Roma, al Teatro Palladium va in scena Sancho, un riadattamento di “Don Chisciotte"
Alonso Chisciano, detto Don Chisciotte “forse” cieco e ammalato, giace a letto da giorni... Gli fa compagnia l’inseparabile Sancho Panza che, attraverso ragionamenti, provocazioni e travestimenti, tenta di oltrepassare la barriera del linguaggio e grazie alla sua spiccata ed originale personalità, darà vita agli amici più cari di Alonso: il curato Pietro Perez, il barbiere Mastro Nicola, e lei, l’impareggiabile Dulcinea. Siamo nel periodo tra le due grandi guerre del novecento e mentre il jazz aumenta la sua popolarità, si affacciano uomini e politiche che segneranno indelebilmente la storia.
Una giornata come tante, che inevitabilmente innesca ragionamenti, posizioni, visioni, provocazioni e sfaceli non programmati, ma lasciati entrare perché sono la verità: il dissolvimento dell’uomo in un deserto immenso e desolato. Un finale di partita senza finale e senza partita. La fine non è scacco matto ma piuttosto stallo, come inevitabilmente deve accadere con un avversario elusivo come il Tempo. In una singolare immobilità, futile e senza destinazione, Sancho e Don Chisciotte aspettano che il Tempo passi, raccontandosi delle storie, cercando di andare al di là delle parole, sempre le stesse, verso il Nulla. Hanno entrambi troppo vissuto, per non intendere che un certo codice di comportamento è destinato a scomparire, tra ideale e reale, tra valori morali e ragioni politiche, tra virtù e astuzie, in una Europa devastata dalla paura.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 12 Dicembre 2019, 22:31
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