel far pronte alle difficoltà che si possono incontrare sul lavoro».

«Sembrano particolari ma non lo sono – aggiunge Claudia Maria Golinelli, ordinaria a Tor Vergata di Economia e Gestione delle imprese che ha ospitato l’intervento di Talente nell’ambito del suo corso in Management degli eventi. – Le aziende che ospitano i nostri studenti in stage e tirocini pre-assunzione sono molto attente a questi aspetti e chiedono che i social dei candidati e dei dipendenti siano parametri da analizzare con la stessa meticolosità con cui si gestiscono e misurano le campagne di comunicazione degli eventi. Sulla scelta di un candidato possono persino incidere le live su Instagram o Tik Tok, il linguaggio che si usa, l'abbigliamento che si indossa. Sono elementi di vita privata, certo, ma incidono sulle scelte. Soprattutto se sono attività che operano nel campo turistico o si occupano di grandi eventi, dove l'immagine influenza e non poco le assunzioni».

La comunicazione per creare fiducia

Il modo di comunicare cambia alla velocità con cui si evolve la tecnologia, anche se ha sempre lo stesso obiettivo: creare una relazione di fiducia tra il brand e il cliente finale. Ed è proprio una recente ricerca fatta da Ernst & Young in collaborazione con SWG S.p.a a confermalo. Infatti, l’85% degli intervistati ritiene fondamentale il contributo della comunicazione per creare fiducia verso il cliente nel contesto attuale e il 31% prevede di rafforzare il team di comunicazione nei prossimi dodici mesi. Tutto questo si traduce in investimenti importanti che le aziende intendono sostenere per rafforzare la propria immagine e potendo fornire al proprio management sempre più strumenti di analisi su qualsiasi tipo di metrica, soprattutto sulla reputazione aziendale e del proprio personale. In questo scenario è inevitabile pensare che i canali social, andranno pian piano a sostituire il “vecchio” CV.

Non demonizzare ma conoscere i social

«Demonizzare i social o creare restrizioni forzose comporta un effetto boomerang nel comportamento dei più giovani – dice Talente – insegnare le dinamiche, le regole e le strategie da adottare dando un quadro complessivo dei rischi e dei benefici che la rete offre, accompagna i ragazzi che devono entrare nel mondo del lavoro, a integrarsi con più facilità in un mercato sempre più competitivo e veloce come quello del turismo e dei grandi eventi» conclude Talente.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Marzo 2023, 15:22
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