Tears For Fears, il marchio storico del pop britannico di nuovo insieme per Rule The World
di Claudio Fabretti
Proprio da un trattamento terapeutico di Arthur Janov - il teorico del “Primal scream”, l’urlo primordiale, come mezzo per esorcizzare i traumi dell’infanzia - il duo prese il nome Tears for Fears: lacrime di paura. Sviluppando poi il discorso nel debutto “The Hurting”, il concept psicoanalitico del 1983 in cui i due, figli di famiglie lacerate dai divorzi, accusavano i loro genitori di non aver dato loro amore, ma solo “un pallido rifugio” (“Pale Shelter”).
Un disco praticamente perfetto, che sposava i suoni acustici con i tipici synth 80’s, gli irresistibili ritornelli pop con l’inquietudine dei testi. Fu un boom clamoroso, con tanto di vetta della Uk Chart conquistata a spese addirittura di “Thriller” di Michael Jackson. Poi, arrivò il grande bis di “Songs From The Big Chair” - nuovo bestseller, più acustico e soul, con i suoi singoli da urlare a squarciagola nelle arene – e l’altro successo di “The Seeds Of Love”, seguito però da una parabola discendente, costellata di flop discografici (anche da solisti) e continue liti tra i due.
Ma dopo l’exploit della cover di “Mad World” ad opera di Gary Jules, lanciata nel film “Donnie Darko” (2001), le quotazioni della band di Bath sono tornate a salire. Così Roland (voce, chitarra, tastiera) e Curt (voce, basso e tastiera) hanno accantonato i dissapori e rispolverato il glorioso marchio in formato live. Si narra che sul palco appaiano ancora un po’ freddi e distanti, ma a unirli è la forza della loro musica. Perché – per dirla con “Memories Fade” - i ricordi sbiadiscono, ma le belle canzoni restano.
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Ultimo aggiornamento: Martedì 9 Luglio 2019, 09:21
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